QUANDO ERA SOTTILE IL CONFINE
TRA IL MONDO QUOTIDIANO E L’ALDILÀ
evocazioni di un tempo lontano
nei ricordi delle offerte ai Morti
Un tempo alla fine dell’estate sulle montagne, quando ormai anche l’ultimo covone era stato trasportato alla stalla o al fienile, nei campi spazzati dal vento e dalle prime nebbie rimanevano solitari sui pendii gli ultimi scampoli di fieno, come dimenticati tra le zolle.
Ma non era così. Un tempo gli Spiriti passeggiavano sulla terra, e sottile, quasi evanescente, era il confine con l’Aldilà. I contadini ben lo sapevano, come sapevano che anche coloro che erano vissuti sulla terra prima di loro andavano ricordati con un dono, quello stesso a cui avevano dedicato la vita. Il frutto della terra. Così l’ultimo fieno rimasto era per i Morti, per i “mórcc” in dialetto bergamasco.
Questa tradizione affonda le sue origini nei secoli, tramandate soprattutto nel Nord Europa, ma poi diffuse anche sulle Alpi e nei territori montani. L’ultimo fieno veniva accatastato nelle cosiddette “Stalle dei Morti”, situate ai due capi del paese, dove veniva messo all’incanto e il ricavato andava alla chiesa.
Un “sacrificio” rituale, spirituale, evocativo, perché vivi e morti danno lo stesso seme, producono nuovi frutti, rinascono e ritornano, fino alla fine del tempo. Ogni mese i bambini avevano anche il compito di passare di casa in casa a raccogliere le uova per i Morti: “ i ‘ndàa a sircà sö i öf per i Mórcc”, (andare a cercare le uova per i morti). Esse venivano poi vendute e il ricavato andava alla Chiesa.
IL PRIMO NOVEMBRE
Il Primo Novembre, festa di Ognissanti, ci si recava in Processione al cimitero, per andare a prendere i morti, “indà a tö i morcc”. Infatti la sera di Ognissanti si portavano a casa i propri defunti fino all’Ottava, cioè la domenica successiva. Per tutto l’ottavario i morti ritornavano nelle case dove un tempo avevano vissuto e sfioravano la vita dei vivi, che dovevano mostrasi rispettosi e cortesi, consapevoli che gli Spiriti erano accanto a loro.
Per questo ogni sera si recitava il “De profundis”, che in italiano significa “Dal profondo (dell’abisso)”, un brano evocativo facente parte del Salmo 129 e recitato nelle Liturgie dei Defunti.
IL “DE PROFUNDIS”
LatinoDe profùndis clamàvi ad te, Dòmine;
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Italiano (traduzione letterale)Dal profondo a te ho gridato, o Signore;
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LE OFFERTE ALLA CHIESA
Nella chiesetta di San Rocco in Aviatico, Altopiano di Selvino, si teneva il Registro Cassa dei Morti, in vigore fin dal 1877, nel quale erano elencati i “Doveri dei Reggenti”. Dai documenti emerge che ancora nel 1968 c’erano le Offerte alla Chiesa per il Passio, la Madonna, il Latte. L’usanza del “Passio fieno” era l’offerta di una parte del fieno della domenica quando si era costretti a lavorare nei campi (perché in realtà lavorare nei campi la domenica era vietato, per non creare desiderio di guadagno…)
La “Madonna” era l’offerta per la festa ad essa dedicata. Dare il “latte alla chiesa” riguardava il latte munto la domenica o in giorno di festa usato poi per fare il formaggio: una delle forme veniva messa all’incanto e il ricavato andava alla chiesa. Questo tributo era stato introdotto dai bergamini in alpeggio, i qualim non potendo scendere a valle per le messe per lunghi periodi, si sdebitavano attraverso l’offerta della forma di formaggio della domenica, come segno di fede e preghiera di intercessione e benevolenza. Inoltre all’inizio dell’estate si offriva alla Chiesa un quintale di fieno, oppure una giornata di lavoro, “ü dé de laurà” come tributo propiziatorio ai buoni raccolti.
VITA E MORTE UN TEMPO SI INTRECCIAVANO
Era un mondo in cui Vita e Morte si intrecciavano indissolubilmente. I bambini fin da piccini erano a contatto con la fragilità e la precarietà del vivere e non temevano la Morte. Croci e cerchi, simboli incisi sulle architravi e sui portoni, di richiamo celtico, quasi magico, erano diffusissimi sulle montagne delle Prealpi. La comunicazione con esso era incessante, continua, necessaria. La “porta” fra i due mondi era il prete, il Parroco. Il mondo dell’Aldilà sconfinava nel mondo quotidiano, non vi era distacco né limite tra di essi e i contadini avevano la consapevolezza di essere piccoli, minuscoli, davanti al potere del mondo “Oltre”.