Poeticamente paese, Amora

Poeticamente paese, Amora, Altopiano Selvino Aviatico

Amora vista dall’alto

Seppur con un velo di malinconia steso su questi  giorni d’estate che si stemperano nell’autunno, il mio cuore si riempie di orizzonti e storie, mentre volgo lo sguardo dall’alto della valle. Qui, in questo piccolo borgo di non più di settanta abitanti, tenacemente vivo ed aggrappato al respiro della montagna, si placano i miei passi.
È da qui che la mia anima si libra lassù, dove viaggiano libere le parole e la Poesia si fa incanto.
La mole grantica della Cornagera veglia sul mio destino.
In poesia il piccolo borgo di Amora, Altopiano Selvino Aviatico, Orobie Bergamasche 

Si offuscano i passi sui sentieri
e le case
nell’intimo sussurro
vibrano di piccole gioie.

Sapori di uomini stanchi
e di lenti
tranquilli ristori.

Languide le membra
assopite
ricevono il bacio della sera.

(da “Nel migrar dei giorni“, 2000)

Amora visto dal fondovalle

NASCERE NELLA CONTRADA AMORA BASSA NEGLI ANNI CINQUANTA

(da “Lassù dove si toccava il cielo, Villadiseriane 2009)

“I miei occhi azzurri hanno visto la luce all’alba di una tiepida mattina d’aprile inoltrato a metà degli anni cinquanta, sul grande letto di noce della camera nuziale di mia madre Elisa, nella penultima casa della contrada di Amora Bassa, sotto il monte Cornagera, dove le abitazioni stanno tutte a ridosso le une alle altre a formare un arco a guardia della Media Val Seriana, sui monti bergamaschi.

Già la sera prima, di ritorno dai prati a ovest al di là del torrente Predale, ripuliti dai rami secchi in vista delle nuove piantagioni, aveva sentito dei dolori ma, come era suo solito, non vi aveva dato peso. E così tutto si era svolto in fretta; la figlia primogenita, dodicenne, che stava raccogliendo cicorie –“i sicórie”- nel prato, aveva scorto la “comar” quando ormai io ero presente a questo mondo. Vicino a lei stava mio fratello Guido, maggiore di otto anni, che conosceva la “comar” come la portatrice dei bambini, sicchè l’anno precedente, scorgendola scendere dal sentiero per l’imminenza di un parto, l’aveva fermata alla curva e, stanco di essere circondato da sole femmine, le aveva raccomandato tutto serio: “Comar, purtim anche a me ü fradelì!”. Promessa mantenuta. (…)

Amora visto da Pradalunga

Amora negli anni cinquanta era divisa in due contrade, ancora oggi abbastanza distinte: una appena sotto la Cornagera, l’altra più in basso, a incombere sull’abitato di Bondo Petello, cui si giungeva tramite uno sterrato assai praticato, che nell’altro senso prima di proseguire per Aviatico in una strada carrozzabile, si collegava ad Amora Alta con una mulattiera a gradoni. Nel mezzo, come un giudice imparziale tra campi coltivati su morbidi pendii, la chiesa parrocchiale di San Bernardino e poco sotto il cimitero. Di fronte la nera cintura del Misma e sullo sfondo il profilo degli Appennini. Il tutto in precario equilibrio sul verde dei prati. Bastava allungare le dita e sembrava di toccare il cielo. “(…)