Il Leone di Bronzo della Valsassina

Il Leone di Bronzo nel cuore della Valsassina

Barzio, nel cuore della Valsassina, si mostra dipanato su una sponda, circondato dalle spigolose vette della Grigna, della Grignetta, del Resegone, del Pizzo d’Erna e dai Piani di Bobbio. È lindo e riservato nella sua tranquilla operosità, ma è ricco di piccoli angoli e scorci pregevoli. Al centro, nella sua piazza interamente pedonale, al termine di una salita che impegna il passo, svetta un enorme Leone di Bronzo.

Accoglie lo stupefatto turista con cipiglio austero, possente, maestoso. Inaspettato. Incute soggezione soprattutto perchè è a grandezza naturale. È un monumento. Il Monumento che ricorda i Caduti di tutte le guerre di Barzio. Lo sguardo si riempie del colore dorato della criniera del grande felino africano, dei muscoli quasi in movimento, del portamento appena trattenuto nel suo scatto in avanti. Una base di pietre (su cui sono riportate le iscrizioni di dedica del monumento)  fanno da sigillo ad un masso rossastro, che ricorda una delle montagne della Valsassina, Rocca di Baiedo, su cui posa. Sotto le zampe anteriori è posta una bandiera. Accanto  vi è una colonna a base quadrata, in granito, su cui è disegnata una croce latina dipinta di rosso porpora e sono attaccate due  formelle in bronzo: su una di queste formelle è rappresentato un soldato in procinto di dare un bacio di addio alla fidanzata; sull’altra formella è rappresentato un soldato con la bandiera in mano.

Accanto alla colonna, messe in posizione inclinata ma quasi parallele alla base del monumento, vi sono le lapidi in marmo chiaro su cui sono riportati i nomi dei soldati deceduti durante i conflitti. Accanto alle lapidi vi è una torcia in bronzo su cui è appoggiato un cappello da alpino. A fare da sfondo al monumento, dietro la parte posteriore del leone, vi sono delle siepi. È segnalato tra i beni culturali che hanno partecipato al concorso Wiki Loves Monuments 2015.

Un monumento che si scosta completamente dai classici tributi alla Memoria, e lo rendono particolare, quasi a protezione del nostro frettoloso vivere. Un guardiano silenzioso ma non immoto, severo e austero, ma anche autorevole e prestante. Veglia custode perenne delle tragedie umane, veglia sentinella senza sonno, sull’animo umano. E ciò ricorda la fragilità della vita. Ma anche l’immensità del mondo, sterminata distesa su cui popoli e genti lottano, arrancano, faticano e sperano. Una distesa di umana fragilità, senza confini, senza frontiere. Dove solo la morte è la vera artefice dei nostri destini.

Il Leone di Bronzo, realizzato dallo scultore Giuseppe Mozzanica, è un’opera sculturea davvero bella, armoniosa. Alcuni versi, scritti dal poeta locale Renzo Buzzoni, richiamano epiche epopee :
Ruggi non domo ed eco fa il Pioverna
forte nell’ugne il tricolore serri
simbolo che nostra fe’ nel bronzo eterna.
Traspare l’orgoglio di una terra che tanto ha dato alla Patria attraverso i suoi giovani ardimentosi, ma anche la malinconica consapevolezza che anche la potenza più solida è effimera, labile, vulnerabile. Il Leone di Bronzo racchiude echi di terre esotiche e lontane, terre assolate e infinite, di rossa polvere della savana, terre aspre di orizzonti sconfinati. Dal suo piedistallo di roccia sembra prigioniero di un mondo troppo veloce, lui che da tempi immoti veglia dalle rupi le pianure.  Un’eco di nostalgia di libertà, dove erompere in un ruggito solitario e desolato. Un Leone di Bronzo e la sua solitudine, che diviene Pietra della Memoria.

LA GRIGNA E LA GRIGNETTA

ANGOLI DI BARZIO