Il racconto dell’accoglienza agli ebrei nel paesino di Ama, Orobie bergamasche

Il racconto dell’accoglienza agli ebrei nel paesino di Ama, Orobie bergamasche

La recensione di Angelo Calvi pe ril libro “Un rifugio vicino al cielo”

Il giornalista Angelo Calvi, che scrive sul mensile Paese Mio distribuito in Valle Seriana, non ha dubbi. Molte furono le famiglie italiane di religione ebraica accolte dalla gente delle nostre vallate. Lo ribadisce in un articolo pubblicato sul periodoco nelle scorse settimane.

“Non solo dalla gente della Valle del Lujo furono nascosti degli ebrei perseguitati, ma anche da quella di Ama. Lo racconta l’ultimo libro di Aurora Cantini, “Un rifugio vicino al cielo”, sulla base della testimonianza diretta di Giuditta Maria Usubelli, che non ha mai dimenticato la sua amica di infanzia Elsa e i suoi fratelli e cugini.

UN RIFUGIO VICINO AL CIELO, la storia delle famiglie ebree salvate dagli abitanti di un intero paesino delle Orobie Bergamasche

Erano cinque famiglie legate da parentela e abitarono nelle case messe a loro disposizione da alcuni paesani di Ama. Decisivo l’aiuto del parroco don Modesto Gasperini, ma i protagonisti locali furono la maestra Orsolina Berbenni Usubelli e molte famiglie del paese. Importante risulta anche l’aiuto dei giovani alpini ricercati che, seppure loro stessi in pericolo di fucilazione, non esitavano a nascondere i bambini ebrei nelle grotte sotto il paese, quando giungeva la notizia di un imminente rastrellamento; nel vicino paese di Selvino infatti vi erano ben quattro presidi militari e oltre 100 soldati della X MAS.

E questo aspetto del racconto coinvolge anche Albino, in quanto fra i giovani c’erano anche albinesi: noto ad Albino (non citata nel libro) il nome di Renzo Cugini, partigiano nascosto ad Ama e Amora. Conosciuto ad Albino anche il nome di Roberto Goisis, che dopo il richiamo alle armi da parte della Repubblica Sociale Italiana, si diede alla macchia. Poi, a seguito delle minacce al padre Santo, che non aveva la tessera fascista, si presentò, fu picchiato dai fascisti nel presidio delle scuole elementari Bulandi, mandato in Germania per addestramento nella divisione Monterosa, fuggì ancora. I giovanissimi fratelli Teresina e Giuseppe, sulla sera, passando davanti al presidio tedesco posto presso la Scuola Apostolica, gli portavano rifornimenti, risalendo in Valgua.

Un collegamento con Albino lo dà anche la pagina 119 de libro della Cantini: il calzolaio russo di cui parla potrebbe  essere lo stesso che regalò ad alcune persone di Albino, prima di risalire in Ama o in Amora, una piantana da calzolaio, con le forme del tacco e del piede, conservata ora al museo degli Alpini di Albino. Altri particolari sono nel libro, leggibile come se fosse un racconto orale.

Certo è che pure qualcuno di Ama meriterebbe, come i Nicoli di Dossello due anni fa, dopo aver presentato una documentazione originale allo Yad Vashem di Gerusalemme, il riconoscimento di Giusti fra le Nazioni”. (fonte citata)

I cimeli oggi conservati al museo di Albino si riferiscono alla presenza in paese di prigionieri russi, che nel 1944 erano confinati nel presidio posto nelle scuole elementari del paese a lavoravano a Desenzano, nelle fabbriche della germanica Krupp. Insieme alla piantana da calzolaio il soldato lasciò un pannello di legno con una scritta in lingua russa, una data: “18 luglio 1944”. Si chiamava Nicolai e si informava incessantemente sulle possibilità, sui percorsi. Ama, Aviatico, Trafficanti, Cornalba… vie di fuga per cercare di tornare a casa. Il suo destino rimane tutt’oggi un mistero.