Uccisero anche i bambini, nel 1944 un’intera famiglia polacca trucidata per aver dato rifugio agli ebrei

Uccisero anche i bambini, nel 1944 un’intera famiglia polacca trucidata per aver dato rifugio agli ebrei

La famiglia Ulma e i loro sette bambini

Nel 1944 Józef e Wiktoria Ulma e i loro sette figli furono uccisi dai nazisti per aver dato rifugio a otto ebrei nella loro casa di contadini. Ora papa Francesco ha deciso di beatificarli.

Era ancora buio quella mattina del 24 marzo 1944 quando Józef e Wiktoria Ulma, con i loro sei bambini (più uno che stava per nascere di lì a pochi giorni), furono trucidati dai nazisti. Una condanna a morte.

La più grande, Stasia, aveva poco meno di otto anni. La più piccola, Marysia, non aveva ancora due anni. Unica colpa: avere ospitato nella loro casa di contadini otto ebrei fuggiaschi. La località è Markowa, una cittadina situata nel sud della Polonia. Morirono anche gli otto ebrei, due famiglie in fuga. Per un anno e mezzo avevano vissuto insieme: le famiglie Goldman, Grünfeld, Didner e Ulma. Aiutandosi nelle incombenze quotidiane e nella vita semplice ma difficile della campagna.

Mamma Wiktoria con i suoi sei bambini nel prato davanti a casa

Vennero uccisi con un colpo alla testa, di spalle. “Guardate come muoiono i maiali polacchi che aiutano gli ebrei” urlavano sghignazzando i nazisti. I bambini vennero uccisi per ultimi. Piangevano disperati abbracciandosi stretti. Per loro non c’era più speranza. Più nessuno vicino ad alleviare il loro pianto. Più nessuno a circondarli di calore mentre i soldati puntavano le pistole. Più nessuno a coprire loro gli occhi. Gli ebrei ospitati dagli Ulma erano stati uccisi prima, in soffitta, dove vivevano nascosti. Testimonianze certe dissero che il panico del momento indusse in Wiktoria un travaglio anticipato. “Il bimbo venne partorito al momento del martirio della mamma”. Per questo la Chiesa ha decretato che anche quel bambino, morto senza nome né battesimo, doveva essere considerato un piccolo martire.

E oggi, per la prima volta nella storia della Chiesa, un’intera famiglia è stata beatificata. Già dal 1995 sono stati riconosciuti Giusti tra le Nazioni da parte dello Stato d’Israele.

Quattro dei fratellini Ulma

La famiglia Ulma è il simbolo di tutti coloro che hanno aiutato gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Un esempio di eroismo nascosto, una giovane mamma e un giovane papà che hanno sacrificato la propria vita pur di salvare i perseguitati. Una motivazione civile e sociale, come era nella coerenza di questa giovane coppia, ma anche spirituale. Józef, morto a 44 anni. Contadino, apicoltore, fotografo e bibliotecario del paese. Wiktoria, morta a 32 anni, mamma a tempo pieno, impegnata nel teatro parrocchiale.

Furono più di un  migliaio i polacchi uccisi dai nazisti per aver aiutato i connazionali di religione ebraica, che in quegli anni erano oltre tre milioni. Più di due milioni di essi morirono nei campi di sterminio o nelle rappresaglie naziste.

Nel 2016 nella cittadina polacca è stato creato un Museo dedicato alla famiglia Ulma, con oggetti, documenti, giocattoli e testimonianze trovati nella loro casa.

Markowa si trova a meno di un’ora dal confine con l’Ucraina. La guerra del passato porta a quella di oggi, che sta insanguinando quella terra già martoriata dalla crudeltà e dall’odio.

La morte di Józef, Wiktoria e i piccoli Stasia, Basia, Wladziu, Franio, Antos, Marysia e il piccolo senza nome, sono Memoria e Speranza di balsamo alle ferite dell’anima che segnano ancora oggi l’Umanità.

E sono tante le storie eroiche dei uomini e donne “di buona volontà” che hanno operato in silenzio nel nome della fratellanza universale, ospitando e aiutando intere famiglie ebree in fuga.

Anche in Italia. Anche in Lombardia. Una storia tra le tante, quella di un intero paese che dal ’43 al ’45 nascose 5 famiglie italiane di religione ebraica. A proprio rischio  e pericolo. L’eroismo silenzioso di tutti gli abitanti. Comunità viva, che fece della solidarietà la propria bandiera.

UN RIFUGIO VICINO AL CIELO, la storia delle famiglie ebree salvate dagli abitanti di un intero paesino delle Orobie Bergamasche

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