Van Gogh e il suo incessante desiderio d’amore in mostra a Vicenza

Van Gogh e il suo incessante desiderio d’amore in mostra a Vicenza

Van Gogh, tra il grano e il cielo, Vicenza

A Vicenza una mostra dedicata al grande genio olandese è visitabile fino all’8 aprile 2018.

Van Gogh, tra il grano e il cielo”, questo il titolo dell’esposizione allestita nella Basilica Palladiana che racconta un uomo dalla personalità contorta, bipolare, che cambiava umore da un momento all’altro, ma che nel suo profondo ha sempre cercato ardentemente e forsennatamente di essere amato.

Una ricerca sofferta e lacerante, scaturita fin dall’infanzia e da una famiglia che non lo ha mai compreso. Come ribadisce il professor Marco Goldin, organizzatore e curatore della mostra: “Lo hanno definito “pittore folle” soltanto perché aveva atteggiamenti strani, frutto di una vita di dolori. La sua vita è stata un vero e proprio calvario, ha vissuto nel dolore e nella disperazione sin dal giorno in cui è nato”.

Centoventinove opere presenti tra quadri e disegni, esposte grazie alla collaborazione con il Kroller-Muller Museum di Otterlo, in Olanda, che raccontano i suoi dieci anni di produzione artistica, gli ultimi dieci anni della sua giovane vita, oltre alle numerose lettere che il pittore scriveva al fratello Theo.

Campo di grano con volo di corvi, Van Gogh

Vincent Van Gogh nacque il 30 marzo 1853, proprio il giorno dell’anniversario della morte del fratellino Vincent, da cui il pittore prese il nome. Già questo evento gli sbarrò la strada verso l’amore dei genituori, che considerarono fin da subito quel gracile bimbetto l’usurpatore del ruolo di primogenito, che sarebbe spettato al figlioletto morto.

Vincent crebbe con la maledizione di un nome che non gli apparteneva, attraverso il quale tutti ricordavano quel bimbo ormai scomparso da tempo. Era un clone, una copia invisibile di un morto. Il ragazzino soffrì molto e crebbe rifiutando le rigide regole sia di casa che di scuola, che lo spinsero a dedicarsi alla religione. Quando ottenne una cattedra di sei mesi in Belgio, alla scuola evangelica di uno sperduto villaggio di minatori, il cuore palpitò. Furono mesi di incessante dedizione verso i poveri, i malati, i bisognosi, vivendo egli stesso in mezzo a quella povera gente, portando conforto e protezione, calore e sollecitudine. Ma se i minatori lo adoravano, ai superiori non era simpatico, perciò non gli rinnovarono l’incarico. Van  Gogh era allo stremo. Fu in qusto periodo che iniziò a dipingere. Aveva ventisette anni. Cercava un lavoro per vivere e pensò che tutta la sofferenza che provava, non potendo più esprimerla con le parole e i sermoni, poteva esprimerla con i pennelli.

Ma non trovò pace. Dipingeva come un forsennato, eppure tutte le delusioni che si teneva dentro esplodevano improvvisamente in attacchi di furia che lo lasciavano esausto e devastato.

Si trasferì nel Sud della Francia dove conobbe il pittore Paul Gauguin, con cui divise la casa. Ma anche questa amicizia fu burrascosa.

vincent_van_gogh_il_giardino_dell_ospedale_a_saint_rmy_1889

Si innamorò spesso, profondamente, ma non venne mai corrisposto. Quandò dichiarò il suo amore alla cugina Cornelia, lei gli rispose che lo disgustava. Per dimostrarle che il suo amore era sincero, Vincent si bruciò la mano sulla fiamma di una candela, ma non bastò a conquistarla.

Finalmente un raggio di luce sembrò penetrare nel suo cuore trafitto e dolorante. Incontrò una ragazza che si prostituiva, di nome Sien. Non aveva nulla di speciale, era malata, rovinata dal vaiolo, ma colpì nell’intimo il pittore, che provò di nuovo quell’antico senso di protezione che da sempre mostrava verso gli umili e gli indifesi. La ragazza era incinta e aveva già una bimba, ma Van Gogh decise che quella sarebbe stata la sua famiglia, quella che aveva sempre sognato e mai avuto. Nel momento in cui espresse l’intenzione di sposarla, i genitori cominciarono a mettere in giro la voce che era malato di mente.

Tutto crollò.

Van gogh a Vicenza

Van Gogh nel 1888 si invaghì di un’altra prostituta, Rachele, ma anch’essa lo umiliò deridendolo. Fu in quell’occasione che Vincent si tagliò un orecchio, lo mise in una busta e lo portò a Rachele, che lavorava in un bordello. Ma per questa provocazione lo rinchiusero in un manicomio a Saint Remy.

Iniziò il cammino verso l’annientamento completo. Tentò di uccidersi una prima volta con dei colori velenosi, poi, a trentasette anni, riuscì nel suo intento. Voleva morire, nessun posto ormai su questa terra avrebbe accolto la sua anima disperata d’amore. Si uccise con un colpo di pistola. Nei suoi ultimi istanti riuscì a mormorare all’amato fratello Theo: “La mia tristezza non avrà mai fine”.

Era il 29 luglio 1890.

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