L’antico borgo bergamasco di Arnosto, dove si parlava il veneziano
Il borgo di Arnosto, intatto nucleo di antiche case di contrada in Alta Valle Imagna, è forse il borgo che più di tutti nella bergamasca unisce l’operosità montanara all’epopea leggendaria delle piste carovaniere, delle vie dei Mercanti e delle intraprendenze commerciali dei valligiani delle Alpi e Prealpi. Essi avevano creato la prima forma di comunità europea attraverso le rotte migratorie e trafficate su cui si spostavano, mettendo in comunicazione reciproca uomini, merci e animali.
Nel 1300 la Repubblica di Venezia stendeva il suo dominio fino alla Lombardia e, a monte, il confine con lo Stato di Milano, e quindi con l’Austria, passava proprio dal borgo di Arnosto. Fino al 1797 questo piccolo scrigno di abitazioni, raccolte e racchiuse dietro una piccola cinta, era sede di dogana veneta. Nel possente e solido edificio, posto a metà del viottolo che attraversava e attraversa il borgo, era acquartierato un piccolo presidio militare, che controllava non strade ma sentieri e mulattiere.
Un cippo indica il confine con il Ducato di Milano.
Il piccolo borgo, posto su un pianoro facilmente percorribile a piedi sull’acciotolato ben disposto e raggiungibile direttamente con l’auto, è situato al confine nord del paese di Fiupiano Valle Imagna. A ovest svetta il Resegone e subito dietro ecco il lago di Lecco e Como. Le case si animano solo in estate, ricche di fiori e curate in ogni particolare, dal batacchio al portoncino, dal cortiletto interno allo stemma dei Locatelli, dai sedili in pietra alle lobbie in legno. I tetti sono interamente costruiti con le piöde, pietre, le lastre di roccia calcarea della Valle Imagna tagliate a fogli sottilissimi.
Nel mio pomeriggio di visita sul finire dell’estate, incrocio l’unico abitante ancora residente, Pasquale Pretalli. Con la saggezza e la lentezza tipica della gente di montagna mi racconta la sua infanzia tra queste mura, frotte di decine e decine di bambini che correvano oltre gli archi in pietra, le massaie intente alle incombenze quotidiane o impegnate al lavatoio, gli uomini nei campi o sulle ripide coste con le mandrie al pascolo.
Mi mostra la casa della sua infanzia, quella dove nacque sua nonna, e quelle dei bisnonni. Oggi sono silenziose ma ancora vigili, con le tracce dei ricordi ancora calde tra i vecchi muri. L’orgoglio di essere un valdimagnino, emigrante e cottimista in pianura, l’ha portato a ritornare quassù, tra le pietre della sua vita. Sopra il portoncino della casa di sua nonna, Pasquale mi mostra lo stemma: raffigura un allocco, simbolo della famiglia Locatelli, originaria della Valle Imagna.
Pasquale dice di non temere la solitudine, anzi, Arnosto è meta accessibile e apprezzata in ogni stagione dell’anno. Mentre parliamo ecco infatti sopraggiungere alcuni escursionisti a piedi, provenienti dalle montagne circostanti.
I due uomini si fermano a cambiare le calzature, poi si rinfrescano al lavatoio. Un’opera quasi intatta nei secoli, con la particolare e unica piccola vasca laterale che serviva a risciacquare i pannicelli dei neonati o a far loro il bagnetto, così da non inquinare l’acqua usata per bere o lavare i panni.
Si chiacchiera sereni nel volgere del pomeriggio, mentre il calore dei muri rilascia calore al cuore.
Arrivederci antica dogana, piccolo borgo nel cuore delle Prealpi bergamasche dove si parlava il veneziano.
2 Risposte a “L’antico borgo bergamasco di Arnosto, dove si parlava il veneziano”
antiche mura che raccontano storie antiche….e la nostra Aurora, come sempre, sa scoprire angoli nascosti che porta alla nostra attenzione con delicatezza e rispetto
Grazie!
Un abbraccio
Luciana
Cara Luciana, il mio amore verso la mia terra di Bergamo mi spinge a cercare di dare memoria, anche solo attraverso un racconto, una apgina, un angolo riscoperto. Il borgo di Arnosto merita davvero una visita, facile, agevole, si arriva con l’auto, si parcheggia e subito si entra nella storia. Aurora
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antiche mura che raccontano storie antiche….e la nostra Aurora, come sempre, sa scoprire angoli nascosti che porta alla nostra attenzione con delicatezza e rispetto
Grazie!
Un abbraccio
Luciana
Cara Luciana, il mio amore verso la mia terra di Bergamo mi spinge a cercare di dare memoria, anche solo attraverso un racconto, una apgina, un angolo riscoperto. Il borgo di Arnosto merita davvero una visita, facile, agevole, si arriva con l’auto, si parcheggia e subito si entra nella storia. Aurora