Nella casetta poco lontano dalla chiesina di San Rocco di Aviatico, lungo la stretta viuzza che un tempo faceva parte della rete di vie dette “Via Mercatorum” una panchina di pietra attende silenziosa il ritorno della bella stagione.
Qui, ad Aviatico, su questa panchina, amava trascorrere ore serene di silenzioso riposo un personaggio oggi famoso in tutto il mondo, ma che in quegli anni lontani, nel 1934, era solo uno sconosciuto artista di 26 anni amante della montagna: Giacomo Manzoni, detto in dialetto bergamasco, “Manzù”.
Vi era salito quell’estate in viaggio di nozze con la fresca sposa Tina, che aveva sposato il 13 gennaio di quell’anno. Era in cerca di una stanza in affitto per il mese di agosto. Aveva trovato calore e ospitalità a 300 lire nella casa di Teresina Carrara, che lì abitava con il marito Battista e le figlie piccole: Nicolina e Rina. Manzù ne fu talmente conquistato da proseguire la permanenza estiva per altri sette o otto anni. Fino a quando, cresciuta la famiglia, (due figliolette e un maschio, Pio, nato nel 1939) decise di spostarsi in Cima Aviatico, in casa della Petronilla, mamma di Edrisio, Caterina e Samuele.
Uomo dolce e dimesso, riservato e quasi timido, trascorreva il tempo eseguendo schizzi sulla carta gialla del formaggio. Oppure, nei giorni della fienagione, si mischiava ai contadini sul pendio e giocava con i bambinetti a “cip”, nascondino, tra i mucchi di fieno “i muntù dé fé”.
Manzù conosceva bene la vita semplice di chi è abituato a tirare la cinghia. Per questo divideva senza nessun timore la stessa cucina con la signora Teresina a turni (prima cenava una famiglia e poi l’altra). La sera era d’obbligo la recita del rosario, a cui Manzù non mancava mai, come pure alle funzioni della sera in chiesa. la domenica Manzù stesso preparava la polenta per tutti.
Ma un dolore improvviso e lacerante era in agguato: nel 1937 la prima figlia di Manzù, Laurinia, di appena due anni, chiuse i dolci occhi tra le braccia del papà a causa di una polmonite. Manzù era distrutto. Tutti coloro che avevano imparato ad amarlo lassù ad Aviatico lo circondarono di silenziosa e sollecita presenza.
E quando nel 1938 anche la seconda figlioletta, Donatella, di soli due anni, non sopravvisse all’infanzia per una diagnosi sbagliata, tutto il paese sotto la Cornagera pianse per l’amico Manzù. Piansero i boschi nello stormir di foglia. Piansero i ruscelli nello scrosciare inquieto.
Gli intrecci di questa poetica storia annodano legami ancora più profondi: la figlia primogenita della signora Teresina, Rina, lavorava come domestica a Milano presso una famiglia che aveva una casa estiva ad Aviatico. Allo scadere del servizio per la ragazza si aprirono prontamente le porte della famiglia di Manzù. Era una fanciulla laboriosa e competente, talmente necessaria alla sua nuova famiglia che le venne chiesto di seguire lo scultore anche a Roma, nella tenuta di Ardea, dove l’artista andò ad abitare e dove poi fu sepolto. Laggiù dove iniziavano a vedere la luce le sue prime, eterne, maestose opere. Ma non dimenticò mai Aviatico.
Ad Aviatico, insieme all’artista, soggiornava spesso anche la sorella Maria Manzoni. Ella era sposata a Milano con il restauratore e pittore Mario Zappettini.
Erano gli Anni Quaranta, infuriava la Seconda Guerra Mondiale. Come moltissimi altri milanesi, pure Maria con la sua famiglia fu costretta a sfollare dal capoluogo lombardo. Per lei iniziò un periodo di permanenza nel piccolo paese arroccato sotto il Monte Poieto, ad Aviatico. Lì poté ritrovare pace e ricucire i dolorosi strappi di paura e di incertezza. Quei mesi furono ricchi di armonia e solidale vicinanza. Il figlioletto Evenzio (nato nel 1938) fu iscritto alla prima classe della minuscola scuola elementare posta sul pianoro, circondata da prati e declivi. Oggi è trasformata nella Sede del Municipio.
