Il piccolo cimitero austriaco di Sorgenti, dove riposano soldati non austriaci
Durante la Prima Guerra Mondiale circa 10 milioni di soldati persero la vita e, tra questi, 1259 vennero sepolti nel Cimitero di Sorgenti. Esso si trova lungo la Valle di Landro, poco oltre il lago di Dobbiaco, sul lato destro della Via Alemagna, che conduce a Cortina d’Ampezzo
La sua storia è unica, perchè pur essendo un cimitero austro-ungarico, custodisce i caduti dei soldati austriaci di ceppo non tedesco.
Sulla linea di confine Tre Cime di Lavaredo-Monte Piana-Monte Cristallo i combattimenti inziarono subito a ridosso del 24 maggio 1915 e continuarono fino alla disfatta di Caporetto dell’ottobre 1917, quando gli Austriaci dilagarono.
Il fronte italo-austriaco seguiva le creste dei monti, ed era lungo 775 chilometri. Morirono più uomini per il gelo, la neve, le tormente, le valanghe e le slavine che per i combattimenti stessi. Gli Austriaci si limitarono a difendersi, il loro compito infatti non era avanzare, ma mantenere le linee occupate. Per l’Italia invece era diverso: avendo dichiarato guerra doveva attaccare. La principale linea da occupare fu la Val Pusteria, il più importante accesso al fronte dolomitico. Ma non si riuscì a guadagnare terreno e tra il 1915 e il 1917 i due eserciti rimasero sempre in costante equilibrio e tensione. Né avanti, né indietro.
In quegli anni in località oggi detta Sorgenti vi era il centro di medicazione austriaco, posto a circa 3 chilometri dietro le linee di combattimento. Per lo più le ferite erano senza speranza, i soldati dovevano solo aspettare e affidarsi alla provvidenza. Chi riusciva a superare la notte veniva poi caricato su un carretto verso il fondovalle e da qui sulla tradotta verso uno degli ospedali del territorio. Gli altri invece chiudevano i loro giovani occhi e se ne andavano.
Le baracche erano sempre stracolme, oltre 2000 soldati che ricevevano le prime cure, che attendevano una benedizione, che esalavano l’ultimo respiro. Numerosi furono i piccoli cimiteri che vennero eretti frettolosamente sulle alture. Poi negli Anni Trenta si decise di raggruppare quei poveri resti negli Ossari o negli ancor più maestosi Sacrari. Ma dei piccoli cimiteri austriaci nessuno si ricordò più. Incuria, silenzio e abbandono avvolsero a poco a poco quelle semplici croci che videro passare le stagioni. Eppure la gente del posto non aveva dimenticato.
Quelle semplici croci cullavano e vegliavano mille storie di giovani innocenti immolati sull’altare della Guerra. Austriaci, italiani, tirolesi… che importava ormai? Erano semplici ragazzi di montagna mandati al massacro oltre quel filo spinato, tra le cui spine tantissimi erano rimasti intrappolati. In silenzio ci si occupò di ogni croce, di ogni lapide, di ogni scritta. Essi divennero “i cimiteri degli Eroi”, sconosciuti e silenziosi, ma vibranti di lealtà sublime e fiera.
Tra il 1940 e il 1943 dai cimiteri austriaci vennero spostati i caduti austriaci di lingua tedesca, trasferiti nei cimiteri in patria. Ma gli altri caduti, di quello che un tempo era l’immenso Impero Austro-ungarico ormai scomparso, vennero deposti sulle colline del cimitero accanto alle Sorgenti del torrente Rienza, sotto la Croda dell’Acqua. Uno accanto all’altro, prigionieri di guerra, militi ignoti (114), soldati di origine russa (268), serba (147), polacca (145), ungherese (121), rumena (45), slovena, ma anche italiana e spagnola.
I soldati senza nome e quelli russi vennero raccolti in due fosse comuni separate, mentre gli altri trovarono riposo in ordinate file a gradoni due a due lungo il pendio della collina. Oggi il Cimitero Militare Sorgenti, eretto su un terreno del Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra, è Monumento Nazionale, un abbraccio di popoli e lingue, colori di bandiere e nastri arcobaleno. La vallata accoglie il riposo di quei giovani eroi mentre il torrente scorre perenne e intona il suo canto che è un Inno alla Gioia, per questa Europa che ha tanto bisogno di eroi.
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