Perché scrivere di Anita Garibaldi, una serata a Nembro

Perché scrivere di Anita Garibaldi,

una serata a Nembro

Aurora Cantini e il suo romanzo “Una tra i Mille, Anita” a Nembro

Ho eletto protagonista Anita Garibaldi perché fin da bambina, mentre studiavo sul Sussidiario le Guerre di Indipendenza Italiana, osservavo affascinata il suo volto nei ritratti sui libri. Vi cercavo i suoi pensieri più nascosti, romantici e misteriosi,. Poi mi immedesimavo in lei nei miei giochi lungo i sentieri dei boschi intorno ad Amora. Creavo avventure a lieto fine, quasi volessi cambiare l’esito fatale della sua Storia. Ne è così uscito un romanzo dal titolo “Una tra i Mille, Anita”.

“UNA TRA I MILLE, ANITA” la decima pubblicazione di Aurora Cantini

Mi sono sempre chiesta cosa davvero possa aver pensato quella giovane donna di quel suo peregrinare, seguendo l’uomo a cui si era votata; mi interrogavo sulle sue paure, le sue ansie, il suo sentirsi isolata in un mondo di uomini, così sfasata rispetto agli schemi di donna del tempo.

Raccontando Anita e il suo amore verso i suoi tre bambini

Anita è in anticipo sui costumi del mondo nuovo, la prima “femminista”, ma nello stesso tempo ancora così ancorata al volitivo mondo maschile, quasi dipendente da esso. È anche la prima emigrante, dall’altra parte del mondo, solcando l’Oceano misterioso, per approdare in un paese totalmente sconosciuto, lei sola e i suoi tre bambini.

Anche questo mio nuovo lavoro si nutre di verità, documentaria e testuale, cercata attraverso ricerche, di luoghi e costumi, rievocazioni storiche e studi geografici. Ma soprattutto volevo raccontare i rapporti e le relazioni tra gli uomini e le donne che, anonimi, hanno costruito i pilastri del nostro Paese: il mondo contadino immutato nei secoli, la famiglia, l’emigrazione, la devozione, la montagna, il legame con i luoghi che sempre avvincono e legano l’animo umano, il paesaggio umano e geografico, il mondo di provincia che si stempera nella società globalizzata.

In un tempo fragile e smarrito, quasi triste come lo è quello odierno, ho sentito il bisogno di rievocare un ideale, come si mostra Anita dai libri di storia, ma non distante e impolverato dal tempo, come lo possono essere i personaggi statici: lo volevo “vivo”, una donna con il suo essere mamma, moglie, innamorata, perduta al suo cuore, ghermita dalla passione come il falco in volo.

Nel suo nome ho trovato la parola “anima” e la parola “Italia”.

Può bastare a spiegare il perché io l’abbia amata.

Un momento della serata a Nembro
Raccontando di Anita Garibaldi
Il saluto al pubblico da parte di Aurora Cantini a Nembro