Francesca Morvillo, quell’eroina dimenticata

Francesca Morvillo, quell’eroina dimenticata

Francesca Morvillo e Giovanni Falcone

Qualche giorno fa ho letto un libro straordinario. “Non solo per amore” di Cetta Brancato, Giovanna Fiume e Paola Maggio è dedicato a Francesca Morvillo. Chi è?

Per 30 anni Francesca Morvillo è stata perlopiù una moglie, un volto sorridente nelle rare fotografie pubbliche insieme al marito. È l’unico nome femminile sulla stele dedicata ai Morti di Capaci. Per trent’anni per l’opinione pubblica Francesca Morvillo è stata conosciuta quasi esclusivamente come la donna seduta accanto a Giovanni Falcone, a bordo della Fiat Croma bianca. Finché il tritolo non aprì una voragine nell’autostrada. Quel 23 maggio 1992 tremò la terra in Sicilia e tremò la Repubblica. Tre decenni dopo quella stagione di stragi emerge nella dimensione pubblica anche tutto il valore personale e professionale di Francesca Morvillo, che è stata sì indiscutibilmente l’amata consorte di Giovanni Falcone e la sua ascoltata consigliera. Ma è stata a sua volta un infaticabile magistrato, una fine giurista, attenta all’importanza della formazione e della funzione costituzionale della pena. È stata una donna e una professionista figlia della sua Sicilia, impegnata personalmente sul piano sociale e culturale, per contrastare un fenomeno complesso e articolato come è la mafia.

Dove è oggi Francesca Morvillo nella storia della Sicilia? Nel giardino dei morti, in quella memoria minore che la vede da sola, lontana da Giovanni, nell’ultimo riposo o va piuttosto raccolta nel sorriso luminoso dei malinconici occhi della sua bellezza? È giusto ora riportare Francesca Morvillo fuori dalla linea d’ombra. L’impegno di 17 anni di vita professionale presso il Tribunale dei Minorenni e la Corte d’Appello di Palermo deve farci capire il valore eccezionale di questa donna umile, riservata, discosta dalla ribalta, ma estremamente rigorosa e impegnata a ricercare l’ultimo fine, quale è ricondurre sulla retta via i minori disadattati e dalla condotta irregolare. Francesca quindi vive ancora, così elegante raffinata.

La tomba di Francesca Morvillo

Una studentessa modello. Quando Francesca decise di diventare magistrato la presenza femminile nella magistratura era ridottissima. A Palermo prestava servizio solo Maria Teresa Ambrosini, che era stata il primo magistrato donna in Sicilia. Subito l’impegno per i minori. La sua esperienza, la sua carriera deve diventare un patrimonio di tutti e in particolare dei giovani, per i quali è prezioso che si mantenga viva la sua memoria di donna straordinaria e di magistrato di altissimo livello, che ha saputo vivere ogni tempo della sua vita con impegno incessante. Rara intelligenza e generosità eroica. Fino al consapevole sacrificio della sua vita a soli 47 anni, in nome di quell’ideale di giustizia al quale aveva dedicato la sua intera esistenza. Iniziò dalla giustizia minorile alla giustizia penale degli adulti, mantenendo sempre viva la finalità rieducativa e considerando gli strumenti riparativi gli unici mezzi che potevano davvero contrastare la delinquenza.

In questa epoca di smarrimento la figura di Francesca Morvillo ci restituisce appieno il senso più autentico del nostro impegno individuale, collettivo, per la giurisdizione e a servizio della collettività. Ma chi era Francesca Morvillo?

Per l’opinione pubblica è stata solo la moglie di Falcone, l’obiettivo della mafia. Una figura ingombrante, imponente nella sua autorevolezza, che catalizzò fin dai primi istanti dell’attentato l’attenzione. Gli uomini della scorta e la moglie ebbero poche righe tra le tantissime, volte a raccontare, sviscerare e analizzare ogni angolatura di quella tremenda giornata.

Francesca, figlia di magistrati e sorella di magistrati. Francesca, giudice del Tribunale di Agrigento, Sostituto Procuratore presso il Tribunale per i minorenni di Palermo. Francesca, osteggiata dai colleghi per quel suo amore contro tendenza. Francesca, che accettò un matrimonio celebrato una sera di maggio, con rito civile, pochi presenti. Quasi nascosto.

E poi venne offuscata da un’altra figura di donna. Una ragazzina. Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani. Il suo grido lanciato dal pulpito e rimbalzato nella chiesa gremitissima durante i funerali divenne il simbolo della lotta  alla mafia.

Di Francesca Morvillo si sono perse le tracce. Fino all’ultimo gesto irrispettoso. Il corpo di Giovanni Falcone venne spostato nel Pantheon dei siciliani illustri. Lasciando da sola, questa volta veramente sola, la sua Francesca. E io, che sono cresciuta all’ombra di due grandi miti, Falcone e Borsellino, sento di amarla come una sorella maggiore. Ammetto che poco sapevo di lei fino ad ora. Da oggi in poi il suo nome sarà il mio ricordo.

La tomba di Giovanni Falcone nel Phanteon dei siciliani illustri.