Qui il ragazzino si inserì nell’innocente mondo dell’infanzia, lontano dai clamori della guerra e dall’odio dei grandi. Insieme a lui decine di compagni e compagne del posto (come Valeria Dentella e i fratelli, tra cui Edoardo, della la stessa età di Evenzio, mentre un altro figlio della Brigida, Egidio, era coscritto di Pio Manzù). Con essi condivideva giorni sereni nelle stalle, nel fieno, a raccogliere narcisi, a giocare nella neve. Maria Manzoni mai dimenticò quel periodo doloroso ma nello stesso tempo ricco di vita e calore. Ritornò sempre ad Aviatico e rimase in contatto soprattutto con Brigida Carrara, la mamma di Valeria e dei fratelli del panificio – salumeria del paese.
La famiglia Manzù si spostò poi a Clusone per le vacanze estive. Ma i giorni trascorsi sull’Altopiano rimasero nel cuore e nella memoria di ognuno dei protagonisti.
Quando la stessa Valeria si sposò il 3 gennaio 1970, ricevette in dono da Maria Manzoni e dal marito Mario Zappettini una litografia di Manzù con la seguente dedica sul retro: “A Valeria e Virgilio per le loro nozze”. Essendo entrambi restauratori e pittori, Mario Zappettini e il figlio Evenzio restaurarono e pulirono vari dipinti preziosi della chiesa parrocchiale del paese, riportandoli allo splendore originale. Fu durante uno dei lavori di restaturo nel 1970 che Evenzio scoprì che sotto la tela di un dipinto della chiesa si celava una seconda opera risalente al 1650. Anche Manzù operò nella chiesa di Aviatico, intagliando gli angioletti dei confessionali. Decorò anche le bussole laterali con il suo tocco personale e prestigioso. Insieme a loro operò anche Battista Dentella (1887 – 1972), artigiano decoratore del paese, intagliatore, restauratore e scultore che aveva frequentato la Scuola Andrea Fantoni.
I ragazzi crescevano, i tempi cambiavano, ma l’amicizia tra Gemma ePio Manzùrimase salda nei ricordi. Quando, il 26 maggio 1969, Gemma, ormai adulta, sentì alla radio la notizia dell’incidente mortale nei pressi di Torino in cui era stato coinvolto l’amico Pio ad appena trent’anni, un dolore profondo di rimpianto le serrò l’anima: quel bambino che correva tra l’erba verde, inseguendo la vita, tra giochi e giorni sereni, dov’era ormai?
Solo la settimana prima Pio era stato qualche giorno ad Aviatico dalla signora Brigida Carrara (presso cui soggiornava la zia Maria Manzoni) e le aveva detto che sarebbe partito per Roma, dove stava per essere inaugurata la mostra dedicata al papà. Laggiù si sarebbe fermato due o tre giorni, poi sarebbe ripartito per portarsi a Torino dove lo attendeva un importante lavoro con la Fiat: stava infatti per completare il progetto della realizzazione dellaFiat 127.La signora Brigida si era preoccupata molto di questo “tour de force” e gli aveva ritpetutamente raccomanadato di stare attento sulla strada.
Nel 1988 Maria venne colpita dal lutto per la morte del figlio Evenzio a Como, dove risiedeva e aveva fondato una scuola per restauratori e pittori seguendo le orme del padre. Ma il legame con Aviatico era talmente forte che fece partecipe del suo dolore anche la famiglia di Valeria, inviandole il ricordo del figlio.
Mai si recisero i contatti con la famiglia di Aviatico, e prova ne furono i puntuali scambi di auguri per le festività, le lettere regolari, le notizie aggiornate dagli uni o dagli altri.
