La Memoria della Shoah raccontata a Villa di Serio con due storie a lieto fine

La Memoria della Shoah raccontata a Villa di Serio con due storie a lieto fine

La Memoria della Shoah raccontata a Villa di Serio
La Memoria della Shoah è stata ricordata a Villa di Serio con due storie di Memoria del Bene verso i bambini: la Sciesopoli a Selvino, con gli 800 bambini ebrei orfani riportati alla vita, e i Giusti di Ama, che in tempo di guerra nascosero cinque famiglie di religione ebraica. Giovedì 25 gennaio. Grazie al numerosissimo pubblico presente!

Con l’introduzione delle leggi razziali del Regio Decreto Legge del 1938 gli ebrei italiani studenti e insegnanti erano stati allontanati dalle scuole, gli adulti espulsi dagli impieghi pubblici, dall’esercito, dal mondo culturale ed economico, fino a bloccare tutte le loro le attività commerciali. Il 10 giugno 1940 Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia a Roma dichiarava guerra. Già cinque giorni dopo Milano veniva bombardata. Da questo momento in poi molte famiglie di religione ebraica decisero di fuggire verso la Svizzera.

La Memoria della Shoah attraverso la voce dei piccoli testimoni di quei tragici giorni.

Il confine era presidiato da guardie armate e un muraglione di filo spinato sbarrava la strada. In molti vennero traditi dai Contrabbandieri e davanti a quel reticolato non ci arrivarono mai. Lo racconto in un libro “Un rifugio vicino al cielo” portando la testimonianza di alcuni di quei bambini sopravvissuti.

UN RIFUGIO VICINO AL CIELO, la storia delle famiglie ebree salvate dagli abitanti di un intero paesino delle Orobie Bergamasche

24.000 furono gli ebrei italiani respinti dalla frontiera svizzera. Le famiglie rigettate in Italia ricominciarono le loro peregrinazioni lungo i sentieri e le rotte poco battute dai gendarmi e dai pattugliamenti. La Valle Seriana, Orobie bergamasche, è stata rifugio e salvezza di molte di queste famiglie. In particolare cinque famiglie italiane di religione ebraica provenienti da Genova, Pisa, La Spezia, Torino trovarono rifugio ad Ama sull’Altopiano Selvino Aviatico. Riuscirono a salvarsi perché trovarono accoglienza, estrema solidarietà e totale protezione da parte dell’intera popolazione del piccolo paese. Una storia a lieto fine, scoperta grazie a una bambina, oggi scomparsa, classe 1928, Giuditta Maria Usubelli, che giocava con i bambini ebrei e aveva come amica del cuore proprio un bimba ebrea, Elsa.

La piccola Giuditta Maria Usubelli e le sue amiche in tempo di guerra

Dopo il ritorno a casa sull’Altopiano sono rimasti gli ultimi testimoni di quel silenzio, e gli edifici che hanno accolto quelle storie di dolore. C’è un immenso edificio a Selvino che ancora custodisce la Memoria del più grande progetto di Accoglienza verso i bambini. Sciesopoli. Quel palazzo a forma di fascio littorio decine di migliaia di bambini di ogni tempo e di ogni luogo ritrovarono la libertà e il gioco. Una grande ARCA dal cuore grande. Racconto la sua epopea nel libro “Nel cuore di Sciesopoli“.

NEL CUORE DI SCIESOPOLI, il libro

Dal settembre 1945 al novembre 1948 fu rifugio e ritorno alla vita per più di 800 bambini ebrei orfani di tutta l’Europa dell’Est, sopravvissuti alla Shoah, raccolti dai soldati dell’Esercito inglese e affidati alla Brigata Ebraica. Era un battaglione che faceva parte dell’esercito, dato che a quel tempo la Palestina era sotto il dominio britannico.

A centinaia vennero raccolti, ormai quasi in fin di vita,  perlustrando e setacciando l’Europa dell’Est devastata. Vennero portati a Milano, dove c’era la sede centrale del Comitato di Liberazione Nazionale. Qui i soldati seppero della colonia di Sciesopoli e chiesero al Presidente della Fondazione Tonoli e Melloni, proprietaria di Sciesopli, di poter usare la colonia per ospitare i bambini, dato che c’era l’ospedale e il medico. La Fondazione acconsentì senza indugio.

La prima cosa che il comandante della Brigata Ebraica Moshe Zeiri fece fu appendere un enorme Menorah illuminato a corrente elettrica sul solarium del Padiglione Tonoli e Melloni. Poi iniziò il ritorno alla vita di quei fragili corpicini scheletrici e deperiti. Bisognava curarli, farli mangiare. Una divisa uguale per tutti, una lingua nuova da imparare, la lingua ebraica, che permettesse di capirsi, una seconda lingua, l’italiano, che aiutasse a integrarsi con la gente del posto. Una religione tutta da ricostruire con le sue feste, i suoi riti e le sue tradizioni, quasi del tutto dimenticata.

OGGI

L’ultimo pelusce abbandonato a Sciesopoli

Nel silenzio dei grandi saloni deserti e sbrecciati rimane un orsacchiotto di pelusce sfuggito di mano ad uno degli ultimi bambini vissuti a Sciesopoli, muto testimone di una Casa di Bambini che ha raccontato storie straordinarie di accoglienza, in un piccolo villaggio di montagna, in un angolo dimenticato della Storia.

L’ARTICOLO SU L’ECO DI BERGAMO