L’Alpino mozzo di Brunico

L'Alpino mozzo di Brunico

L’Alpino mozzo di Brunico

L'Alpino mozzo di Brunico
L’Alpino mozzo di Brunico

Chi giunge a Brunico e sosta nella decorata e luminosa Piazza dei Cappuccini, si imbatte facilmente nel busto troncato di un alpino posto in cima ad un alto basamento di mattoni. A prima vista non ispira espressioni di stupefatta bellezza, anzi. Non è bello nel senso classico del termine. Eppure tutti si fermano perplessi ad osservare, rimirare, analizzare quelle fattezze massicce, quasi grezze, austere. Occhi che sembrano guardare lontano, persi in storie mai dimenticate. Un volto che è rivolto verso le montagne. E alle spalle uno scampolo di roccia granitica, che punta al cielo come una freccia.

Brunico, il busto dell'Alpino posto sull'imponente basamento
Brunico, il busto dell’Alpino posto sull’imponente basamento

Ci si chiede come possa essere finito lì quel monumento che non è un vero monumento, ma che comunque evoca l’epopea alpina, in una città che è la culla del mondo alpino, dalle tragiche e sanguinose battaglie della Prima Guerra Mondiale, ai fatti tragici della seconda, fino alla naia di migliaia di ragazzi che cessò solo con la leva del 1985.

In realtà la sua storia è unica, particolare. Un tempo quel busto mozzo e quasi appoggiato provvisoriamente sull’imponente basamento, era una statua colossale.

La statua dell'Alpino di Brunico nella sua imponente e fiera integrità
La statua dell’Alpino di Brunico nella sua imponente e fiera integrità

E’ quello che resta dell’ultimo monumento dedicato agli Alpini, denominato Il Monumento all’Alpino. Era alto circa 6 metri, costruito nel 1938, ha subito vari attentati che l’hanno distrutto ma ogni volta è stato ricostruito. Fino al colpo finale nel 1979, quando ne rimase solo la testa. Venne lasciata lì, appoggiata sul basamento. Una targa così recita: “ALLA GLORIA IMPERITURA DEGLI ALPINI 1938-1951, 1966-1968”

Il Monumento all’Alpino e alle spalle l’edificio che ospitava la caserma degli Alpini Monte Pasubio

Dietro la scultura si vede l’edificio che un tempo ospitava la storica Caserma Alpina di Monte Pasubio. A lato si può ammirare la delicata linea della facciata della chiesa dello Spirito Santo. Mio papà era a Brunico negli Anni della Seconda Guerra Mondiale, ne è riprova una fotografia formato cartolina postale in cui appare giovanissima matricola in divisa (19 anni) scattata nel laboratorio fotografico di Ernst Mariner – Bruneck. Un laboratorio che probabilmente si occupava di tutti i soldati freschi di leva per immortalare la loro prima foto ricordo. Era situato poco lontano dalla Caserma, a ridosso del centro storico, ma oggi non sono riuscita a risalire al negozio.

Mansueto Cantini a Brunico 1944, scatto del fotografo Ernst Mariner- Bruneck
Il logo del fotografo Ernst Mariner Bruneck, 1944

Il 25 agosto 1947 a Brunico, dal R. (cancellato con una crocetta) Esercito Italiano 6° Reggimento Alpini, ricevette il congedo illimitato firmato dal Tenente Colonnello Adolfo Rivoir per “fine ferma di sentinella circ. min. 40001/36 del 12-7-47.” “Il titolare parte da Brunico diretto ad Aviatico il 27 agosto 1947.”

Aurora Cantini davanti al Monumento all’Alpino di Brunico

E così ho deciso di ripercorrere oggi quelle strade che mio papà avrà percorso chissà quante volte, giovane uomo gettato nel calderone della Seconda Guerra Mondiale. Dall’estate del 1945 al 1947 dovette ripetere il servizio militare e la sua casa fu Malles Val Venosta, Brunico,  Silandro, Bolzano e tutti gli altri avanposti alpini a ridosso del confine con l’Austria. Anche io ho sostato davanti all’Alpino mozzo, con gli occhi lucidi ma fieri. Ho immaginato mio papà, chissà cosa ne pensava mentre lo guardava intero e possente nel suo passo di granito, chissà cosa ne pensava di quello sguardo fisso oltre la linea delle alture.

Oggi rimane un volto giovane dallo sguardo pensieroso. Uno sguardo che racchiude migliaia di sguardi. Migliaia di pensieri giovani e fieri. Una memoria.