La solitudine dell’imbrunire

La solitudine dell’imbrunire

Nebbia su Selvino

Chi non ha provato almeno una volta, in questi mesi di isolato silenzio, la solitudine? È come una mano fredda che vuole accarezzarti, come un refolo di nebbioso pallore avanza sul filo dell’orizzonte, artiglia anima e cuore di chi, spaesato, arranca lungo i viali. Intorno solo silenzio, schegge di acciaio e cemento svettanti fino al cielo, nubi basse come corona al dolore dell’uomo. Porta il grigio di sere solitarie, il gelo delle finestre vuote sul mondo.

Imbrunire dal monte Poieto, Aviatico

La solitudine si stende sui prati senza voci di bimbi, né giochi, né tramonto rosso. All’imbrunire il cuore sente tutto il peso della propria esistenza, portata con fatica tra errori e disillusioni. Sente tutto il peso della povertà, vissuta come anelito e fame di vita. Sente tutto il peso della mortalità, scacciata in un angolo della mente  nello stordire dei rumori del giorno. Poco prima di dormire, di chiudersi al mondo, il cuore ansima artigliando il buio, è in angoscia. Sente di essere solo.

Autunno nei Ruc (ronchi) in Amora Bassa

Un desiderio di pace, di tornare a casa, un impellente bisogno, un desiderio, un rimpianto. Un ritmo lento e grave, intenso ed essenziale. E la sera avanza… il buio copre il mondo. È l’imbrunire dell’umanità.