Le Madonne Vestite,
quando il divino si avvicina all’uomo
“…O Vergine Maria,
Santa Madre di Dio,
a Te volgiamo il nostro lamento di pellegrini,
mentre vaghiamo esuli
tra le rovinose pietre
di queste contrade svuotate.
Di ognuno di questi tuoi figli
Tu conosci il cuore schietto e generoso,
l’animo forgiato dalla roccia di montagna,
il passo ardito di chi percorre sentieri impervi…”
(Aurora Cantini, inedita)
Per secoli amatissime da parroci e fedeli e diffuse in tutta Italia, le statue lignee snodabili delle Madonne Vestite rappresentavano la vicinanza “umana” a Dio e aiutavano i fedeli ad avere un contatto più diretto con il divino, reso simile all’uomo. La prima Madonna vestita risale al 1562. In una chiesa di Venezia una sola Madonna aveva ben 61 abiti completi.
Introdotte in Italia dagli Spagnoli, le Madonne Vestite, con o senza il Bambinello in braccio o Neonate nella culla, mostravano una vera e diretta somiglianza con il mondo umano, offrendo una prova concreta della realtà dell’Incarnazione, dimostrando così che il Sacro non è qualcosa di “aldilà”, ma da sfiorare e accarezzare, toccare e vedere. Ed era un rito sacro, un privilegio di pochi, le “vestitrici”, poter vestire le Madonne in occasione della festa, spesso con abiti sontuosi, dono delle famiglie ricche, gioielli e addirittura trucco, acconciature armoniose, anche con capelli veri. Un onore tramandato da madre in figlia in una cerimonia quasi da “Investitura” che rendeva il privilegio sacro e inviolabile. Pure San Francesco aveva l’abitudine di abbracciare a baciare il Divin Bambino nel Presepe da lui stesso inventato.
Madonne dolcissime e amorevoli, dolenti e addolorate, serene e quiete: poterle toccare, sfiorare, rendeva il legame con la Madre dell’Umanità ancor più forte, radicato, perenne, avvincendo e intrecciando le storie degli uomini con la storia Universale e con il luogo dove la Madonna è venerata. Gli abiti venivano spazzolati, rammendati, ritoccati seguendo istruzioni tramandate da generazioni: mentre cucivano le donne pregavano, pronunciavano suppliche, chiedevano a Lei, Madre Misericordiosa, di vegliare sui cari, sugli uomini lontani, sulla fatica del lavoro nei campi, sui bimbi malati, sugli anziani abbattuti, sui vivi e sui morti. Nei giorni precedenti la festa, la Vergine veniva tolta dalla sua vetrina sull’altare, di solito posto a sinistra nella navata. Con cautela la si appoggiava sul suo piedistallo e lì avveniva il cambio del vestito: con dolcezza le si toglieva l’abito “di tutti i giorni” per farle indossare il sontuoso broccato e damasco intessuto con filo d’oro. Erano giorni di grande riserbo e meditazione, durante i quali la Madonna non poteva essere vista da nessun rappresentante di sesso maschile.
Una volta completata la vestizione, nel giorno della ricorrenza, l’evento centrale era la Processione, con il trono della Madonna e il baldacchino impreziosito da pietre luccicanti, circondato da una Corona retta da angeli in volo, i “Cherubini”, detti anche Putti. Era portato a spalla dai devoti e dalle Confraternite, che si accaparravano l’onore di portare la Madonna dopo essersela aggiudicata all’incanto.
Le Madonne Vestite delle chiese dell’Isola di Ischia
Ma come erano le Madonne Vestite?
Le statue erano in legno, blocchi squadrati e grezzi, che ricordavano la semplicità del mondo contadino, e la manualità dell’intagliatore del legno. Erano alte circa un metro e mezzo, secondo l’altezza comune alle donne dell’epoca. Solo i piccoli piedini, le delicate mani che reggevano il Bambinello o il Rosario e il viso incantevole erano rifiniti con precisione e cura.
Poi sparirono per volere di Papa Pio X (Papa dal 1903 al 1910). Troppo umane quelle statue, troppo da “fiaba”, troppo profonda questa intimità con l’immagine venerata, quasi un rito di superstizione che assomigliava molto, troppo, al paganesimo.
