X Edizione del Concorso Letterario
Internazionale “San Maurelio”
Ferrara,
vince il racconto sull’11 Settembre
Si è tenuta sabato 2 giugno, nei locali della Fondazione Navarra, a Malborghetto di Boara, Ferrara, la cerimonia di Premiazione della X Edizione del Concorso Internazionale “San Maurelio”, nell’ambito dei festeggiamenti per la ricorrenza di uno dei due patroni della città di Ferrara, il cui nucleo originario è stato fondato proprio dal Vescovo Maurelio. Circa 390 gli elaborati pervenuti, per la sezione Narrativa, Poesia e la sezione speciale “I due Patroni S.S. Maurelio e Giorgio” riservata agli autori emiliano romagnoli.
Ecco l’articolo della Cerimonia su “La nuova Ferrara”:
I Vincitori del Premio San Maurelio 2012
SEZIONE NARRATIVA
Primo Classificato
il racconto “Come briciole sparse sul mondo” di Aurora Cantini
centrato sui momenti terribili della mattina dell’11 Settembre all’interno della Torre Nord, a cui è stata assegnata la Medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
GLI ENTI PARTECIPANTI
LA CONSEGNA DELLA MEDAGLIA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
LA PREMIAZIONE
IL REPORTAGE A FERRARA DOPO IL TERREMOTO
Una giornata trascorsa a Ferrara, dove i segni del Terremoto erano presenti fin dall’ingresso dalle Mura, oltre la Casa di Ludovico Ariosto; numerosissime strisce bianco-rosse delimitavano le zone soggette ai crolli. Nei punti ove ancora non avevano ripulito, mucchietti ordinati di mattoni e calcinacci segnavano il percorso, quasi a indicare una Via Crucis verso il cuore del centro storico, là, dove svetta l’imponente Castello degli Estensi, con la Torre sbrecciata e ferita come un grido al cielo. Occhieggiando oltre i portoni aperti dei tanti, sublimi palazzi, si intravedevano le innumerevoli strisce colorate che cingevano i chiostri, i pozzi, i giardini dove un tempo i signori di Ferrara passeggiavano e si intrattenevano. Tutto sigillato, immobile, fermo.
Le numerose chiese e il Duomo erano sbarrate, i superbi portali deturpati dai nastri adesivi come croci segnate in un antico rito di sacrificio.
Ma non c’è stato bisogno di entrare, perché una cosa emergeva su tutte: il silenzio raccolto che aleggiava sulla città, come di preghiera, solo un mormorio basso e modulato dei tanti turisti, anche stranieri, che a passi silenziosi percorrevano l’acciottolato, la piazza, il varco libero oltre i portici vuoti. Era come una chiesa a cielo aperto, quasi a calpestare un suolo sacro, da rispettare e compiangere. Nessun vocio o clamore, solo sobrietà viva e gentile.
La gente di Ferrara era tutta fuori, in bici o a piedi, i ragazzi seduti ai tavolini, gli adulti impegnati tra le bancarelle della rinomata e immensa Fiera dell’Antico, che si tiene ogni anno. Ognuno composto e dignitoso, nessuno a far domande, nessuno a parlare o additare. Ci siamo sentiti intrusi, curiosi, noi trattenevamo a stento le esclamazioni stupite davanti alle tante brecce, ai tanti segni del passaggio del sisma. Mio figlio cercava di non farsi notare a scattare qualche foto, solo per testimonianza, perché era come invadere un riserbo, un qualcosa di profondo che va lasciato a loro, i Ferraresi. Per il resto tutto ordinato e tranquillo, preservato nel voler a tutti i costi continuare.
Ma l’emozione più toccante l’ho avuta al momento della Cerimonia, nei locali della fondazione Navarra, zona est di Ferrara, oltre le grandi Mura di confine.
Vi vorrei riportare alcuni passaggi; innanzitutto le parole d’esordio del Segretario del Premio, professor Emilio Diedo: «Molti si chiederanno perché abbiamo voluto comunque svolgere oggi la Cerimonia di Premiazione di questo Premio a cui teniamo molto. Abbiamo abolito i due spettacoli d’artificio, quello di apertura di venerdì e quello di domenica 3, per destinare la spesa ai nostri concittadini, ma questa Cerimonia andava salvaguardata, perché è attraverso la Parola che ci sentiamo vivi, fratelli, la parola scritta è immortale e il suo è un messaggio di Speranza. Da ogni tragedia si può trarre la forza di ricominciare. Oltre a ciò molti dei premiati sono scrittori di Ferrara, che pur coinvolti da questo evento, sono qui oggi con noi. Altri giungono da lontano, Bergamo, Frosinone, Vicenza, Trento, Livorno. C’è un legame tenace di amore per la vita che lega ognuno di essi. Ricordiamo il patrono San Maurelio, fondatore del primo nucleo di Ferrara, che vigila e ci ricorda di non disperare nella divina Provvidenza. Infine queste Medaglie del Presidente della Repubblica Napolitano, a rappresentare l’Italia tutta.»
Altro intervento che mi è rimasto nel cuore sono state le parole toccanti della Presidente della Giuria, nonché dell’Associazione Culturale “Gruppo Scrittori Ferraresi”, dottoressa Gianna Vancini: «Sono una terremotata, sono qui a mani nude davanti a voi del pubblico. Sto attraversando un momento molto, molto difficile, non credevo la mia vita potesse ribaltarsi in questo modo. Ma era mio dovere essere qui, per chi è giunto da lontano, per chi ha scritto, per chi legge, per la Letteratura.»
Uno dei poeti, arrivato dalle zone toccate dal sisma, è stato di una semplicità drammatica: «Domani mio figlio riceverà la sua Prima Comunione, ma non abbiamo più la chiesa, è crollata. Eppure festeggeremo tutti insieme al paese, le nostre vite si sono mescolate come le macerie.»
Il fatto poi che sia risultato vincitore il mio racconto che parla della tragedia delle Torri Gemelle, scelto dalla Giura prima ancora del subentrare degli eventi che conosciamo, è una coincidenza che colpisce e rincuora allo stesso tempo.
Non dimenticherò facilmente questa Premiazione, a suo modo, seppur nella tragicità del momento, immensa. Porto ancora impresso il ricordo di aver toccato con mano la fragilità del vivere, del come tutto ciò potrebbe capitare ad ognuno. Già due o tre scosse, quella di martedì 29 in particolare, mi hanno colto di sorpresa, seppur abitando nelle Valli Bergamasche, tra il forte clangore dei vetri, degli armadietti che sbattevano, del tremare della stanza e del sussultare del pavimento, e mi è difficile non immaginare oggi cosa possono provare coloro che sono là. E il mio percorrere sabato 2 giugno quei luoghi antichi che ho studiato e letto sui libri di storia, in qualche maniera mi ha fatto sentire partecipe davvero dell’essere Italiana.
Siamo davvero solo briciole nell’immenso disegno dell’infinito, ma in noi è racchiuso il seme dell’immortalità.
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E ‘stato interessante leggere il tuo post. Non sono d’accordo con te su tutto, ma poi è anche la tua opinione….