La festa del narciso che unisce l’Italia intera

La festa del narciso che unisce l’Italia, nata come rinascita dopo la guerra

Il narciso per noi bergamaschi di montagna è il fiore per eccellenza.  Negli anni cinquanta e sessanta i bambini li vendevano  a mazzetti ai villeggianti.

Eppure c’è un altro angolo in Italia dove i narcisi offrono spettacoli meravigliosi. Infiniti e lussureggianti. Sono le montagne de L’Aquila. A Rocca di Mezzo ogni anno a fine maggio si celebra la festa del narciso. La festa della vita, del candore, della purezza. Una festa unica al mondo, che unisce l’Italia intera nel nome della rinascita dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale.

Ecco la descrizione dell’evento, dal sito Stradadeiparchi.it. “Nel lontano 1947 un gruppo di energici giovani del paese diedero luogo ad una splendida festa per cercare di alleviare i dolori che la guerra aveva lasciato. Si ipotizza che la festa possa esser stata ispirata da “La Sfilata delle Rose”, che si tiene ormai da anni a Pasadena, California, e riportata in paese da alcuni emigranti di rocca di mezzo. Fu un vero successo. Si movimentò tutto il paese e portò una ventata di allegria.

Nel mese di Maggio il Narciso, spontaneamente, cresce copioso sull’altopiano delle Rocche, per questo motivo la festa è diventata un simbolo per il nostro paese e si ripete immancabilmente da ormai 63 anni. Nel corso degli anni la festa, pur conservando intatto tutto il suo fascino e la sua vanità, si è adattata al mutare dei tempi.

Inizialmente consisteva in una semplice sfilata sui carri, il cui tema riportava quasi sempre al folklore abruzzese.  Oggi, invece, si realizzano vere e proprie scenografie dagli svariati contenuti che coinvolgono grandi e piccini. Gli stessi carri che prima erano costruiti con materiali rimediati, su piattaforme di legno trainate da buoi, ora sono strutture articolate, tecnologiche ed elaborate nei minimi particolari.

La festa si arricchisce di anno in anno di contenuti coreografici e spettacolari sempre più perfezionati, attirando un crescente afflusso di pubblico che supera ogni volta le diecimila presenze. I “costruttori” lavorano tutto il mese di Maggio sulla struttura. L’ultima settimana è la più fervente: le ragazze si dedicano alla raccolta dei narcisi mentre i ragazzi continuano a lavorare sul carro. Durante la notte precedente la sfilata e fino alla mattina stessa si procede all’infioratura e al perfezionamento degli ultimi dettagli.

Un’edizione della Festa del Narciso è stata volutamente diversa. Mossi dal tragico sisma del 6 Aprile 2009, si è voluto realizzare, con la partecipazione anche dei paesi vicini, un unico carro come simbolo di rinascita e di voglia di ricominciare, partendo proprio dalle tradizioni. Si è voluto raffigurare L’Aquila, con le sue sette porte e le sue innumerevoli bellezze.”

ROCCA DI MEZZO E I SUOI NARCISI

Rocca di Mezzo e la sua narcisata

L’Altopiano delle Rocche, da oltre 70 anni, a maggio si tinge di bianco, e non per la neve tardiva ma per la fioritura spontanea del narciso. In onore di questo splendido fiore e per festeggiare l’arrivo della bella stagione a Rocca di Mezzo vengono allestiti carri allegorici che sfilano poi in processione. I carri partecipano ad un concorso e ogni anno vince il carro giudicato più bello in base a tre criteri: “infioratura”, struttura e scenografia.

L’ultima domenica di maggio torna la Festa del Narciso. Dopo il fermo della pandemia e le edizioni digitali,  ritornano finalmente i tradizionali carri con i profumatissimi fiori che stanno spuntando sull’altopiano.

I costruttori lavorano tutto il mese di maggio sulle strutture, l’ultima settimana è la più fervente dato che le ragazze si dedicano alla raccolta dei narcisi mentre gli altri continuano a lavorare sui carri che nelle ultime ore si trasformano completamente. La sera del sabato, intorno alle ore 22,00 si comincia l’infioratura dei carri nell’apposita rete sistemata sulle strutture. Quindi per tutta la notte si continuano a tappezzare i carri e in mattinata si appongono gli ultimi ritocchi.

LA STORIA – Correva l’anno 1947 ed era da poco terminata la Seconda guerra mondiale. L’intera comunità dell’Altipiano delle Rocche si riuniva creando una festa di rinascita e speranza per far fronte alle ferite che il conflitto aveva provocato. E quale miglior modo se non utilizzando i regali che la natura ha da sempre offerto a questo territorio? I tanto amati narcisi che crescono spontaneamente nelle piane del Parco Regionale Sirente Velino. All’inizio i carri, trainati dai buoi, erano costituiti da rimorchi allargati con assi di legno e tavole, ricoperti di erba e di muschio, decorati semplicemente con ramoscelli di salici e da migliaia di narcisi profumati. Col passare del tempo e lo sviluppo di ingegnosi meccanismi, la costruzione dei carri si è affinata, ma rispetto al passato i valori di questa manifestazione non sono cambiati.

L’Altopiano delle Rocche e la sua annuale fioritura di narcisi, fotografia di Gianna Giuliani, per gentiule concessione

I NARCISI DELL’ALTOPIANO SELVINO AVIATICO

Verso la fine di aprile si rinnovava la magia delle spettacolari fioriture di narcisi selvatici, che ricoprivano i pratI DELL’aLTOPIANO come una distesa di stelle.
I bambini ne raccoglievano a bracciate e li disponevano in ordine nei “sòi” (mastelli) o nelle grandi “ramine”, per poi legarli a mazzetti di varie misure, che andavano a vendere ai villeggianti fuori dall’abitato di Selvino, alle prime curve dei tornanti. In fila indiana si risaliva il sentiero in una processione di cherubini, ognuno con i suoi mazzi stretti come un tesoro, in attesa dei primi guadagni: uno piccolo sarebbe valso 50 lire, per poi salire a 100 per quelli più grossi.

L’Altopiano Selvino Aviatico e i suoi narcisi, fotografia di Oscar Carrara, per gentile concessione