Emilio Salgari, lo scrittore di avventure in mondi esotici che non fece mai la valigia

Emilio Salgari, lo scrittore di avventure in mondi esotici che non fece mai la valigia

Seppe immaginare avventure in ogni angolo del pianeta. Scrisse oltre 80 romanzi e un centinaio di racconti. Inventò più di 1300 personaggi.

Eppure Emilio Salgari non andò mai oltre i confini italiani. Anzi. Non viaggiò mai, tranne una volta, una piccola crociera di tre mesi lungo le coste adriatiche. Una piccola goccia se si pensa che ambientò le avventure dei suoi eroi e delle sue eroine pressoché in ogni continente. Nacque a Verona nel 1862, un anno dopo l’Unità d’Italia. Un periodo di transizione, dove i colonialismi assumevano sempre più importanza e le migrazioni davano nuovo impulso ai commerci e alla cultura mondiale. L’apertura del Canale di Suez in Egitto nel 1869 fu la chiave di svolta di un profondo mutamento storico e sociale che influenzò Salgari fin dalla sua infanzia.

Crescendo, decise di scrivere qualcosa che potesse far immaginare ai lettori mondi immaginari lontani nello spazio ma vicini al cuore. Un ponte tra popoli e nazioni. Quasi un’anticipazione del mondo globale. Sogni a occhi aperti e avventure infinite. Il suo idolo fin da bambino​ fu Giulio Verne. Crebbe con il mito dei marinai, che considerava le persone più audaci e coraggiose del mondo. Una passione che riversava anche nei disegni, che raffiguravano navi, ancore, burrasche, naufragi. Emilio Salgari fu sempre un’anima inquieta. Voleva diventare marinaio, voleva intraprendere la carriera marinara, come pure anche quella giornalistica. In realtà il suo talento era scrivere. Iniziò a pubblicare i primi racconti esotici. Poi la svolta. Una mattina di ottobre del 1883 diede inizio al progetto “tigre della Malesia” tappezzando la città di volantini che raffiguravano una tigre.  Da quel giorno sul giornale locale, per il quale Salgari lavorava come redattore, cominciarono ad apparire le prime puntate del nuovo romanzo. Con La tigre della Malesia nacque il mito intramontabile ed eterno di Sandokan, con tante avventure ambientate nel continente asiatico. Un successo. 11 libri dedicati ai Pirati della Malesia.

La popolarità di Salgari come romanziere crebbe vertiginosamente. Si sposò ed ebbe quattro figli. Si trasferì a Torino e in soli sei anni pubblicò una trentina di opere.  Salgari non fece nessuno dei viaggi da lui raccontati con tanta dovizia di particolari e viene spontaneo chiedersi quanto ci fosse di vero nelle sue storie da un punto di vista storico e anche geografico. In realtà si documentò sempre in maniera quasi archivistica e certosina, frequentando assiduamente gli archivi polverosi della Biblioteca Civica di Torino, dove studiava atlanti e dizionari, piante e animali, cultura e costumi di terre e popoli lontani.

In realtà Emilio Salgari fu sempre un passo avanti rispetto alle credenze e alla mentalità popolare dell’epoca. Tutte le figure femminili da lui descritte sono riconosciute con un ruolo da protagonista alla pari se non addirittura in un gradino più alto dei colleghi maschi. Ragazze bellissime, provviste di ardimento, baldanza, coraggio e intraprendenza, creatività e indomita sete di libertà che le resero beniamine amate dai lettori di tutto il mondo. Capitane di navi, Sakem di tribù pellirossa, guerriere e spadaccine. Ancora una volta questo semplice e piccolo uomo di provincia aveva saputo fiutare i cambiamenti della realtà e capire prima degli altri l’evoluzione della donna nell’immaginario collettivo. Le ragazze di Salgari sono figure femminili di rara complessità, artefici della propria storia, destinate a soppiantare lo stereotipo della bambola di porcellana considerata fino a quel momento solo una semplice comparsa in un mondo maschile.​

Eppure fu sempre snobbato dalla critica contemporanea, che liquidò le sue storie come una semplice narrativa per ragazzi. La poca considerazione degli ambienti letterari fu sicuramente per lo scrittore motivo di dolore, soprattutto pensando alle critiche positive rivolte al collega francese Giulio Verne. Alla fine del 1800 uscì Il Corsaro Nero,  il primo dei cinque romanzi che comporranno il ciclo dei Corsari delle Antille. Un altro personaggio di culto ricco di mistero e di fascino. Ma una tragedia personale stava per abbattersi.

La moglie Ida Peruzzi cominciò a dare i primi segni di una malattia mentale e lo scrittore, per pagare le spese necessarie a curarla, aumentò ulteriormente i suoi ritmi di lavoro. Fino a 10 romanzi in un anno, 100 sigarette al giorno. Era talmente demoralizzato che nel 1909 tentò il suicidio, ma fu salvato dalla figlia. Nel 1910 rilasciò la sua ultima intervista ad un giornalista che per la prima volta entrò a casa sua.

Ne rimase sconvolto.

Emilio Salgari viveva a Torino in un mondo che era agli antipodi rispetto a quello scritto nelle sue fantastiche, avventurose e mirabolanti storie. Un caseggiato modesto, una famiglia che viveva in poche fredde stanze, lo studio di Salgari che era anche salotto e sala da pranzo, ma​ soprattutto la malinconia che traspariva dalle parole, dal tono di voce, dallo sguardo, dai gesti del famoso scrittore. Il colpo di grazia arrivò nel 1911 quando la moglie Ida fu definitivamente ricoverata in manicomio. Salgari scrisse la sua ultima lettera ai figli, dove si definiva un uomo vinto, a cui la malattia della moglie aveva spezzato il cuore e si augurava che i milioni di ammiratori che per tanti anni aveva divertito e istruito avrebbero capito, avrebbero dato un pensiero di ricordo ai suoi personaggi. Lasciava poche lire e parecchi debiti. Agli editori scrisse: “A voi, che vi siete arricchiti con la mia pelle mantenendo me la mia famiglia in una continua semi miseria o anche più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che io vi ho dato pensiate voi ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna”.

 La mattina del 25 Aprile 1911 Salgari uscì di casa, prese il solito tram e si recò nel bosco di Val San Martino dove tante volte era stato a passeggiare nei pomeriggi spensierati con la sua famiglia. Qui con un rasoio si colpì a morte alla gola e all’addome. I funerali avvennero la vigilia della Grande Esposizione Internazionale dell’Industria e del Lavoro a Torino.  Mentre tutta la città era in festa in un tripudio di bandiere, elettrizzata per lo strepitoso avvenimento per il quale erano attesi reali, ministri, Ambasciatori di tutti i paesi, in un angolo del Parco del Valentino una piccola folla di persone comuni accorsero a dare l’ultimo saluto all’uomo che li aveva fatti sognare. Oggi Salgari riposa a Verona.

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