Subito i Vescovi misero in pratica la decisione del Papa e iniziarono puntigliosi rastrellamenti delle Madonne vestite, che vennero bruciate, ma molti preti le nascosero nelle soffitte delle sagrestie o in piccole chiese poste in zone periferiche del territorio.
A Sondrio la cacciata delle Madonne Vestite
Profonda fu la ferita che colpì quel mondo contadino che stava ormai scomparendo, e fu come sradicare un ricordo, un affetto familiare, un legame della nascita.
Si dimenticò, si nascose la memoria, scese il silenzio. Nel 2005 si contarono 40 Madonne salvate in piccole chiese e altre 90 distrutte. Oggi nei paesi di montagna delle Alpi si ritrovano ancora a volte le Madonne Vestite, sopravvissute alla distruzione. Ma sono tante quelle che giacciono dimenticate e in rovina negli angoli bui delle soffitte nelle canoniche delle chiese. Si stanno però muovendo varie Associazioni che ripropongono al pubblico la magia delle Madonne Vestite attraverso molteplici mostre itineranti.
GLI ARTICOLI SULLE MOSTRE
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L’articolo su L’Eco di Bergamo dedicato alle Madonne Vestite
LA MADONNA VESTITA DEL ROSARIO DI AMORA
La statua della Madonna Vestita del Rosario di Amora, risalente al 1700, è in legno, con viso, torace e braccia che terminano in un unico blocco squadrato; è coperta da un decoratissimo vestito damascato coordinato all’ampio mantello, proposto in due abbinamenti: uno verde acqua da indossare per l’esposizione quotidiana in chiesa e l’altro, ricco di preziosissimi inserti dorati in broccato e fili d’oro con fiori e decori sovrapposti in tulle e organza, da sfoggiare in occasione della festa. Il cambio dei vestiti richiedeva un consistente lavoro da parte delle donne che dovevano a lungo ”trebülà” (faticare) con ago e filo per cucire il pesante e ingombrante vestito addosso al manichino.
Stessa cura andava riservata al Santo Bambino in braccio, vestito con lo stesso tessuto della Vergine. Anche i paramenti e le tovaglie richiedevano lungo impegno e precisione, infatti il filo dorato che impreziosisce le passamanerie, essendo metallico, è molto difficile da lavorare; ogni punto richiede certosina precisione, deve collocarsi alla perfezione alla prima gittata, non è concesso sbagliare, pena un danno irrimediabile al tessuto. Le ragazze imparavano dalle suore questa delicatissima arte ed erano scelte con attenta selezione. Ancora oggi le Suore del Convento di Zogno rattoppano e aggiustano il vestito della Vergine per la chiesa di Selvino.
Una volta completata la vestizione, l’attenzione andava rivolta all’abito smesso, che doveva essere riposto con estrema cura e preservato da tarme, umidità, muffa e roditori. Da una cartolina datata 8 ottobre 1939 si deduce che la Madonna Vestita del Rosario di Amora scampò alla distruzione voluta da Pio X, grazie probabilmente alla popolazione o al parroco, o anche perché il paesino era isolato, lontano dalla Diocesi centrale e poco controllato dagli emissari della Curia.
Proseguì la devozione alla Madonna Vestita fino ai primi anni Sessanta, quando il parroco, don Arturo Ruggeri, ebbe tardivamente una riminiscenza del decreto di Papa Pio X e decise che la statua “portava pensieri peccaminosi e carnali agli uomini” (testuali parole) perciò andava eliminata. La Sacra Madonna Vestita venne sostituita da una più “decorosa”, che fece il suo ingresso nel 1963. Era scolpita da Angelo Gritti, lo stesso scultore della Madonna Assunta di Ganda (e probabilmente anche di quella di Aviatico) che aveva la sua bottega in Città Alta, a Bergamo.
