A Trafficanti la tomba dello sconosciuto soldato slavo

La tomba dello sconosciuto soldato slavo che riposa a Trafficanti

L’articolo su L’Eco di Bergamo dedicato allo sconosciuto soldato slavo della Seconda Guerra Mondiale sepolto nel piccolo cimitero di Trafficanti, Cosa Serina

L’infuriare della Seconda Guerra Mondiale ha portato sconvolgimenti e tragedie infinite anche sull’Altopiano Selvino Aviatico, Orobie Bergamasche.

A Ganda, il giorno di Ferragosto del 1944 ci fu una incursione fascista nel bel mezzo della processione della Madonna Assunta. Lo scopo era stanare alcuni partigiani nascosti in chiesa. Lo scontro portò al ferimento di un soldato fascista. La reazione del comando fu l’ordine di bruciare l’intero paesino. Solo l’intervento del parroco, don Marino Mosca, riuscì a evitare l’irreparabile. Quei giovani partigiani scampati alla retata trovarono poi la morte nell’eccidio di Cornalba.

Ganda, il paese dei bambini dove il Natale diventa Presepe

Nei canaloni della Cornagera si nascosero per alcuni mesi alcuni giovani sfuggiti al Centro Costituzione Grandi Unità, dopo l’8 settembre 1943. Tra cui mio papà alpino mansueto cantini.

Nel cuore della Cornagera, la salita alla montagna bergamasca

La Madonnina russa nella roccia della Cornagera

Ad Amora Bassa, nella casa di Elisa e Ceserì Carrara,  rimase nascosto per alcuni mesi un giovane soldato slavo, che aveva risalito la mulattiera da Albino nel gennaio del 1945. In cambio di questo rifugio regalò alla giovane sposa Elisa il suo incudine in ferro per ciabattino, che il giovane soldato si era portato dietro da casa. Per poterlo mettere nello zaino aveva spezzato il manico. Un attrezzo a cui era molto legato, prezioso. Ma di cui si privò come ringraziamento e pegno.

antico incudine da banco per ciabattino regalato dal soldato russo a Elisa Dolci
L’antico incudine da banco per ciabattino regalato dal soldato slavo a Elisa Dolci nel gennaio del ’45

Tante storie che intrecciarono dolori e attese, speranze e tremori.

Una storia in particolare rimane ancora oggi simbolo di quella gioventù privata della propria innocenza. A Trafficanti, piccolo paese della Valle Serina, riposa un giovane sconosciuto soldato slavo, all’ombra dell’Alben. Il suo nome era Elio.

Faceva parte di un gruppetto di ex militari di Mostar (Bosnia Erzegovina) fuggiti dal campo di prigionia della Grumellina, a Bergamo, dopo l’8 settembre 1943, in quella che venne definita “La grande fuga dal campo“.

Infatti tra il maggio del ’41 e l’8 settembre del ’43 migliaia di soldati slavi, bosniaci, greci, albanesi, bielorussi/balcanici vennero fatti prigionieri dall’Esercito Italiano nel corso delle varie battaglie. Furono poi internati nel Campo di prigionia della Grumellina, alla periferia di Bergamo. Dopo l’8 settembre l’Esercito Italiano cessò di esistere e i cancelli vennero aperti. In realtà fin dal giorno successivo il campo era ritornato nelle mani dei tedeschi e dei brigatisti neri che iniziarono la caccia: catturare e giustiziare i partigiani, tutti i giovani italiani che si erano rifiutati di aderire alla Repubblica di Salò e anche i fuggitivi del campo della Grumellina. Essi seguendo una catena di aiuti, trovarono alloggio e vitto presso varie famiglie bergamasche, sempre in pericolo di vita.

Una rete invisibile che un passo dopo l’altro, portò il giovane Elio e un altro commilitone dello stesso paese, prima a Sambusita, poi, avanzando tra le montagne, a Trafficanti. Vi era una borgata poco sotto il paese, Tassone Basso, che rimaneva discosta rispetto alla più trafficata Via Mercatorum soprastante.

Alla riscoperta della Via Mercatorum

Lì i due ragazzi, perché erano poco più che ventenni, vennero accolti. Cherubina e Battista Gherardi li accolsero quasi come dei figli, come è uso tra la gente di montagna, senza fare troppe domande, senza pensarci troppo. Semplicemente affidandosi alla Provvidenza. Elio e l’amico si rimboccarono le maniche e si prestarono a tutti i lavori della campagna, alle incombenze umili e faticose che impegnavano tutti i ragazzi della borgata, sempre col sorriso e la semplice riconoscenza nel cuore.

Purtroppo Elio Se ne andò all’improvviso, colto da un malore mentre passeggiava nella contrada. Cadde sbattendo la testa su una pietra. Gli abitanti della contrada rimasero enormemente dispiaciuti e sinceramente commossi. La situazione però era molto grave. Il rischio di un’incursione fascista era molto alto. Perciò, silenziosamente, coprirono quel giovane soldato con un lenzuolo bianco e gli celebrarono un semplice funerale ancora prima che sorgesse il sole. Poi lo deposero nella terra del piccolo cimitero del paese. Il corpo alla terra, l’anima alle stelle.

Ancora oggi, superato il cancello del cimitero, sulla sinistra, una tomba senza nome accoglie i visitatori. Una tomba semplice, contornata da pietre antiche, avvolta da una grande croce. Un piccolo cipresso sussurra al vento quasi una canzone. Da generazioni è curata con amorevole dedizione. Lì riposa il giovane Elio, un giovane soldato partito un giorno dalla sua terra, e che mai più rivide la sua casa.

La tomba dove ancora oggi riposa il giovane sconosciuto soldato slavo di nome Elio a Trafficanti, Bergamo

E il pensiero va alle migliaia e migliaia di ragazzi italiani morti anch’essi lontano dalla loro terra. Rimasti per sempre là, nella steppa, o tra le alture straniere, o tra le rocce dai nomi sconosciuti e impronunciabili. Ragazzi accomunati da un solo destino: sfiorire nel vigore della giovinezza, innocenti martiri nel gioco del potere decisi dai Comandi. Dal paese di Ganda era partito Marino Martinelli. Egli fece il cammino inverso rispetto al giovane soldato slavo… Era diretto in Russia, un giovane alpino che nulla sapeva della guerra. Non giunse mai nei luoghi della battaglia. Morì di peritonite lungo il tragitto sul treno. Il suo corpo riposa ancora ai lati della pista.

Rimangono ricordi e parole struggenti, che a poco a poco svaniscono, scomparendo la memoria degli anziani. Ma il giovane Elio qui a Trafficanti sarà sempre amato. La signora Cherubina chiamò Elio il suo primo figlio. Un messaggio di speranza e di fratellanza. Rimangono alcune fotografie, custodite gelosamente dalla famiglia, volti giovani che sorridono, volti lisci, senza barba, non toccati ancora dalle rughe della fatica.

Il commilitone del giovane soldato slavo riuscì a ritornare in patria, promettendo che sarebbe tornato per portare a casa anche Elio. Circa vent’anni fa lo si vide di nuovo in paese, nel suo italiano stentato cercò notizie del suo amico, ma quel giorno nessuno seppe indicargli la tomba senza nome. Così l’ex soldato, ormai anziano, ritornò a Mostar. Elio invece continuò a rimanere tra queste montagne. Ma non sarà solo. Nel cimiterino gli fanno compagnia quanti lo hanno conosciuto e apprezzato, quanti hanno gioito con lui, dividendo sogni di gioventù. Finché ci sarà memoria, ci sarà vita.