A Villa di Serio l’anniversario del disastro della Diga del Gleno con Tiziano Incani e Aurora Cantini

A Villa di Serio l’anniversario del disastro della Diga del Gleno con Tiziano Incani e Aurora Cantini

Il primo dicembre 1923 il crollo della diga del Gleno cambiò il volto della valle di Scalve e causò centinaia di vittime, molte delle quali non vennero mai ritrovate. Famiglie intere vennero distrutte. Bambini piccoli, neonati, ragazzi e ragazze, nonni e nonne, giovani mamme, giovani papà. La stima non si conoscerà mai, in ogni caso si arriva a quasi 500 vittime.

La tragedia della Diga del Gleno

Il disastro del Gleno.  Una parola che fa da spartiacque storico agli avvenimenti della valle e di quelle intorno. C’è quello che è successo prima del disastro e quello che è successo dopo il disastro. Non si è mai parlato d’altro. Solo “Un disastro”.

Giovedì 1 dicembre a Villa di Serio la rievocazione del  99esimo anniversario attraverso la parole e la musica di un personaggio molto conosciuto in terra di Bergamo, Tiziano Incanti, in arte “Il Bepi”. “Il boato e poi il vento” è il podcast dove la voce narrante del Bepi racconta la tragedia che ogni bergamasco conosce.  Una narrazione asciutta e concisa, fatta di lampi e di squarci sulla storia.

 

Il Bepi nel 2007 aveva composto anche una canzone in dialetto scalvino, “Gleno”, nata sulle orme degli ultimi testimoni oculari e dei loro racconti. Una canzone che è quasi una rapsodia, composta da 3 parti, la prima strumentale, la seconda vocale del Bepi e la terza corale. Dura ben 13 minuti e a Villa di Serio è stata proposta la versione cantata. A seguire la proiezione di alcuni spezzoni del film documentario del 2015 “Gleno: dove finisce la valle” con la regia di Francesco di Martino.

“Siamo nella Valle di Scalve, la stessa valle dove l’acqua del fiume Povo ha provocato il disastro. Eppure la vita continua a scorrere. Il solco lasciato da quel vortice di fango racconta la vita delle persone che oggi abitano questi luoghi, che hanno un rapporto stretto con la natura che li circonda. La montagna ci restituisce uno sguardo alto, soltanto all’apparenza indifferente all’affanno del mondo che vive ai suoi piedi”.

Uno dei personaggi principali del documentario è Francesco Chèco Morandi, classe 1915, l’ultima voce narrante del Gleno, che all’epoca aveva 8 anni. Aurora Cantini nell’agosto del 2015 salì a Barzesto di Schilpario per incontrarlo e per portargli un dono. Aveva seguito il film proiettato qualche mese prima e sull’onda dell’emozione aveva composto una poesia, dedicata alla sconosciuta bimba senza nome, di circa 5 anni, che venne estratta dal fango sotto gli occhi del piccolo Francesco. Una poesia inserita nella raccolta “Oltre al curva del tramonto”.

“OLTRE LA CURVA DEL TRAMONTO” il nuovo libro di poesie di Aurora Cantini per LietoColle Editore

In quei giorni d’agosto Francesco Morandi compiva 100 anni. Meritava in dono quel piccolo gesto poetico. Morì qualche mese dopo, il 9 gennaio 2016.

I cento anni di Francesco Checo Morandi, l’ultima voce della diga del Gleno

A Villa di Serio Aurora Cantini ha raccontato quel lontano incontro e l’emozione di quella poesia che ha ridato vita, anche se solo per qualche minuto, a quella bimba mai dimenticata.