La precedente statua vestita venne deposta nella “Sagrestéa olta” (la Sagrestia Alta) e là sempre rimase, con i suoi due vestiti ammonticchiati in due bauli in un angolo. Il suo involucro, ricoperto da un lenzuolo, sembrava una misteriosa figura che improvvisamente appariva ai chierichetti che si avventuravano lassù, accanto ai possenti busti dei quattro antichi Papi. Erano simili a ombre cupe nei loro profili con le tiare, tanto da sembrare inquietanti guerrieri nascosti nella penombra, pronti a sorprendere gli intrusi. Nei bauli si deteriorarono i due sontuosi abiti e anche il Bambinello, gettato alla rinfusa, si spezzò in vari punti, perdendo pure un braccio. Su tutto cadde il silenzio.
IL RITORNO DELLA MADONNA VESTITA
Io, Aurora, volevo vedere cosa ne era stato della Madonna Vestita di cui tanto avevo sentito parlare fin da bambina ma che non avevo mai visto di persona. Perciò un giorno d’estate del 2012 chiesi alla sagrestana Maddalena Carrara se esistesse ancora. Alla sua risposta affermativa chiesi di poterla fotografare. Al mio arrivo in sacrestia ecco la sorpresa: la Madonna Vestita mi attendeva sul suo piedistallo, avvolta in un delicato abito di damasco e broccato color verde acqua, il mantello le scendeva sulle spalle fino ai piedi; sul capo portava una corona e in braccio aveva il Bimbo Gesù.
Il volto giovane e fresco sembrava palpitare, lo sguardo timido, gli occhi socchiusi, come in ascolto. Io ne rimasi incantata, sconvolta e commossa. Ci giravo in tondo sfiorando il suo viso, accarezzando il suo abito, rimirandola in silenzio, soggiogata.
Ma tanti anni di abbandono e incuria avevano segnato la Sacra immagine. L’odore di muffa era penetrante. I vestiti erano a brandelli, la corona opacizzata, i colori del viso cancellati. Il piccolo Gesù appariva martoriato e colpito.
Grazie al restauratore Giovanni Locatelli papà del pianista Leonardo e parente di una abitante del paese, Luigina Carrara a sua volta nipote di Luigi cantini organista storico di Amora e Sindaco di Aviatico dal 1923 al 1931, nell’estate del 2012 la Madonna ritrovò la brillantezza e la vita. Il vestito verde acqua è stato rammendato da un paziente lavoro di cucito di una donna del paese, la sarta Mirna Santini. Poi fu la volta del secondo abito, quello bianco-dorato, quello più prezioso tessuto a filo d’oro, che fu ritrovato a pezzi in fondo ad un baule in soffitta. La stessa sarta riuscì a rimediare al danno del tempo, aggiungendo i pezzi mancanti di broccato.
Oggi la Madonna Vestita del Rosario di Amora brilla di armoniosa luce. Il restauro di Giovanni Locatelli ha restituito al paese la sua Regina, che oggi torna ad evocare storie secolari di rito e devozione.
LE MADONNE VESTITE DELL’ALTOPIANO
Sono quattro le Madonne Vestite dell’Altopiano Selvino Aviatico sopravvissute alla devastazione e al rogo decretati da Papa Pio X tra il 1903 e il 1910.
1- La Madonna Bambina Vestita nella culla, chiesa di Ganda di Aviatico
La devozione per la Maria Bambina ha origini antiche. Si legge in vari testi religiosi: “Il culto di Santa Maria Bambina nasce in Oriente e viene introdotto nella Chiesa d’Occidente dal Papa Sergio I (VII secolo). Si diffonde in particolare nella diocesi ambrosiana (X secolo) dove testimonianza della devozione verso la natività di Maria è lo stesso Duomo di Milano consacrato da San Carlo Borromeo il 20 ottobre 1572 e dedicato a Maria Nascente. Il cardinal Federico Borromeo (1564-1631), nella sua opera “De pictura sacra” immaginava la raffigurazione della Natività di Maria rappresentata da una bambina avvolta in fasce e adagiata in mezzo ad una grande luce attorniata da angeli maggiori e minori. Ed è ad una Francescana che si deve il modello del simulacro più famoso di Maria Bambina che riprende l’immagine del cardinal Borromeo. Suor Isabella Chiara Fornari, superiora delle Francescane di Todi e dal cui convento venivano diffuse figure di Maria e di Gesù “quando erano pargoletti e di grandezza naturale” modellò il volto in cera tra il 1720 ed il 1730. La statua infatti è più diffusamente costituita da una testa di neonata in cera su un corpo appena abbozzato e completamente rivestito di fasce. Le fasce, la cuffietta e la culla che la accompagna sono di pizzo. Una di queste “bamboline”, nel 1739, venne donata alle Suore Cappuccine di Santa Maria degli Angeli a Milano. Le suore ne propagarono la devozione e ben presto tutta la Lombardia ne venne conquistata, tanto che fin da subito prese piede la tradizione di donare alle giovani spose una statuetta di Maria Bambina nella sua teca di vetro, da porre sopra il comò nella camera nuziale come augurio e benedizione futura.
