La medaglia del Leoncavallo alla poesia sulla Prima Guerra Mondiale

La medaglia del Leoncavallo d’argento alla poesia sulla Prima Guerra Mondiale

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Medaglia del Leoncavallo d’argentto messa in palio alla 6^ Edizione del concorso nazionale di poesia “Amalia Vilotta” a Montalto Uffugo, Cosenza

Al concorso di poesia

di Montalto Uffugo,

 l’omaggio alla poesia del giovane alpino bergamasco

disperso nella Grande Guerra

La sesta edizione del concorso nazionale di poesia “Amalia Vilotta”, organizzata dal Comune di Montalto Uffugo (Cosenza), in collaborazione con la Fondazione Amalia Vilotta, ha avuto come tema – IL CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA – I confini della Patria.

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Si è registrata la partecipazione di poeti da ogni parte d’Italia e la poesia vincitrice è stata annunciata nell’ambito della serata di gala del Festival Leoncavallo con pubblico riconoscimento. Ad essa la consegna della Medaglia del Leoncavallo d’argento, ispirata alla famosissima e intramontabile opera lirica “Pagliacci” su libretto e musica del compositore Ruggero Leoncavallo.

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Locazione della cerimonia di premiazione a Montalto Uffugo nel chiostro domenicano

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Aurora Cantini con la moneta Leoncavallo d'argento al concorso di poesia di Montalto Uffugo
Aurora Cantini con la moneta Leoncavallo d’argento al concorso di poesia di Montalto Uffugo

La particolarità del concorso è il doppio filo che lega Montalto Uffugo a Bergamo. Innanzitutto perché la  vincitrice del premio è risultata la poetessa bergamasca Aurora Cantini con la poesia “Come una fiamma accesa” dedicata al giovane alpino bergamasco Fermo Antonio Carrara, uno dei   fratelli Carrara. Egli venne dichiarato disperso a vent’anni durante la presa del Monte Cukla-Rombon il 2 agosto 1916,  quota 2105. In secondo luogo bisogna rilevare che quasi nessuno sa che uno fra i primi cantori dell’opera scritta da Ruggero Leoncavallo, di cui la medaglia d’argento è il premio più ambito del concorso, fu il grande tenore bergamasco Federico Gambarelli. Egli infatti fece delirare le folle con il suo primo Canio nei “Pagliacci”.

Il grande tenore bergamasco Federico Gambarelli al Teatro Regio di Malta nell'interpretazione de "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo
Il grande tenore bergamasco Federico Gambarelli al Teatro Regio di Malta nell’interpretazione di Canio nei “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo

Quest’opera lirica si ispirò, sia come personaggi che come ambientazione, a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo in Calabria, quando il compositore era bambino. Di tale crimine il padre, magistrato, istruì il processo che portò alla condanna dell’uxoricida. La rappresentanzione fu messa in scena alla fine del 1892. Ma già pochi mesi dopo era osannata al teatro Regio di Malta, proprio grazie al grande tenore Federico Gambarelli.

Nella biografia scritta da Don Giuseppe Rizzi nel lontano 1976 sono registrate le cronache che raccontano l’acclamato esordio:

“Dal Giornale di Malta, marzo 1893
“Il successo dell’opera “Pagliacci” –messa in scena martedì 27 marzo e ripetuta per 3 giorni di seguito con sempre crescente entusiasmo- è stato veramente grandioso, immenso, eccezionale. E non poteva essere altrimenti. Un numeroso pubblico, impressionato dalla soave e toccante melodia e dal soggetto indovinato, applaudì freneticamente tutti i pezzi principali. Innanzitutto il Prologo, Il coro delle campane, La ballata di Nedda (bissata), L’arioso di Canio (bissato), L’intermezzo (bissato), La serata di Arlecchino (bissata) e il Finale Secondo.
Il grande e splendidissimo successo ottenuto dal signor De Gambarell nella parte difficilissima di Canio è al presente il tema delle conversazioni di tutti i frequentatori dell’Opera.
E veramente in questo spartito il valente tenore superò il successo brillante riportato nelle altre quattro opere da lui eseguite nelle nostre scene. Infatti nei Pagliacci non solo egli dimostrò di essere il cantante delizioso, corretto e dalla frase calda e appassionata, ma bensì l’attore potente ed efficace. De Gambarell diede alla scabrosa interpretazione una forza di tinte talmente veritiere da trascinare il pubblico a piangere con lui.
Il colmo è stato però all’aria “Vesti la giubba” detta anche “Ridi pagliaccio” eseguita in modo sublime.

“Ridi pagliaccio sul tuo amore infranto,
ridi del duol che t’avvelena il cor” 

Il canto “Ridi Pagliaccio”

In essa il De Gambarell affascina e commuove, trascinando lo spettatore alla verità della situazione del povero Pagliaccio, tradito crudelmente dalla sposa amata e costretto in quello stato a recitare erompendo in singhiozzi ed in pianto. Nell’animo vi getta un gelo e le fibre dell’ascoltatore le scuote talmente che un urlo generale scoppia quando scompare.
Il De Gambarell viene chiamato al proscenio tra grida di “bravo, bis” innumerevoli, e costretto a ripetere tutto il pezzo.
Nella tragica scena con Nedda il tenore emula i più famosi attori. L’ultima frase “La Commedia è finita” la esprime in modo ammirevole, trovando il vero tuono per questa tragica esclamazione.” (Dal Giornale di Malta, 1893)

Federico Gambarelli, nato ad Albino nel 1858 e morto nel 1922, ebbe verso questa opera lirica una particolare predilezione. Era quasi coetaneo di Ruggero Leoncavallo (1857-1919) che conobbe di persona e verso il quale nutrì una forte affinità musicale e caratteriale. Entrambi ebbero una vita avventurosa e rocambolesca, vissuta a cavallo dei due secoli. Entrambi furono poi “dimenticati”, perduti nell’oblio e nel silenzio.

L’ARTICOLO DEDICATO ALLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE

L'articolo dedicato al concorso nazionale di poesia "Amalia Vilotta" a Cosenza
Sul giornale di Cosenza l’articolo dedicato al concorso nazionale di poesia “Amalia Vilotta” a Cosenza

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LA NOTIZIA SUL CORRIERE DELLA CALABRIA

I vincitori del premio nazionale di poesia “Amalia Vilotta” a Montalto Uffugo

 LA POESIA VINCITRICE DSCF2798