Giorno della Memoria, al TG di Rai Uno il cammino dei Giusti di Ama
“Ecco un esempio di vite strappate all’orrore. Il nostro Fabio Ciafaloni ci racconta una storia incredibile, una storia che è stata per moltissimi anni sottaciuta. è andato in un piccolo paesino, ad Ama frazione del comune di Aviatico, montagne bergamasche.”
Aurora Cantini, scrittrice
“Tutto è iniziato da una abitante di Ama, oggi scomparsa, Giuditta Maria Maria Usubelli, che al compimento dei 90 anni mi ha proprio fermato per strada chiedendomi se ci fosse la possibilità di trovare un nome, il nome di una bambina con cui lei aveva giocato da ’43 al ’45. La sua amica del cuore. Elsa Iachia. Era una bambina ebrea.”
Clara Mosca, ex bambina di Ama
“Sono arrivati i soldati e hanno cominciato a dire ‘Voi avete nascosto gli ebrei’ e dopo hanno puntato il mitra a me e io spaventata avevo sei o sette anni…”
“Eppure nessuno ha mai scoperto che qui c’erano cinque famiglie italiane di religione ebraica che dal ’43 al ’45 qui hanno vissuto clandestinamente ma alla luce del sole. Tutti gli abitanti avevano un compito. Quello di proteggere le famiglie.”
Sergio Iachia, ex bambino di Ama sopravvissuto
“Quando arrivavano o i tedeschi o le brigate nere, perché volevano fare un rastrellamento, allora questa bravissima gente di Ama ci prendeva e ci nascondeva giù delle Grotte che ci sono qua sotto e stavamo nascosti finché era passato il pericolo.”
“Qui ad Ama c’è stato un lieto fine. Sono riusciti a salvarsi tutti e sono riusciti a ritornare nelle loro città. Dopo quasi 80 anni i sopravvissuti finalmente sono riusciti a rincontrarsi. Il piccolo Sergio, che all’epoca aveva quattro anni, è riuscito a ritornare proprio ad Ama.”
“Che cosa provi ogni volta che ritorni qui da noi? Questa è la sesta volta.”
“Ogni volta è un’emozione. Sono commosso anche adesso. Abbiamo avuto la fortuna di non andare a finire ad Auschwitz, con gli altri ebrei. Qui mi emoziono.”
“Professor Pezzetti, quante storie come quella di Ama dei Giusti. L’altra faccia della medaglia contro il male della Shoah. il bene chi ha aiutato gli ebrei anche a scampare all’orrore.
Professor Marcello Pezzetti, storico della Shoah
“Certo. E’ una storia bellissima, che va raccontata. Questi esempi sono fondamentali per la formazione di giovani cioè Tutti possiamo fare qualcosa. In Italia un ebreo su cinque è finito ad Auschwitz, mentre in Polonia o in altri paesi la percentuale è molto molto più alta. Se un ebreo su cinque è finito ad Auschwitz e non quattro su cinque, vuol dire che comunque c’è qualcosa di positivo in questa società. Ed è su quello che dobbiamo lavorare. Certamente molti ebrei si sono auto salvati da un certo punto di vista.
Ma l’aiuto della popolazione locale… Io penso al 16 ottobre a Roma. I nazisti volevano deportare 8000 persone. Alla fine ne hanno deportate mille e venti. Anche questo è significativo. Dal punto di vista nazista questo è stato un fallimento. Grazie anche al contributo della popolazione locale e quindi noi è su quegli esempi che dobbiamo lavorare e dobbiamo veramente dare un grande grande esempio alle generazioni future”.