Recital lirico della soprano Ivanna Speranza a Selvino per il Centenario della morte del tenore Federico Gambarelli

Recital lirico della soprano Ivanna Speranza a Selvino per il Centenario della morte del tenore Federico Gambarelli

Recital lirico di Ivanna Speranza a Selvino per il Centenario della morte del tenore Federico Gambarelli

Un concerto per il Cigno. Così era nominato dai giornali dell’epoca il bergamasco Federico Gambarelli, uno dei più grandi tenori di di fine 800, personaggio istrionico, appassionato, la cui vicenda si snoda non senza colpi di scena tra le due vocazioni che scandiranno la sua breve ma intensa vita: il richiamo del sacerdozio e il fortissimo desiderio di cantare. Giunto al clou di una folgorante carriera, ecco nel febbraio 1890 l’incontro casuale in Messico con la Madonna di Guadalupe, Patrona dell’America Latina. Ricevette in dono dai Padri Gesuiti della Città di Puebla, dove si era esibito in una delle tappe del tour, una tela dipinta raffigurante la Madonna Morenita, meticcia. Era la copia fedelissima dell’immagine miracolosa di Maria apparsa il 12 dicembre 1531 sul Colle di Tepeyac, una altura sopra Città del Messico, al povero contadino azteco Juan Diego, da 2 anni convertito al cattolicesimo. Misteriosamente rimase  impressa sul suo mantello di agave.

A Selvino per il Centenario della morte del Tenore Federico Gambarelli: da sinistra maestro Damiano Carissoni, regista Andrea Santopietro, soprano Ivanna Speranza, voce narrante autrice Aurora Cantini, presentatrice Michela Podera

Nel viaggio di ritorno, la nave Africa fu a un passo dal naufragio a causa di una devastante tempesta, stava per sprofondare nelle voragini dell’abisso, ma l’invocazione alla Madonna di Guadalupe da parte di Gambarelli permise alla nave, miracolosamente, di guadagnare la superficie come rimorchiata da una forza misteriosa. Da quel momento la profonda devozione che ne seguirà segneranno definitivamente le sorti della sua esistenza, inducendolo a costruire un Santuario ad Albino diffondendo per la prima volta il Italia il culto verso la Madonna di Guadalupe. Decise quindi di ritirarsi dalle scene per dedicarsi alla vita ecclesiastica, conservando fino all’ultimo respiro l’amore per il bel canto e per la propria terra.

A Selvino era di casa e mai si tirò indietro quando gli chiedevano di cantare. Già il 5 agosto 1912 cantò la Messa Solenne in occasione dell’ammodernamento del piccolo santuario della Madonna della Neve, ripetendo la sua celebrata esibizione anche il 5 agosto 1921. Fu l’ultima sua esibizione pubblica, l’ultimo suo Canto. Da quel momento si ritirò nel suo Castello di Selvino, acquistato e ampliato con i guadagni delle sue innumerevoli tournée in giro pe ril mondo, quando mandava letteralmente “in delirio le folle”.

A fargli compagnia anche in quegli ultimi mesi il suo grande amico e coscritto, entrambi del 1858, Giacomo Puccini. Si andava spegnendo, si sfogava, si arrabbiava, non accettava la sua ineluttabile fine. L’agonia più lunga e dolorosa. Gli ultimi giorni chiese di essere trasportato ad Albino, nel suo santuario, assistito dalla sorella Catina e dal servo Pinotto. A 64 anni, alle ore 14 del 5 giugno 1922, si spingeva l’indomita baldanza di una delle più prorompenti voci del panorama lirico nazionale.

A Selvino il Recital lirico della soprano Ivanna speranza, guidata al pianoforte dal maestro Damiano Carissoni. Voce narrante la poetessa e scrittrice Aurora Cantini per il libro “Una voce dimenticata” uscito nel 2018 in occasione del 160° anniversario della nascita, sua e del suo coscritto e caro amico Giacomo Puccini.

In un libro l’epopea del grande tenore bergamasco Federico Gambarelli Monsignore

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