Il mitragliamento al treno di Colzate nel 1945 e la storia ritrovata di don Giovanni Carrara

Il mitragliamento al treno di Colzate nel 1945 e la storia ritrovata di don Giovanni Carrara

L’articolo su L’Eco di Bergamo dedicato alla storia di don Giovanni Carrara rimasto ucciso nella strage al treno della Valle Seriana il 29 gennaio 1945

Carrara Giovanni, figlio di Giuliano e Carrara Grata, sacerdote, nacque ad Aviatico nella contrada Amora Bassa il 30 ottobre 1876. Fu maestro del Coro della Basilica di Sant’Alessandro in Colonna a Bergamo e Rettore dell’Orfanotrofio Il Conventino. Compositore e musicista di elevato talento, era un Santo Sacerdote, ricordato fin dal 1927 dalle sue alunne orfanelle del Conventino con riconoscente devozione, umile sacerdote, grande maestro, che lasciò in eredità l’esempio di una vita di profonda elevatura  spirituale.

Amora Bassa dove nacque don Giovanni Carrara

La mattina del 29 gennaio 1945 si stava recando a Clusone per presiedere, come Maestro del Coro, ai solenni funerali dell’Arciprete Monsignor Attilio Plebani, personalità di spicco nella bergamasca -aveva fatto costruire il Seminario- morto  il 25 gennaio 1945, compagno di studi di don Giovanni.

Era tempo di guerra. Gli Alleati avevano dato inizio all’Operazione “Strangolamento” per stringere in una morsa l’esercito tedesco. Gli Inglesi si occupavano di tagliare  i viveri, mentre gli Americani avevano preso di mira gli obiettivi militari, treni, fabbriche, ponti allo scopo di arrestare il flusso dei rifornimenti alle truppe germaniche.

Intanto il treno fermò alle consuete stazioni. Verso le 8.50 ripartì da Colzate. Poco prima del passaggio a livello, ecco, da dietro il Monte Farno, spuntarono i caccia. L’avvistamento fu veloce e implacabile. Iniziò un violento mitragliamento: il treno era stato scambiato per un convoglio militare. Una prima sventagliata di colpi di punta arrestò la locomotiva. Poi in rapidità scattò il fuoco sui vagoni. Si contarono 106 colpi che tagliarono le lamiere come burro. Il treno deragliò tra i campi innevati sotto Colzate. Fu il caos. Urla, lamenti, grida. La gente terrorizzata cercò di uscire. Il treno dal lato sinistro aveva la collina che saliva verso l’abitato, mentre sul destro vi era la scarpata che precipitava verso il fiume Serio.

Mitragliamento al treno di Colzate, pochi minuti dopo la strage

La neve era altissima, si sprofondava nella coltre mentre i feriti arrancavano in cerca di salvezza. I solchi nel bianco si tinsero di rosso sangue. Strisciavano aggrappati alla neve lasciando lunghe scie di sangue. Gli abitanti si precipitarono in soccorso, pur con il terrore che gli aerei ritornassero. I feriti più lievi vennero ospitati nelle abitazioni nelle vicinanze. Chi portava bende, coperte, mantelli, pastrani, chi una scodella di latte, acqua, qualcosa che scaldasse quelle anime terrorizzate e sconvolte.

DON GIOVANNI

Il trafiletto su L’Eco di Bergamo che ha dato inizio alle ricerche

Don Giovanni Carrara venne colto dalle pallottole mentre leggeva il suo breviario. Quando lo videro rimasero stupiti dalla tranquillità che emanava, seduto ancora composto, gli occhi chiusi, il capo chino. Sembrava dormisse. Purtroppo qualcuno gli rubò breviario e portafoglio e all’inizio fu difficile l’identificazione. (Fonte: testimonianza diretta del nipote Flaminio Carrara nei giorni immediatamente successivi).