Ogni anno, in occasione della prima domenica di ottobre, festa della Madonna del Rosario di Aviatico, molto amata e sentita da tutti gli abitanti, i figli della Brigida scendevano a Bergamo. Salivano infatti in Città Alta per prendere la signora Maria per accompagnarla su, ad Aviatico. Le vecchie stanze dove un tempo trascorreva l’estate erano ormai state avviate ad altri destini. Perciò la signora Maria trascorreva i giorni della festa nella casa di famiglia della Brigida. Da lì avrebbe potuto seguire la “minada” e ritrovare voci e volti degli amici mai dimenticati. Questo fece fino al 2007, l’anno prima della morte. Nel 2009 i fratelli Dentella, per ricordare Maria, invitarono i figli ancora una volta per la festa della Madonna del Rosario, ospitandoli nella loro casa.
Nel 2008 Valeria ricevette da Inge un dono prezioso e caro. In collaborazione con la fondazione Manzù, per celebrare il centenario della nascita del grande scultore (1908-2008), Inge con i figli Mileto e Giulia fece emettere un francobollo di euro 0.60. Riproduce un particolare della scultura in marmo denominata “Guantanamera” realizzata da Manzù nel 1970 di cui Inge fu modella.
“Guantanamera” è il titolo di una famosa canzone cubana che Manzù e Inge cantavano spesso. Scrisse l’artista sulla pagina introduttiva al francobollo: “L’opera rappresenta un ritratto di Inge, l’unica modella della mia vita. Così importante che ho sentito la necessità di sposarla”.
Tutte le informazioni lette sono testimonianze dirette di persone che ad Aviatico hanno conosciuto e apprezzato Manzù con la semplicità e la coerenza tipiche della gente di montagna.
Un PRIMO ringraziamento caloroso Va A Gemma Carrara. In un pomeriggio dolce di fine agosto, mi ha aperto le porte della sua casa paterna in Aviatico, raccontandomi dell’amicizia che legava la sua famiglia a Manzù. Ringrazio anche la sorella Laurinia cARRARA, che ha preso lo stesso nome della figlioletta di Manzù.
Infine un carissimo ringraziamento Va A Valeria Dentella, del panificio-salumeria Dentella. Mi ha accolto nella sua casa facendo rivivere la commovente storia d’affetto con Maria Manzoni, sorella di Manzù. Ogni fotografia di questo articolo è per sua gentile e personale concessione.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Lo scopo di questo mio lavoro personale di ricerca sulla storia del grande Giacomo Manzù è dare conoscenza e memoria di un personaggio bergamasco oggi famosissimo. È anche un omaggio al piccolo paesino incastonato nelle Orobie Bergamasche, Aviatico. Lo accolse con affetto mai venuto meno. Pertanto chiunque può attingere ad esso. VI CHIEDO PERò DI CITARE QUESTA FONTE. Infatti questo lavoro di ricerca ha richiesto da parte mia molto lavoro, molte notizie cercate, molte ore di impegno.
2 Risposte a “Quando il giovane Manzù soggiornava ad Aviatico”
Cara Aurora, abbiamo ammirato la mostra di Manzù a Selvino nell’agosto 2013 ma non immaginavo che l’artista fosse così legato a questi luoghi.
Grazie come sempre per l’esauriente informazione che ci hai voluto donare.
Con stima
Luciana
Grazie a te Luciana, come sempre attenta alle bellezze del nostro Altopiano. Aurora
I commenti sono chiusi.
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Cara Aurora, abbiamo ammirato la mostra di Manzù a Selvino nell’agosto 2013 ma non immaginavo che l’artista fosse così legato a questi luoghi.
Grazie come sempre per l’esauriente informazione che ci hai voluto donare.
Con stima
Luciana
Grazie a te Luciana, come sempre attenta alle bellezze del nostro Altopiano. Aurora