Il Salto degli Sposi, dal 1871 in Presolana una storia d’amore senza fine

Il Salto degli Sposi, dal 1871 in Presolana una storia d’amore senza fine

Salto degli Sposi, Presolana

Il Salto degli Sposi è una meta incessante di turisti e villeggianti all’ombra della possente Presolana. Un sentiero agile e veloce, quasi pianeggiante, in cinque minuti di percorrenza dal parcheggio del Bar Sport sul lato destro della statale, poco oltre la Cantoniera della Presolana (Passo della Presolana) conduce a un naturale belvedere che dà su un precipizio ombroso. Quasi una forra scavata nel granito della roccia.

Il sentiero in mezzo alla radura che porta al Salto degli Sposi
Il-salto-degli-sposi-–-Castione-della-Presolana
Cartolina 1973, la Rupe
Il Salto degli Sposi, cartolina di fine Ottocento

Un tempo era un abisso a 360 gradi, oggi la vegetazione lo avvolge come un manto, ma una parte del dirupo permette ancora una notevole panoramica sulle montagne circostanti. Un geolabio elenca i nomi delle vette che si stagliano oltre la barriera in metallo e alcune panchine invitano ad una sosta. Ma sono le statue, vere e proprie sculture in metallo, poste sull’orlo del vuoto, che fanno trattenere il fiato. Una coppia, vestita in abiti ottocenteschi, è avvinta in un delicato e affettuoso abbraccio, mentre poco sotto il ciglio che dà sul vuoto, quasi un gradino più in basso, in bilico, un violinista suona un’eterna sinfonia al vento leggero della vallata. Il brusio dei numerosi escursionisti qui diventa un sussurro. Non si ha l’arroganza di parlare a voce alta, quasi si temesse di disturbare qualcosa di sacro, intimo, solenne.

Aurora Cantini al Salto degli Sposi, Presolana
Pizzo Camino e a sinistra Corna Mozza visti dal Salto degli Sposi

La storia inizia nel giugno del 1871. Una coppia di giovani sposi, forse in viaggio di nozze, provenienti dalla lontana Polonia, erano ospiti di una famiglia di parenti connazionali. Si chiamavano Massimo Prihoda, violinista e botanico, e sua moglie Anna Stareat, pittrice. Entrambi artisti, appassionati di montagna, alla costante ricerca dell’ispirazione più bella. Si vedevano spesso nei dintorni, riflessivi, attenti l’uno all’altra. Poi la tragedia. Erano i primi giorni di settembre di quella famigerata estate quando i loro corpi vennero rinvenuti  ai piedi del profondo dirupo posto come belvedere, da dove spesso ammiravano la Valle di Scalve e la Valle Camonica.

Gli sposi Anna e Massimo

In quegli anni il turismo non era ancora giunto in Presolana, ma già i soldati austriaci dell’Impero che con le loro guarnigioni presidiavano il confine (ricordiamo che il termine Presolana deriva dalla parola “Preso Alani” per ricordare la battaglia in cui la tribù degli Alani venne sconfitta dai Romani) ne decantavano le meraviglie. Tra essi molti militari polacchi presero moglie proprio tra le ragazze del posto e sovente nelle loro missive spedite in patria raccontavano del meraviglioso paesaggio in cui si erano ritrovati ad abitare. Questo spinse molti connazionali a venire in Italia, come seguendo un tour evocativo.

Tra di essi si presume anche Massimo Prihoda, botanico e musicista, il quale, approfittando di un concerto alla Scala di Milano nella primavera del 1871, colse l’occasione per fare visita ai vecchi parenti e portare i saluti dei famiiari in Polonia. Essi avevano acquistato da poco un grande possedimento terriero proprio al Passo della Presolana, che era caratterizzato da una corona di dirupi. Praterie soleggiate e ventose, sentieri sui crinali erbosi, anfratti boschivi… Il luogo era la meta ideale per il giovane Massimo, sempre alla ricerca di fiori rari e esperienze naturalistiche. Scriveva e componeva per ore, immerso nel silenzio e nella quiete. Il suo posto preferito era la splendida Balconata torreggiante sulle montagne della Val di Scalve. Deciso a stabilirsi definitivamente in valle, ritornò in Polonia dove sistemò i suoi affari e con la giovane moglie Anna ritornò sulla Presolana, dove prese alloggio in una vecchia ma distinta casa di alcuni signori della zona.

La coppia si integrò subito nella comunità, facendo opere di bene, aiutando e prodigandosi per i poveri. Tutti li amavano. Massimo aveva creato un giardino sul crinale, dove coltivava i fiori più belli e rari, tra cui la Telekia Speciosa, una rara specie di margherita gialla.

Salto degli Sposi come era, Presolana

Quell’ultimo giorno di fine estate erano stati visti parecchie volte al Belvedere. Anna aveva dipinto un ritratto dello sposo sullo sfondo del Pizzo Camino e il giovane aveva composto una poesia per la sposa, che aveva messo in musica su un libretto. Era apparso un incredibile arcobaleno e anche a sera, con la luna a fare compagnia, se ne erano rimasti abbracciati sul ciglio della voragine. Vennero ritrovati ancora abbracciati e sorridenti in fondo allo strapiombo, sopra un cespuglio di rododendro, dalla guardia boschiva di Angolo Terme, un certo Bortolo Dovina.

Vennero sepolti nel cimitero di Angolo e fino a pochi anni fa si vedeva ancora la lapide a loro dedicata. Il quadro e lo spartito con la musica vennero consegnati ai parenti che abitavano al Passo. Oggi si sa che il quadro è conservato in una villa al Passo della Presolana, un tempo di proprietà del commendator Giovanni Finazzi, e lo spartito è depositato alla biblioteca del Conservatorio Donizetti di Bergamo.

Il giardino di Massimo è ancora ben tenuto dal proprietario odierno e si trova nei pressi della cappelletta di Santa Maria. Il mistero sulla dolce e tragica storia d’amore di Anna e Massimo continua a tessere emozioni e struggenti evocazioni. Di memoria il cuore, di ricordo gli occhi. La Presolana e i suoi segreti.

La Presolana e i suoi ragazzi perduti per sempre

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