La voce della montagna per la Grande Guerra al Rifugio Poieto

La voce della montagna per ricordare la Grande guerra

“The voice of the mountain” al Rifugio Poieto di Aviatico

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Locandina Alpini Poieto

Un canto echeggia lungo le vallate, lungo i costoni, dal pianoro fino alle vette. Il Comune di Aviatico vuole ricordare il Centenario della Grande guerra con un tributo alla montagna, ai canti di soldati e alpini che evocano quei 41 mesi di cento anni fa dove milioni di ragazzi montanari, contadini e mezzadri, muratori e carpentieri, vennero mandati al massacro, attraverso prove durissime e patimenti indescrivibili per la conquista di una vetta, di una postazione, di un caposaldo.

Gran parte di quei ragazzi delle valli non rividero più il loro paese, la loro contrada, il loro giaciglio.

Per loro sabato 16 luglio dalle ore 10.30 è in programma una giornata dedicata all’esibizione di cori alpini sulla vetta del Monte Poieto, accanto ai pilastri dolomitici del Monte Cornagera, a 1400 metri di altezza, raggiungibili con la salita in cabinovia.

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Il Rifugio del Monte Poieto visto dalla Cornagera

Ben tre cori alpini si alterneranno durante l’evocazione, in un grande, unico raduno di cori in vetta: il Coro Orobico Alpini Boccaleone, il Coro Ana Penne Nere Villa d’Almé e il Coro Alpini ValCavallina.

Si esibiranno in Canti nati dalla Grande guerra, tra le trincee, nei pochi momenti di tregua all’assalto e all’urlo della battaglia, nati come struggente richiamo per la propria terra, per la propria casa, canti che si fanno preghiera e disperata nostalgia per la morosa, la mamma e il papà che attendono forse invano nel chiuso della loro povera cucina.

Raccontano storie di sofferenza e di solitudine, lacrime e paura, lassù su quelle vette imprigionate dalle nevi perenni, dai nomi ancora oggi evocatori di struggente memoria: Adamello, Ortles, Dolomiti, Rombon, Alpi…

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Alpini prima guerra mondiale

Sul pianoro davanti al Rifugio Monte Poieto, là dove ogni estate si rilassano le famiglie e giocano i bambini, le voci possenti e robuste degli Alpini lanceranno il loro tributo al Cielo, per chiedere di non dimenticare, di ricordare e di operare affinché mai più la guerra possa rubare generazioni intere, cancellate, scomparse al mondo, come quelle innocenti e perdute di quei ragazzi degli Anni Novanta di Cento anni fa.

E quando riuscirono a tornare, molti di quei giovani soldati trovarono i loro paesi distrutti, i campi abbandonati e incolti, macerie di un vita che non fu più la stessa. Senza lavoro, senza futuro, furono costretti a ripartire, senza più una patria né una famiglia. Nacquero i canti degli emigranti, del ricordo e della fatica, perché la montagna è sudore e silenzio, giorni che si adombrano in fretta e notti lunghe d’inverno.

Tra i tanti che non tornarono anche i  fratelli Carrara di Amora Bassa, che diedero la vita per la Patria raccontati nel memoriale “Come una fiamma accesa” a cui la sottoscritta (Aurora Cantini) ha dedicato i versi poetici della poesia che ne dà il titolo, scritta per il giovane alpino Fermo Antonio disperso sul Rombon il 2 agosto 1916 a 20 anni.

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I 4 fratelli Carrara di Amora Bassa (Aviatico) Combattenti e Caduti nella Grande guerra

Al termine delle esibizioni l’orizzonte della montagna si riempirà del suono potente del maestoso Corno delle Alpi, utilizzato un tempo sulle Alpi Svizzere come strumento dei pastori. Lungo tre metri e mezzo, scavato nel legno, serviva a richiamare le mucche dal pascolo verso la stalla quando giungeva il momento della mungitura. Anche il suono del Corno delle Alpi verso sera è un tema tradizionale nella storia dell’arte. Il suono aveva infatti valenza di preghiera della sera e si sentiva risuonare lungo i dirupi come un legame indissolubile di comunicazione, armonia e quiete.

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Corno delle alpi

MA OGGI QUALE E’ IL DESTINO DELLA MONTAGNA?

Oggi fatta eccezione per alcuni centri turistici di moda, la montagna “vera”, quella dei paesini arroccati sulle alture, si sta spopolando. Contrade deserte, cascine abbandonate tra i rovi. Ci vivono tenacemente solo i vecchi e alcune famiglie con le donne casalinghe, i bambini si contano sulle dita di una mano. Nei prati inselvatichiti non pascolano più le mandrie, né la fontana della piazza fa sentire il suo gorgoglio, si intravedono qua e là le ultime fienagioni, che gli uomini rastrellano la sera dopo essere risaliti al monte al termine di una giornata di lavoro.

In molti paesini sono stati chiusi la scuola, l’osteria, l’ufficio postale, il negozietto del paese, perfino il parroco giunge da fuori a dire messa. L’analisi non mira a un tentativo inutile di ritornare al passato. Ma indubbimanete  ci si chiede perché la montagna stia morendo in questo modo brutale e inarrestabile, anche se ricopre il 64 % del territorio italiano. Non è possibile abbandonare in questo modo i suoi abitanti, considerati di serie B, costretti a far fronte alle emergenze, ai disagi invernali, alle spese per i neonati, alle cure mediche in bassa valle. I trasporti pubblici si riducono, si tagliano le corse e gli orari. Aumentano i prezzi dei biglietti, e per i pochi studenti scendere in città ogni mattina all’alba è un pesante prezzo da pagare in nome della cultura e del progresso.

Perciò molte famiglie emigrano, si spostano nei centri abitati a ridosso della città. Lassù rimangono ancora una volta le mamme e i papà invecchiati, che piangono nel chiuso delle loro cucine la fine di un mondo.

Ma la voce della montagna deve giungere al cuore di ognuno. Deve tenere vive le comunità, caparbiamente e instancabilmente, con la fantasia e l’unione, con la collaborazione e la fiducia.

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Il Gruppo Alpini di Amora al Rifugio Poieto il 16 luglio con Aurora Cantini. Memoriale “Come una fiamma accesa” dedicato ai Combattenti fratelli Carrara di Amora Bassa. Accanto all’autrice il coordinatore della Zona 13 signor Vincenzo Carrara.

2 Risposte a “La voce della montagna per la Grande Guerra al Rifugio Poieto”

  1. Sabato 16 al Poieto c’erano anche il mio nipotino di 4 anni con la famiglia ed è rimasto molto colpito. Mi ha raccontato di te che leggevi e c’era una fiamma accesa e un bambino morto nella guerra. Poi mimava il bambino morto sul pavimento….
    Così abbiamo avuto spunto per parlare con lui della guerra che è anche nelle piccole cose di ogni giorno:litigare con il compagno, volere le cose degli altri e così via. E anche di quanto lui sia fortunato per come vive!
    Un ottimo spunto di riflessione.
    Con affetto
    Luciana

    1. Che commozione Luciana! Da brividi!!! Abbraccia il tuo nipotino, lui è il futuro, che racchiude il passato.

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