Il Tempio dei Caduti a San Pellegrino Terme

Il Tempio dei Caduti a San Pellegrino Terme

Il Tempio dei Caduti a San Pellegrino Terme

Il Tempio dei Caduti a San Pellegrino Terme
Il Tempio dei Caduti a San Pellegrino Terme

Passeggiare lungo il belvedere che si sporge sul fiume Brembo a San Pellegrino Terme è una gioia per gli occhi e per il cuore. Lo stile Liberty, la Belle Epoque, tutto sfavilla ricordando i fasti che molti edifici antichi evocano.

Eppure c’è un angolo tranquillo, poco discosto dalla strada che sale verso l’alta Valle Brembana, che sembra nascondersi alla vista. Non emerge al primo sguardo, non cattura al primo passo, perchè la sua è una linea timida, pietra di monte e roccia scavata dalle braccia dei valligiani. È un tempio quasi scrigno, un gioiellino che svetta al termine di una soleggiata e ampia scalinata. La sua cupola luccica come uno scudo proiettato sull’azzurro terso del cielo di montagna.

La scritta in latino, Tempo dei Caduti San Pellgrino Terme
La scritta in latino, Tempo dei Caduti San Pellgrino Terme

Avvicinandosi al massiccio portone si legge una scritta sull’architrave “Patriae Perentis Victoria Sospite”. Ai Caduti per la Patria nell’abbraccio di Felice Vittoria.  Questo Tempio è un Sacrario. Una culla. Quasi unico nella bergamasca. E allora il silenzio si fa preghiera.

Interno Tempio dei Caduti San Pellegrino Terme
Interno Tempio dei Caduti San Pellegrino Terme

Al suo interno dormono il sonno innocente di chi tanto sangue ha versato senza colpa decine e decine di giovani immolati per la Patria nella Prima Guerra Mondiale, ma anche alcuni caduti nella seconda guerra. Ci sono i nomi dei ragazzi rimasti per sempre nella steppa russa, quelli dei civili trucidati per la follia di pochi uomini,  i Martiri di Cefalonia e quelli di Corfù, tutti uniti nella luce di un mattino d’estate che solletica e quasi rende vivi le maestose statue e i sublimi affreschi che decorano per intero le pareti ottogonali.

Dal libro “Il Tempio dei Caduti di San Pellegrino Terme”, l’immagine completa del grandioso monumento chiesa

In origine, nel 1924, anno della sua inaugurazione, venne chiamato Tempio della Vittoria per le otto statue che contornano la possente cupola e che reggono i simboli della guerra e della vittoria. Essendo però anche chiesa aperta al pubblico per le celebrazioni religiose è intitolata a San Carlo. Questo perchè già dal 1600 sorgeva, nella zona dove oggi ci sono i parcheggi antistanti l’entrata alla clinica Quarenghi, una chiesetta dedicata al santo, che nel 1921 venne demolita proprio per far fosto, poco più indietro a monte, al Tempio della Vittoria. San Pellegrino voleva “eternare a caratteri d’oro il nome dei prodi suoi figli”. L’ingegner Luigi Angelini, che lo progettò, unì in un unico monumento l’idea di un mausoleo, di un castello e di una chiesa, con suggestioni egizie e liberty. Il risultato è uno spettacolo di straordinaria bellezza e armonia.

I Caduti Tempio San Pellegrino Terme
I Caduti nel Tempio di San Pellegrino Terme

 

Il secondo elenco dei Caduti nel Tempio San Pellegrino Terme
Il secondo elenco dei Caduti nel Tempio di San Pellegrino Terme

Ma doveroso fu, al termine della Seconda Guerra Mondiale, intitolarlo ai giovani Caduti di tutte le guerre. Nel 1953 vi fse visita  anche il Cardinale Patriarca di Venezia, Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, che proprio nel Tempio benedisse i gonfaloni della Provincia e del Comune. Mi muovo in punta di piedi leggendo nomi e osservando i piccoli loculi disposti in file ordinate. Poi quasi un sussulto. Una parete riporta i nomi dei Combattenti della Prima Guerra Mondiale “morti per cause belliche”. Tutti coloro che riuscirono a ritrovare la via di casa, dopo il 4 novembre 1918, ma che morirono per i patimenti e le ferite subiti in quei lunghi, devastanti e terribili 41 mesi di guerra. Qualcuno finalmente li ha ricordati. E il mio pensiero va al mio prozio, il grande Sergente Elia Celestino Carrara, morto per le incurabili ferite che spezzarono il suo possente corpo. Ma nessun Albo d’Oro per lui. Solo la gratitudine del comune dove visse, Aviatico, che giustamente lo annoverò tra i propri Caduti.  Il Tempio dei Caduti non urla parole evocanti, non grida pretese o discorsi, ci chiede di non dimenticare. Noi esistiamo perchè quelle migliaia di ragazzi sono morti per tutti noi.

Un libro dedicato ai bergamaschi fratelli Carrara nel Centenario della Grande Guerra