Un anniversario del ricordo al Rifugio Calvi
per l’ultimo famèi Modesto Carrara
Modesto Carrara aveva solo 18 anni quando il 26 luglio 1962 si tuffò nella pozza che alimenta i Bacini dell’Enel sotto la diga di Fregabolgia e non era più riemerso. Il pianoro si trovava sul sentiero verso il Rifugio Calvi, presso la pozza detta “Presa della Capra”.
Sono passati 55 anni, ma i discendenti non dimenticano quel giovane bergamino, uno degli ultimi abitanti del piccolo borgo di Predale, sull’Altopiano Selvino Aviatico. Era partito un giorno di inizio giugno verso il Rifugio Calvi come bergamino e non mai più ritornato a casa.
Un tempo, all’inizio dell’estate, si portavano le mucche in alpeggio e anche gli abitanti delle varie borgate dell’Altopiano Selvino Aviatico seguivano questa consuetudine. Modesto era uno dei “famèi”, i ragazzini che all’inizio di ogni estate lasciavano le loro case in valle per salire sui monti e accudire il bestiame al pascolo. Quel giugno del 1962 il giovane Modesto aveva compiuto 18 anni. Erano anni che sopportava mesi di isolamento e solitudine, con la sola compagnia del suono dei campanacci nei lunghi crepuscoli estivi. Era stanco. Il papà Stefano lo convinse a salire per l’ultima stagione al Calvi, assicurandogli che sarebbe giunto a dargli il cambio la sera del 26 luglio. Così Modesto aveva ubbidito. All’arrivo in baita aveva a lungo implorato il cugino Guido, che lo aveva accompagnato, di rimanere con lui per qualche giorno: aveva un presentimento, era travolto dalla nostalgia, era solo e spaurito. Ma Guido stava iniziando l’apprendistato come fabbro e non poté accontentarlo. L’ultima immagine che ebbe di lui fu quel suo amato cugino che lo salutava dall’alto del costone, il cuore gonfio di lacrime trattenute e di struggente addio.
Il 26 luglio, dopo 40 giorni di solitudine, Modesto era elettrizzato per l’imminente ritorno a casa. Per rinfrescarsi e partire bello pulito, poco prima di mezzogiorno si tuffò nella pozza che alimenta i bacini dell’Enel. Era un luogo situato poco sotto la diga di Fregabolgia, una pozza detta “Presa della capra”. Non era più riemerso.
Il papà Stefano, lacerato da un terribile senso di colpa, cominciò a deperire tragicamente. Dopo qualche tempo lui e la moglie Bepa presero la sofferta decisione di lasciare per sempre quella casa dove ancora riecheggiava la voce di quel giovane figlio tanto amato. Si trasferirono in pianura, a Ospitaletto, in casa di una delle figlie che viveva là. Ma l’anno seguente Stefano morì di crepacuore, lontano dai suoi monti, lontano da suo figlio, ancora e sempre invocando il giovane Modesto.
Con la sua morte iniziò anche la decadenza e l’abbandono del borgo di Predale. Esso venne lasciato vuoto ed esposto alle intemperie e ai rovi, i quali piano piano ricoprirono le mura delle abitazioni.
Per ricordare quella giovane vita strappata al futuro, il cugino Guido, di 15 anni, realizzò una croce di ferro, il suo primo lavoro come apprendista fabbro. In occasione del primo anniversario la portò lassù nel punto in cui il cugino era scomparso. Qualche anno dopo venne aggiunta anche una lapide bianca con la sua fotografia, portata a spalla dal fratello maggiore di Modesto, Ettore.
L’ANNIVERSARIO DEL RICORDO
Oggi, 29 luglio 2017, dopo 55 anni dalla scomparsa del giovane bergamino, alcuni nipoti, i cugini Guido e Oliviero, parenti, familiari e alcuni conoscenti sono ritornati lassù, sul pianoro accanto alla pozza detta “Presa della Capra”, per ricordarlo. Dopo un momenti di raccoglimento carico di emozione nel quale si è rievocata la storia di questo ragazzo sfortunato, è stata posizionata una nuova lapide. È realizzata in un unico blocco di pietra di ardesia di Branzi, in sostituzione di quella vecchia irrimediabilmente scheggiata e rotta in più punti.