2- La Madonna Vestita del Rosario di Aviatico
Fu usata ininterrottamente fino al 1947, quando venne sostituita da una statua lignea. Oggi è ammirabile nella chiesetta di San Rocco.
3- La Madonna Vestita del Rosario della chiesa di Selvino
Viene attribuita alla Scuola di Andrea Fantoni simile a quella di Pradalunga ed è onorata ancora oggi.
4- La Madonna Immacolata Vestita della chiesa di Ama di Aviatico
Risalente al 1600, quando la chiesa di Ama era un santuario a lei dedicato, è onorata ancora oggi.
LE TRE MADONNE DEL ROSARIO DELL’ALTOPIANO SELVINO AVIATICO
In tutta la provincia di Bergamo la festa della Madonna del Rosario è molto sentita e diffusa. In particolare l’Altopiano Selvino Aviatico vanta i festeggiamenti di ben 3 Madonne del Rosario.
La festa venne istituita da Papa Pio V in seguito alla vittoria navale riportata a Lepanto dalla flotta cristiana, a bordo della quale vi erano numerosi bergamaschi (tra cui abitanti di Selvino, Aviatico e Amora), contro i Turchi il 7 ottobre del 1571. Proprio quel giorno le Confraternite del Rosario avevano sfilato in solenne processione a Roma, sicchè il Papa aveva attribuito la vittoria a Maria “aiuto dei cristiani” e volle che questa festa fosse chiamata “Santa Maria della Vittoria”. Nel 1573 Papa Gregorio XII° inserì la festa del Santo Rosario per la prima domenica di ottobre, come ringraziamento alle preghiere per la vittoria e nel 1960 la giornata del 7 ottobre fu intitolata alla “Beata Vergine Maria del Rosario”. La storia completa è riportata nel libro “Lassù dove si toccava il cielo” uscito nel 2009, che racocnta la vita contadina dell’Altopiano Selvino Aviatico nella metà del Novecento.
LA POESIA DI PADRE DAVIDE MARIA TUROLDO
“Vergine, fanciulla
giovane, madre,
se Tu non riappari anche Dio sarà triste:
e non avrà più delizie
a stare coi figli degli uomini…”
(P. David Maria Turoldo)
GESÙ BAMBINO VESTITO, DETTO DI PRAGA
GESÙ BAMBINO DI PRAGA PELLEGRINO NELLE PARROCCHIE
In occasione del Giubileo della Misericordia la statua vestita del Gesù Bambino di Praga, ospitata durante l’anno nel Santuario di Arenzano, è portato in pellegrinaggio nelle parrocchie giubilari: dal dicembre 2015 al 20 gennaio 2016 è esposto nella chiesa Parrocchiale di Serina, Orobie Bergamasche.
LA MADONNA VESTITA DELLA CHIESETTA DI SAN ZACCARIA – LIGNANO SABBIADORO-
La riscoperta della chiesetta di San Zaccaria a Lignano Sabbiadoro
Molto interessanti queste tue note Aurora! Sapevo del restauro del vestito ma non della Madonna in legno.
E come sempre ci introduci con amore e passione a nuove conoscenze e ad una visione più ampia di ciò che ci circonda, che riserva sempre sorprese!
Grazie!
Luciana
Cara Luciana, grazie a te!!!!
Quando entrerai nella chiesa di Amora sentirai uno sguardo che ti avvolgerà con dolce e armoniosa
leggerezza: la Madonna del Rosario nel suo abito bianco e oro, piccola grande luce nel buio delle nostre notti sperdute.
Aurora