Addio a Roberto Iachia, il penultimo degli ex bambini ebrei nascosti nel bergamasco in tempo di guerra

Addio a Roberto Iachia, il penultimo degli ex bambini ebrei nascosti nel bergamasco in tempo di guerra

Roberto Iachia neonato con la mamma Andreina e il fratellino Sergio

Scrive Marta Todeschini, giornalista de L’Eco di Bergamo: “Nei racconti di Maria Usubelli, l’anziana donna di Aviatico grazie alla cui memoria si è svelato un mondo di ricordi di generosità, fatta di accoglienza, lui non era nominato.  Maria detta la Chichì, che tutti sull’Altopiano chiamavano con il nome di Giuditta, quando parlava degli Iachia, una delle cinque famiglie di ebrei italiani accolte e nascoste nelle case del borgo di Ama in tempo di guerra, citava Mario, Elsa e Sergio.  Ma con loro c’era anche un infante, nel gruppo arrivato ad Ama nella primavera del ’43: era Roberto, aveva pochi mesi.  Con la sua scomparsa sabato primo luglio a La Spezia, dove era tornato nel giugno 1945 dopo i due anni vissuti ad Ama con i genitori, i fratelli, i nonni e uno zio vedovo,  Aviatico perde «il penultimo testimone dell’accoglienza della sua famiglia, delle famiglie Ferro, Carubà e Lascar presso il borgo di Ama dal 42 al 45» annuncia il sindaco Mattia Carrara sul sito del comune.  Ora a conservare i ricordi,  e la riconoscenza verso la gente di questo paesino, tanta e più volte espressa da quegli ex sfollati, rimane solo suo fratello Sergio, classe 1939.

L’articolo su L’Eco di Bergamo

 Roberto era fuggito con la famiglia da La Spezia la notte di Natale del 1942. «Erano scappati in pigiama,   con poche cose» racconta la poetessa e scrittrice Aurora Cantini, autrice del libro “Un rifugio vicino al cielo”, che racconta proprio la storia delle famiglie ebree accolte ad Ama durante la guerra. «Erano diretti in Svizzera, e traditi dai passatori,  l’equivalente degli odierni scafisti,  si ritrovarono sull’Altopiano.»

UN RIFUGIO VICINO AL CIELO, la storia delle famiglie ebree salvate dagli abitanti di un intero paesino delle Orobie Bergamasche

 La delicatezza e generosità con cui il paese li accolse su indicazione del parroco don modesto Gasparini e della maestra Orsolina Usubelli,  sono diventati soltanto negli ultimi anni una storia da tramandare, ricostruita dalla stessa Cantini. La famiglia di Basilio Mosca, gli Usubelli, i Fogaccia e tanta altra gente aprì le stanze delle proprie case senza mai dire nulla. C’erano gli ebrei in paese ma quello era un segreto da custodire. E così è stato anche nei decenni a seguire.  E da poco anche Roberto Iachia , morto sabato all’età di 80 anni dopo una vita da pellicciaio nella sua La Spezia, dove era tornato dopo essere scampato ai fascisti e ai nazisti lassù ad Ama, aveva iniziato a raccontare ciò che i suoi genitori gli avevano detto di quel periodo. Stavano in una casa al confine del paese, quella dei Fogaccia detti Madunì. Nascosti. Al sicuro.” (cit. L’Eco di Bergamo del 7 luglio 2023)

Anche il quotidiano di La Spezia ha reso omaggio alla scomparsa di Roberto.

L’articolo sul quotidiano de La Spezia

“«Da bambino ricordo che rimanevo incantato per ore in negozio a osservare papà che vendeva pellicce alle clienti. Aveva un’abilità incredibile. Sono ricordi dolcissimi. Quel negozio ha rappresentato tantissimo per noi». Simone parla con un filo di voce. É l’avvocato di famiglia, uno dei quattro figli di Roberto Iachia,  storico commerciante della città scomparso ieri a 80 anni. La sua pellicceria era una specie di istituzione negli anni Ottanta.

«Ho avuto una bella vita» raccontò proprio Roberto Iachia al Secolo XIX in un’intervista rilasciata nel 2021 in occasione del Giorno della Memoria. « Mi sono sposato due volte, ho avuto quattro figli e nipoti. Per anni ho gestito la mia pellicceria che ha dato lavoro a tante persone. E pensare che dovevo finire in un campo di concentramento».  Gli Iachia hanno infatti origine ebraiche sefardite, e proprio la famiglia di Roberto è legata a una storia commovente che tratta di coraggio e amore, svelata nel 2021 dal libro “Un rifugio vicino al cielo” Silele Edizioni.  Lo storico commerciante fu intervistato proprio in occasione dell’uscita del testo. Roberto era un bambino di appena un anno quando con la sua famiglia fuggì da La Spezia per nascondersi sotto falso nome in una casa immersa nel verde di Ama,  paesino di 90 anime, sulle alture della Bergamasca.  «Ovviamente ero troppo piccolo per ricordarmi qualcosa. Ma rivivo quei momenti nei racconti dei miei genitori, Ernesto e Andreina» osservò durante l’intervista. «Finimmo ad Ama quasi per caso. Stavamo fuggendo in Svizzera per non essere catturati dai nazisti. Ma una volta arrivati sul confine il passeur non si presentò. Così fumo costretti a tornare indietro e ci fermammo ad Ama. Nessuno conosceva questa storia» spiegò sempre il commerciante. «Mio padre e mia madre la raccontavano a me e ai miei fratelli. Ma non era mai uscita dalle mura di casa. Gli abitanti di Ama hanno continuato a tenere il silenzio come se volessero proteggerci ancora a decenni di distanza dai rastrellamenti nazisti» disse sorridendo. (cit. quotidiano de La Spezia di domanica 2 luglio 2023).

L’INTERVISTA AL QUOTIDIANO IL SECOLO XIX PER IL GIORNO DELLA MEMORIA 2021

Intervista di Roberto Iachia al Secolo XIX per il 27 gennaio 2021