Il Grand Tour? Oggi si chiama Erasmus

Il Grand Tour? Oggi si chiama Erasmus

Johann Wolfgang Goethe  fu uno dei primi a “inventare” nel Settecento il Grande Viaggio, il “Grand Tour”. Un viaggio alla scoperta di sé attraverso i luoghi più importanti d’Europa.

Già nel Medioevo i giovani studenti di nobile famiglia usavano usufruire di trasferimenti accademici tra le università più prestigiose, per approfondire i loro studi e le loro conoscenze. Ma il Grand Tour era qualcosa di veramente sbalorditivo. I viaggiatori si immergevano totalmente nella cultura e nella storia dei Paesi appartenenti al Sacro Romano Impero.

I giovani uomini dei ceti più alti seguivano questo rito di iniziazione, quasi un passaggio verso l’età adulta, prima di prendere in mano le redini di compiti e ruoli prestabiliti da generazioni. Giovani inglesi, tedeschi, olandesi, francesi, polacchi, scandinavi, russi.

Grand Tour, un termine francese che da quel momento determinò la nascita del “turismo”, Un itinerario di istruzione, un approfondimento globale e personalizzato della propria educazione, un arricchimento delle discipline umanistiche, greche e classiche che a quel tempo rappresentavano la base di ogni elevazione spirituale, religiosa, materiale, individuale e collettiva.

E la meta? L’Italia. Solo in seguito si ampliò il viaggio  toccando anche mete come la Francia, la Grecia o la Persia. Il Grand Tour durava alcuni anni, con un reclutamento di istitutori, assistenti, factotum, segretari, tutori, antiquari, esperti che ne faceva un’occasione di crescita economica notevole. Chi voleva intraprendere una carriera diplomatica, politica, di spicco nella società, doveva esibire un Grand Tour. Ma anche scrittori, appassionati d’arte, letterati, collezionisti, studiosi, bramavano poter trascorrere un certo periodo di tempo a Firenze, Venezia, Roma ma anche Napoli, Amalfi, Palermo e di toccare “con mano” la maestosità dell’antichità greca e romana. Meraviglie storiche, ma anche vita quotidiana, nuovi slanci per nuove correnti culturali e artistiche, ma anche cultura popolare e estremo realismo, ambienti inaccessibili, ma anche paesaggi umani di ancestrale mistero.

I giovani aristocratici si immergevano nella vita di corte della città di cui erano ospiti, ed erano apprezzati per la loro giovinezza, spavalderia, freschezza e innovazione. Sport come la scherma, l’equitazione, la musica, la danza trovarono un totale apprezzamento. Un variegato tessuto culturale che portava arricchimento, confronto, scambio linguistico, formativo di eccezionale valore. Una mescolanza di culture e popoli, una globalizzazione interculturale completa e diretta. Nel corso del Grand Tour si costruivano relazioni, contatti e amicizie. Dal Nord Europa l’impatto verso le società latine fu estremamente positivo. Nacquero nuove usanze, nuovi approcci, nuove dimensioni sociali. Nuove correnti di pensiero. Lo stesso scrittore Goethe inaugurò un nuovo genere letterario: la scrittura di viaggio, che incantò subito  un vasto pubblico. Inoltre era d’obbligo per i viaggiatori farsi immortalare durante i loro viaggi davanti agli antichi monumenti, o sullo sfondo di paesaggi naturali di eccezionale bellezza e splendore. Si reclutavano perciò gli artisti locali, pittori e scultori, che avevano il compito di realizzare ritratti, sculture, bassorilievi, incisioni curati nei minimi dettagli, per far risaltare le meraviglie di cui i viaggiatori erano stati testimoni. Erano gli antenati dei selfies.

Questa consuetudine aveva un doppio riscontro. Per gli artisti la possibilità di acquisire fama e prestigio, per i giovani turisti quella di esibire con orgoglio il loro originale e incredibile trofeo, una volta tornati a casa. I giovani viaggiatori diventavano così testimonial del Grand Tour, influenzando a loro volta le nuove generazioni, producendo seguaci e fans. Erano gli “influencer” di oggi, consigliavano libri illustrati, guide di viaggio, opere e itinerari, punti di appoggio e località intermedie per vivere al meglio e assaporare in totale sicurezza ogni attimo vissuto durante il soggiorno di viaggio.

Cominciò così a prendere piede le parole “turismo” e “turista”, per indicare i viaggiatori che si recavano all’estero non più solo motivati dal proprio ceto sociale, ma anche per il semplice piacere di allontanarsi dalla vita quotidiana, di evadere, di “andare in vacanza”.

Lo scopo iniziale del Grand Tour era ormai tramontato. Era nato il turismo di massa, destinato a stravolgere l’idea stessa del tempo libero. Ma il Grand Tour non era morto. Ha ritrovato il suo nuovo splendore e la sua nuova dimensione nei giovani studenti che oggi, alla maniera dei giovani viaggiatori di un tempo, desiderano ancora fare il Grande Viaggio alla scoperta di sé. Un viaggio nel cuore del mondo.