La Giornata Mondiale della Terra

La Giornata Mondiale della Terra

“La Giornata della Terra (Earth Day), nata come movimento universitario e formalmente istituita dalle Nazioni Unite nel 1970, si celebra ogni anno il 22 aprile ed è un avvenimento educativo e divulgativo che coinvolge 193 paesi.” (Fonte web)

È una delle Giornate di sensibilizzazione planetaria tra le più antiche. Ma come al solito passa quasi inosservata. Evanescente. Rara. Astratta quasi. Empirica. Eppure siamo a rischio estinzione. Noi umani intendo dire. Nessun allarmismo, per carità. Ma proprio perchè non succederà domani, il nostro obbligo di preservare l’unica casa che ci è dato di abitare dovrebbe essere preventivo. Proprio come a casa nostra. Quella materiale, fatta di mattoni e vetro e cemento. Non aspettiamo il corto circuito. Non aspettiamo le infiltrazioni. Non attendiamo che i tarli mangino le nostre soffitte. Come pure non lasciamo che il tetto sopra la nostra testa si sforacchi come un colabrodo. E allora perchè con la nostra Terra, nome proprio di quasi persona, non abbiamo alcuna attenzione, alcun riguardo?

Nevica ad Amora, 1150 metri, il 22 aprile, sopra i fiori del ciliegio in giardino

Ho letto con attenzione lo scritto della giornalista Elisabeth Kolbert. “Dopo le prime cinque grandi estinzioni di massa di forme viventi avvenute negli ultimi 500 milioni di anni sulla Terra, siamo entrati, proprio ora, nella numero sei”. La più recente, la numero cinque, un asteroide del diametro di dieci chilometri, piombato sulla penisola dello Yucatan 75 milioni di anni fa, provocò la distruzione del 75% degli esseri viventi. Noi abbiamo in mente i dinosauri. Ma non scomparvero solo i dinosauri. L’intero pianeta, e nella zona di Gubbio, in Italia, c’è la prova (vedasi la Gola del Bottaccione), subì la devastante apocalisse.

La Sesta Estinzione, dicevo. La Sesta Big. Sì, perchè è la nostra. Per due motivi. Il primo: non sarà sicuramente provocata da un cataclisma. L’autore di tale immenso disastro avrà all’istante nome e cognome. Homo Sapiens. Cioè Noi. Il secondo: l’autore del massacro perirà con esso. E lapidaria è la Kolbert: “Mai, in passato, una specie ha fatto una cosa simile!”

Ogni anno, da che c’è vita sulla Terra, scompare una decina di specie. È normale. Anzi, è proficuo. Salutare. Essenziale. In questo ultimo secolo si parla di mille specie svanite in un anno. Terribile come calcolo. Terribile come aspettativa. Da disperarsi in ogni battito del cuore. Eppure ignoriamo. Siamo immemori. Siamo come bambini nel Paese dei Balocchi. E continuiamo imperterriti a ingozzarci di istanti, del tutto e subito, ingordi. Mai sazi. Incontentabili. Aggressivi. Lapidari. Carnefici. Cannibali.

La Kolbert dice un’altra cosa fondamentale: “Non è tanto il rischio estinzione umana di cui ci dobbiamo preoccupare. Sono gli stadi intermedi di sofferenza che potremmo dove raffrontare nel frattempo. Di questo dovremmo preoccuparci”.

La poesia di Aurora Cantini dedicata alla Terra, dal libro “Sopra le nuvole il mare”

SOPRA LE NUVOLE IL MARE, 50 anni di poesia nel nuovo libro di Aurora Cantini

E allora sorge spontanea la domanda: ma che cosa abbiamo combinato? Dov’è finita la nostra Intelligenza? Il nostro ardimento?

“Siamo bravissimi a sviluppare nuovi modi di fare le cose. Purtroppo sembriamo piuttosto decisi a metterci in pericolo. Siamo in grado di vedere chi, nella Storia, procedeva lungo una strada che si sarebbe rivelata un errore fatale. Ma non abbiamo interiorizzato questa Memoria”.

Gli animali invece lo sanno. Incappano in un errore fatale, perchè non conoscono quell’ostacolo. Cadono. Muoiono. Perdono i propri cuccioli. Ma poi ecco il miracolo: quell’errore diventa imprinting. Viene memorizzato. E l’animale quando incapperà nel medesimo ostacolo, lo scanserà. Saprà agire e sopravvivere. E i suoi discendenti l’avranno nel Dna. Scanseranno il pericolo.

Noi non siamo così intelligenti. Direi a questo punto che è scontata  una sola affermazione: siamo adolescenti ebbri di vita e di eternità. Convinti di vivere per sempre. In fondo abbiamo solo 300 mila anni. Pochissima cosa rispetto alla vita media di una specie, che finora è stata di 5 milioni di anni.

“Le persone, me compresa” dice la Kolbert, “tendono a pensare che il futuro assomiglierà al passato. Invece è garantito: sarà molto diverso”.

 

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