Quando il silenzio parla all’anima e di Dio si sente il respiro…

“Quando il silenzio parla all’anima e di Dio si sente il respiro…”

Selvino, in un acquerello di Anna Risi, Milano, classe 1935

In questi mesi di vita sospesa, quasi trasparente rispetto alla frenesia a cui ognuno, e io stessa, eravamo abituati, Si riordinano i pensieri e le cose. Una lettera  mi è capitata tra le mani, scritta da una signora di Milano, che ha casa a Selvino. Una signora di più di ottant’anni, che sale a Selvino in villeggiatura da decenni. Da quando era una giovane sposa e mamma. Una lettera che mi ha strappato il cuore. Doppiamente significativa.

Da una parte perchè esprime tutto il rimpianto dei “nostri” villeggianti verso il nostro Altopiano Selvino Aviatico che già da settimane avrebbero voluto riprendere a frequentare, come ogni anno. Dall’altra il rimpianto e la fragilità di una nonna, una voce tra le migliaia e migliaia per sempre spente a causa del coronovirus. Infine il legame profondo verso una parola che forse solo oggi in tanti stanno riscoprendo: LA POESIA. L’unica “cosa” che può battere la solitudine e lo spaesamento. Un fiorire di versi per scaldare il cuore e asciugare le lacrime.

Settembre a Selvino, poesia di Anna Risi, Milano, classe 1935

“Gentilissima Aurora,

 come ogni volta (e forse questa sarà l’ultima) porto a casa da Selvino  ricordi belli. Questa volta ho trovato  “Oltre la curva del tramonto”” – nomen omen- , con Aurora e le sue poesie dell’anima.

Le parole poetiche come soffioni nel libro “Oltre la curva del tramonto”

È come una sorgente limpida che scorre dalle pagine… Ora appare, ora dispare tra le rive, ora riflette il cielo, ora bacia le sponde… finendo il corso in un placido slargo per aprirsi all’infinito e sempre con sommesso fluire nello stupore del suo andare.

Anch’io amo la montagna e la sua natura e ne godo tutte le sue sfumature e la sua potenza. Nel caos di Milano, nel suo grigiore cementifero, nel suo cielo color latte, vivo di ricordi e cerco di trovarvi qualche bellezza. E ce ne sono.

Allora tuffo il mio pennello nella fantasia e coloro la mia poesia. Grazie ancora a lei che dal poggio delizioso di Amora può godere di tante bellezze e forse anche di stelle nel blu della notte, quando il silenzio parla all’anima e di Dio si sente il respiro. Mi scusi di averla disturbata e della grafia che, data l’artrosi, non regge a lungo la penna. Grazie ancora, con stima, Anna Risi”