Margaret Bourke-White prima donna fotografa a entrare nell’ex URSS e a salire sui gargoyle del Chrysler

Margaret Bourke-White prima donna fotografa a entrare nell’ex URSS

e a salire sui doccioni gargoyle del Chrysler Building

NEW YORK, UNITED STATES – JANUARY 01: LIFE photographer Margaret Bourke-White making a precarious photo from the Chrysler Building. (Photo by Oscar Graubner/The LIFE Images Collection via Getty Images/Getty Images)

Una donna che decise di amare la macchina fotografica e considerarla la sua migliore amica. Una macchina fotografica per immortalare la vita. E una donna che per la prima volta usa la macchina fotografica non per farsi fotografare, ma per fotografare.

Margaret Bourke-White fu la prima. Prima a catturare in uno scatto l’epopea industriale. La prima ad avere il permesso di entrare in URSS come fotoreporter nel 1930 per realizzare un reportage sull’industria sovietica. La prima accreditata nel gruppo della redazione del settimanale Life.

La prima a sporgersi dai doccioni di uno dei più superbi e spettacolari grattacieli di New York, il Chrysler Building, completato nel 1930, quando era ancora in costruzione l’empire State Building. L’immagine famosissima che la vede appollaiata sul dorso di una delle mastodontiche aquile d’acciaio, le gargoyle,  ci fa trattenere il respiro. Spontaneo è soffocare un grido di avvertimento per la temeraria posizione.

Ma in realtà, come si legge nel blog che racconta i segreti del Chrysler, Margaret lassù, sotto quella cupola argentata, ci abitava. Aveva lo studio che dava proprio sulla piattAFORMA SOTTO LA CUPOLA. La  prima anche in questo. “Al piano superiore, Walter P. Chrysler aveva un appartamento privato e un ufficio e si diceva vantasse di avere il bagno più alto a Manhattan. Ma la fotografa LIFE Margaret Bourke-White, famosa per le sue immagini sui grattacieli degli anni ’20 e ’30, viveva in un altro appartamento al 61 ° piano. Fu su questo piano che la stessa Bourke-White fu fotografata in cima a uno dei gargoyle nel 1934. Il contratto d’affitto fu firmato da Time, Inc. perché l’edificio non l’avrebbe affittato a una donna, nonostante la sua ricchezza e fama. Ha pagato 387,92 USD al mese per vivere lì, una buona quantità di denaro al momento. Nel denaro di oggi, sarebbe US $ 6,949,35“. (citazione testuale dal blog “I 10 importanti segreti del Chrysler building).

Margaret fu anche la prima a seguire i caccia bombardieri americani nel 1943 in uno degli attacchi dell’esercito tedesco, uno dei più violenti.

Ma nonostante tutto ciò, era una donna. Minuscola, vulnerabile, esposta. Per questo magnifica. Eroica. Fiera e indomita.

Cosa la spinse a cercare di raggiungere l’invalicabile? Cosa la portò a inseguire lo scatto?

“Trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che nessuno avrebbe potuto immaginare prima, qualcosa che solo tu puoi trovare perché, oltre ad essere fotografo, sei un essere umano un po’ speciale, capace di guardare in profondità dove altri tirerebbero dritto”.

Margaret documentò l’avanzata del nazismo e l’addensarsi del terribile incubo che fu la Seconda Guerra Mondiale. Eppure tornò a Mosca nel 1941, decisa a raccontare la vita quotidiana di questa parte del mondo. Ed è proprio durante la sua permanenza nella capitale che riuscì a fotografare il primo attacco aereo tedesco, un bombardamento notturno. Posizionò sul tetto dell’ambasciata ben 5 apparecchi con lunghi tempi di posa. Questo risultato le permise di diventare la prima donna accreditata dall’esercito americano come fotografa di guerra. Nella sua uniforme, disegnata appositamente per lei, descrisse con la sua macchina fotografica i momenti più profondi dell’animo umano nel buio della guerra. Volti di giovani soldati spaesati, frantumati, desiderosi di vicinanza, nostalgici, malinconici. Istanti di tregua a ridosso delle linee nemiche, prima dell’attacco, nel cessare dei mortai.

Entrò a Buchenwald seguendo le truppe del generale Patton. Ne rimase sconvolta. Il suo dolore e la sua angoscia erano talmente devastanti che scattava fotografie a ritmo ininterrotto senza nemmeno mettere a fuoco. Eppure quegli scatti tragici dei prigionieri, delle baracche, dei forni crematori, del filo spinato, dell’eccidio immane sono ancora oggi memorie preziose e immortali.

Margaret Bourke-White

Dopo la guerra continuò a girare il mondo, incontrò Ghandi varie volte, spesso ritraendolo nella semplicità di istanti quotidiani (come la famosissima fotografia dell’arcolaio). L’ultimo incontro avvenne solo sei ore prima che venisse assassinato.

Sudafrica, apharteid, schiavismo, e poi Corea, la guerriglia, la sofferenza della popolazione.  Pagine senza filtri, come senza filtri era il suo sguardo sul mondo. Nel 1953 le venne diagnosticato il morbo di Parkinson.

La farfalla si chiuse nel bozzolo, scrivendo e raccogliendo storie e istanti, pubblicando libri. Non aveva nessuna intenzione di fermarsi. Il 27 agosto 1971 ebbe una caduta accidentale in casa che non le lasciò scampo. Una macchina fotografica lasciata in un angolo. Sola, ma non in solitudine. Accanto a lei un mondo di fotografie, ognuna amata, ognuna accarezzata. Noi siamo istanti. Fotografie del cuore. Grazie anche a Margaret e alle donne come lei.