Il 1978, l’anno dei tre Papi

L’anno dei tre Papi,

il 1978

L’anno 1978 era un anno che fin dal suo avvio era destinato a portare lacrime e dolore. L’infuriare delle stragi e degli attentati dei vari Gruppi armati rendeva ogni giorno quasi una conquista. Ci si era quasi abitati, a quelle notizie di apertura nei TG, nelle quali si annunciava l’ennesima giovane vita trucidata ai margini di una strada. Picchetti all’ingresso delle scuole, manifestazioni, lacrimogeni, Celerini in tenuta antisommossa, molotov lanciate contro vetrine e sedi varie, e poi, di lì a qualche giorno, la “vendetta” del gruppo armato rivale. Con un nuovo nome da aggiungere all’infinita lista dei ragazzi morti negli “Anni di Piombo”.

I RAGAZZI DEL ’77, di Enrico Scuro

Ma la devastazione avvenne il 16 marzo, con il rapimento di Aldo Moro, ad opera delle Brigate Rosse. Fino all’ultimo quasi non si voleva credere che fosse davvero potuto accadere… “Finché si ammazzano tra loro…”, oppure “Finché a morire sono solo delle teste calde…”   Ma poi Aldo Moro venne ucciso. E caddero tutte le certezze. Ideali frantumati. Sogni e illusioni sgretolati.

Nei Giorni di Aldo Moro

Eppure di una cosa quell’anno nero, che registrò il maggior numero di attentati e di morti, fu portavoce: il potere della Fede. Il potere del cambiamento.

Paolo VI

Il 6 agosto 1978 moriva Papa Paolo VI. Un Papa Candido, così lo chiamavo io nei miei diari di adolescente, un Papa mai arrabbiato. Un Papa saggio. Intellettuale. Un Papa mai sopra le righe, mai “grintoso”, ma nello stesso tempo tenace, presente. Io stessa, ragazzina ribelle, non riuscivo a trovargli nessun difetto. Non ne erao un fan sfegatata, ma lo rispettavo. Semplicemente. Quel suo candore di volto, di pelle, di vestito, faceva quasi da scudo al nero degli Anni di Piombo, al rosso del sangue sgocciolato sull’asfalto. Il suo silenzio era quasi una musica che alleviava il cuore tra le sparatorie e le notzie urlate.

Albino Luciani

Il 26 agosto però esplose la gioia. Papa Albino Luciani si affacciava al balcone. Quel sorriso non lo dimenticherò mai. Mi fece innamorare. Assomigliava anche fisicamente a mio papà Mansueto. Eliminò gli sfarzi dell’Incoronazione, voleva camminare in mezzo alla gente. Voleva mescolarsi ai passi dell’Umanità. Mi piacque moltissimo il fatto che scelse due nomi importanti da unire in un unico significato: Papa Giovanni Paolo. Era di una dolcezza che ti spingeva a essere buono anche solo per rispetto nei suoi confronti. Ma come in una fiaba dal finale terribile, giunse quella mattina del 28 settembre. Arrivai a scuola con la mente proiettata verso la materia che odiavo: l’esperimento di algebra. Ma trovai ad accogliermi la notizia terribile. Il mio piccolo grande Papa non c’era più. Se ne era andato nella notte. Scomparso nel silenzio ancor prima del sorgere del sole. Ma in quei 33 giorni aveva abbracciato il mondo.

C’era una certa ansia nel seguire il nuovo Conclave. Ci si domandava cosa sarebbe successo ora. Chi sarebbe arrivato.

Karol Wojtyla

E come un uragano potente, tumultuoso, dirompente, arrivò Lui. Quello era davvero il MIO Papa. Karol Wojtyla. Scriveva poesie, come me. Questo lo rese intoccabile ai miei occhi. Un Papa Poeta.

KAROL, in una poesia la gioventù e il cammino di Papa Wojtyla

Amava la natura e la vita, amava la montagna e le vette, amava i giovani come me, amava il rock e la musica, amava il caos e il divertimento, amava viaggiare e scoprire. Amava amare, amava farsi amare.

E io lo amai di un amore incondizionato. Unico.

Perché LUI aveva portato avanti IL SORRISO del mio Papa Luciani con la sua bontà e la sua schiettezza di montagna. Ma anche perché aveva portato avanti IL CANDORE di Papa Paolo VI. Non aveva rubato la scena a nessuno dei due. Non li aveva traditi. Anzi. Aveva unito  Giovanni e Paolo nel segno Secondo. Il potere della Fede. Il potere del cambiamento. Dagli occhi spenti delle centinaia di vittime degli Anni di Piombo si apriva lo sguardo su un nuovo giorno. Cieli chiari e orizzonti da scoprire. Confini e frontiere da superare. Muri e barriere da abbattere.  Oggi abbiamo due Papi che vegliano su di noi. Ma se oggi abbiamo ancora Speranza che nonostante tutto qualcosa di buono nasce dal nostro affanno quotidiano, lo dobbiamo ai Tre Papi di un solo anno. Tre stelle che vegliano ancora su di noi.

E ci dicono

“Io porto dentro di me il tuo nome,
il nome – segno dell’Alleanza
che il Verbo Primordiale ha stretto con te,
ancor prima che creasse il mondo.
Ricorda questo luogo, quando andrai via da qui,
luogo che rimarrà in attesa del suo proprio giorno.

— Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla)–

Angelo Roncalli e Karol Wojtyla, una carezza sotto la luna e un cuore venuto da lontano