IL MONUMENTO ALLE VITTIME

Monumento Memoriale vittime mitragliamento a Colzate

A Colzate, sulla pista ciclabile dove è avvenuto il mitragliamento, (la pista ciclabile ricalca il tracciato della ferrovia) il 25 aprile 2016 hanno inaugurato un Monumento Memoriale dedicato alle vittime del mitragliamento e una bacheca esplicativa racconta i fatti del 29 gennaio 1945. Rappresenta 24 steli rossi posizinati come un binario, smbolo di sacrificio ma anche di monito affinché la vita trovi sempre la vittoria. È un’opera leggiadra ma nello stesso tempo molto evocativa, dal titolo “24 steli” opera dell’artista di Torre Boldone Francesco Lussana.

LA FAMIGLIA DI DON GIOVANNI

I pronipoti dvanti alla casa dove don Giovanni nacque, abitata ancora dal pronipote Giovanni

Don Giovanni aveva una sorella, Anna, e tre fratelli: Geremia, sposato a Gromo; Bernardo sposato con Antonia detta zia Tognina o Tognì, senza figli, che abitava ancora ad Amora Bassa; Angelo che era emigrato in Francia anni prima, abbandonando la giovane moglie Anna Maria e i due figlioletti, Attilio (nato nel 1899) e Flaminio (nato nel 1901). Là si era rifatto una vita e una famiglia e non era più ritornato.

Oggi, nell’anno 2019, grazie alle ricerche di Aurora Cantini e all’interessamento del giovane studioso Andrea Pellegrinelli,  finalmente i pronipoti hanno potuto vedere per la prima volta il loro caro prozio nel luogo del suo ultimo riposo.

In sua memoria il nipote Flaminio diede nome Giovanni all’ultimogenito, nato il 15 maggio del 1945, 3 mesi dopo la morte del sacerdote.

L’altro nipote Attilio chiamò Giovanni uno dei figli, nato nel 1936, quando ancora il famoso zio era vivo. Giovanni conservò il ritaglio di giornale de L’Eco di Bergamo con la foto del sacerdote, che suor Maria Agnese detta Mariuccia ha trovato due anni fa e che ha dato inizio alla ricerca.

LA TARGA SULLA CASA DI DON GIOVANNI

Il 25 aprile 2019, con una commovente cerimonia alla presenza dei pronipoti, delle autorità e del sindaco, sulla facciata della casa natale di don Giovanni Carrara, ad Amora Bassa, è stata affissa una targa in sua memoria.

Una targa per don Giovanni Carrara, ucciso il 29 gennaio 1945 nel mitragliamento al treno della Valle Seriana

L’INTERVISTA AD ANTENNA2 TV

IL LIBRO

DON GIOVANNI CARRARA, una delle vittime del mitragliamento al treno della Valle Seriana, il libro

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Lo scopo di questo mio lavoro personale di ricerca sulla storia del santo sacerdote Don giovanni Carrara e delle 24 vittime del mitragliamento al treno della Valle Seriana del 29 gennaio 1945 è dare conoscenza e memoria di una pagina dolorosa del nostro passato, memoria e ricordo per “le vittime innocenti di una disumanità che si fa chiamare guerra” (cit. L’Eco di Bergamo). E’ anche un omaggio al piccolo paesino incastonato nelle Orobie Bergamasche, Amora Bassa, che ha dato i natali a uomini di profondo eroismo, come don Giovanni Carrara e i fratelli Carrara nella Grande Guerra. Pertanto chiunque può attingere ad esso. VI CHIEDO PERO’ DI CITARE QUESTA FONTE. Infatti questo lavoro di ricerca  ha richiesto da parte mia molto lavoro, molte notizie cercate, molte ore di impegno.

RINGRAZIAMENTI

Pur con tutto il mio impegno non avrei potuto completare la ricerca di don Giovanni Carrara senza l’aiuto di persone meravigliose, competenti ed estremamente disponibili: il sindaco di Colzate Adriana Dentella, Gimmi Capelli e Callisto Gatti dell’Associazione Sopravvissuti di Vall’Alta, il giovane studioso dell’ISREC Andrea Pellegrinelli, Ivan Carrara della Seriorobica, don Gianni Carzaniga della Parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna  e il direttivo del portale Storylab de L’Eco di Bergamo.

LA TARGA

Una targa per don Giovanni Carrara, ucciso il 29 gennaio 1945 nel mitragliamento al treno della Valle Seriana