I Have a Dream, quel 28 agosto 1963 di Martin Luther King

“I Have a dream”, quel 28 agosto 1963 con Martin Luther King

By Oscar Carrara vista sul National Mall davanti al Lincoln Memorial

Martin Luther King è stato l’uomo del 1900. Il suo discorso “I have a dream” è passato alla storia. Era il 28 agosto 1963 e lo tenne davanti al Lincoln Memorial a Washington. Era il discorso conclusivo della grande marcia sulla Capitale per i diritti civili. Una musicalità, una gestualità che hanno attraversato il nostro tempo. Martin Luther King aveva 34 anni, era giovane secondo i parametri dell’odierna società. Oggi sarebbe considerato quasi un ragazzino. Eppure aveva saputo incantare migliaia e migliaia di persone radunate sul grande piazzale e milioni in tutto il mondo.

La forza di Martin Luther King è stata quella di parlare di un sogno e di ricordare indelebilmente, perennemente, che ognuno di noi ha un sogno. E anche se volge la testa da un’altra parte, anche se nasconde i suoi occhi dietro la tristezza e il dolore, il sogno non rimane un sogno. Piccolo, grande, quotidiano, pratico, emotivo, materiale, affettivo… non importa. Ognuno di noi deve avere un sogno che ci permette di andare avanti, alzarci la mattina. Un sogno tutto nostro. Non deve essere un sogno che raduna milioni di persone, come giustamente il sogno di Martin Luther King. Il nostro è un sogno sconosciuto agli altri se non a noi stessi. Eppure deve bastare perché questa è la nostra forza.

By Oscar Carrara

Ritornando al discorso di Martin Luther King la sua importanza non fu soltanto in riferimento ai diritti di fratellanza, inclusività, pace e uguaglianza, ma rispetto anche a quella che fu la sua vita difficile, di dolore. Martin Luther King nacque quando gli Stati Uniti stavano per precipitare nella grande Depressione ed erano devastati dalla questione razziale. Nel 1860 su 39 milioni di abitanti gli schiavi erano più di 3 milioni e molti furono uccisi. Martin Luther King crebbe in un clima di odio e di segregazione. In certi Stati del Sud i bianchi avevano i posti riservati sugli autobus, nei ristoranti, nei luoghi di lavoro. I ragazzi neri non potevano frequentare le stesse scuole dei bianchi.

By Oscar Carrara

Poi ci fu la protesta di Rosa Sparks che si rifiutò di cedere il posto, che peraltro non era assegnato a un bianco ma era un posto di mezzo.

Venne incarcerata e sottoposta a interrogatori e indagini, oltre che a una condanna. Anche Martin Luther King venne incarcerato e solo l’intervento di John e Robert Kennedy gli evitò quattro mesi di lavori forzati. In ogni caso nel 1963 fu un anno molto difficile nella storia americana. Proprio perché le manifestazioni delle persone di colore e le proteste avevano ormai raggiunto punte estremamente pericolose. I neri americani si erano mossi in tutto il paese e il punto di arrivo di questo percorso, sia fisico che metaforico, intellettuale ed emotivo, era Washington, la Capitale.

By Oscar Carrara

Il discorso integrale di Martin Luther King lo si può leggere facilmente sia sul web che in ogni libro cartaceo. Io avevo un anno e ovviamente di questo uomo non ho saputo nulla fino a quando non ho iniziato a studiare nelle medie la storia americana. Del suo lungo discorso, ragazzina adolescente negli anni 70, mi sono rimaste impresse alcune parole. Come per esempio “Io ho un sogno, che un giorno i figli degli ex schiavi e figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternità”. Da farmi piangere di emozione!

Un altro passaggio che mi ha sempre colpito è stato “Io ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle ma per l’essenza della loro personalità”. Io, che ero figlia di un semplice montanaro emigrante ed ex minatore, lo sentii quasi rivolto a me stessa, come una forza che mi spingeva a continuare a studiare e a non sentirmi inferiore.

Martin Luther King era anche uno scrittore, un poeta e molte poesie mi hanno colpito proprio nella mia formazione poetica adolescenziale, insieme a quelle del grande Papa Wojtyla. Oppure quelle di Madre Teresa di Calcutta. Ma questo articolo oggi ha lo scopo di ricordare a me stessa e anche a chi lo leggerà che dopo 60 anni quei sogni che Martin Luther King ha affidato al vento in quella calda giornata di fine estate del 1963 sono ancora attuali. Sono ancora sogni.

By Oscar Carrara

È indubbio che molti non si sono realizzati e di altri si è intrapreso l’avvio ma solo parzialmente. Non sta a me giudicare. Quello che posso dire io è che pur nella disperazione, pur nella nostro vivere frenetico e di grande fragilità, dobbiamo, non dico tenere nel portafoglio anche solo una frase di questo discorso ma per lo meno ogni tanto leggerlo, ricordarcelo, farlo nostro. Questo discorso è anziano, ha le rughe come un sessantenne. Eppure si mescola ancora oggi alla generazione Z, alla generazione del web, a coloro che comunque portano avanti sulle spalle, faticosamente, un passo dopo l’altro, una piccola tappa, una piccola porzione del cammino dell’umanità.

By Oscar Carrara

Martin Luther King sapeva che la sua vita sarebbe stata difficile, precaria e che ogni giorno poteva essere l’ultimo. Eppure è continuato ad andare avanti. Lui, figlio dei figli di schiavi insieme a sua moglie Coretta, a sua volta nipote di schiavi. Venne ucciso il 3 aprile 1968 a Memphis, da un uomo che gli sparò con un fucile dalla stanza di fronte a quella dell’albergo dove il leader nero alloggiava.

Per fortuna in questi anni ci sono stati molti libri e molti film che hanno raccontato davvero il difficile percorso intrapreso dai neri americani per l’uguaglianza. Forse è per questo che non mi è mai piaciuto particolarmente “Via col vento”. A parte il fatto che è stato un film di quelli colossal dove le dive erano dive e dove c’era un grande dispiegamento di scenografie e di pomposità. A parte il fatto che è uscito molto prima che io nascessi, quindi era già un film datato per la mia epoca.

Ma in ogni caso quella velata forma di poca attenzione nei confronti della parte nera, seppur con una ricchezza di particolari e una attenta capacità di rievocazione della Guerra di Secessione, mi hanno sempre lasciato un po’ l’amaro in bocca. Il film che mi è piaciuto di più e che secondo me davvero rappresenta con occhi obiettivamente attenti la condizione dei neri americani è “Il diritto di contare”. L’ho visto due o tre volte e ogni volta mi è piaciuto sempre di più. Ecco, se dovessi eleggere una versione femminile di Martin Luther King, sceglierei ognuna delle scienziate che hanno dato un importante contributo alla NASA seppur poi con evidente disparità di genere e di trattamento.

By Oscar Carrara

“I have a dream”. Un sogno piccolo o grande, insignificante o immenso, non importa. Io devo avere un sogno, un piccolo sogno che insieme a 7 miliardi di altri sogni può contribuire a “togliere dalla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede, con questo sogno, potremo trasformare le stridenti discordanze delle nostre nazioni in una bellissima sinfonia di fraternità”. Martin Luther King.

Statua di Abram Lincoln