I Cento Anni del Milite Ignoto
“Il mio nome è in chi mi ricorderà”
(Aurora Cantini)
Maria Bergamas e quella bara scelta
Era il 28 ottobre 1921 quando una donna, vestita a lutto, avanzava lungo la navata della Basilica di Aquileia, nel silenzio austero, infinito, pesantissimo del numeroso pubblico.
Davanti a lei stavano 11 bare allineate. Coperte con il tricolore. Tutte uguali. Contenevano, ognuna, i corpi di 11 Caduti, recuperati nei mesi precedenti da una speciale commissione dai luoghi dove si combatterono le battaglie più sanguinose della guerra conclusa da soli tre anni.
Quei corpi straziati, ridotti a scheletri, con pochi brandelli di divisa, erano ignoti. Di loro non era stato possibile risalire all’identità. Uno di quei corpi, uno di quei giovani senza nome, avrebbe avuto un privilegio immortale: essere tumulato nel sarcofago dell’imponente Altare della Patria a Roma. Uno solo.
E quella donna vestita di nero, a lutto perenne per la morte del figlio Antonio, caduto in battaglia e mai più ritrovato, aveva il compito di scegliere. Si chiamava Maria Blasizza Bergamas, una contadina, nata 54 anni prima nel paesino di Gradisca d’Isonzo. Avvolta nel suo scialle da messa, avanzò quasi ondeggiando. Cosa avrà pensato mentre superava una bara dopo l’altra? Quale criterio avrebbe usato per scegliere?
In realtà, come spiegò tempo dopo la figlia presente alla cerimonia, Maria Bergamas aveva già scelto. Si sarebbe fermata davanti alla bara numero 8, oppure numero 9. Erano i due numeri che le ricordavano la nascita (1891) e la morte (1916) del figlio Antonio.
Ma quando fu davanti, qualcosa la fermò. Come un’imposizione. “No!”, troppo facile scegliere qualcosa che le avrebbe dato, seppur in maniera casuale, un piccolo frammento di ricordo del figlio, un piccolo appiglio di memoria che le avrebbe permesso di pensare che, sì, forse era lui quel corpo sconosciuto. Forse era Antonio.
Ma lei sapeva che Antonio lì non c’era. Lei sapeva che Antonio un nome l’aveva avuto, e anche una tomba, seppur per poco. Venne sepolto a ridosso della prima linea, sull’altopiano di Asiago, dove era caduto il 19 giugno del 1916, località Sasso di Croce Scaltrini nei pressi del Monte Cimone.
I racconti dei commilitoni che lo avevano deposto nella dura terra, testimoniano che divenne un “senza nome” perché il piccolo camposanto era stato distrutto dalle bombarde austriache. Il corpo di Antonio, sottotenente del 138° Fanteria, Primo Reparto Zappatori, si era dissolto nel nulla. Più neppure un osso. Nemmeno un brandello di divisa.
Ed ecco allora che quella donna, ferma davanti alla bara numero 9, si girò appena appena e, straziata dal dolore, forse per la prima volta davvero consapevole che il suo Antonio non sarebbe più tornato a casa, si accasciò sulla bara accanto, invocando il nome del figlio.
Il giovane soldato italiano mandato in guerra, morto in quella “inutile strage” che fece letteralmente scomparire una intera generazione, trovò il suo nome. Da quel momento si sarebbe chiamato Milite Ignoto.
E MARIA BERGAMAS?
Per lei era prevista una grande, immensa popolarità. La Mamma d’Italia. A Roma avrebbe avuto i tributi più grandi. Una star. Ma lei a Roma non ci andò mai. Decise di scendere dal treno che doveva trasportare, passo passo, attraverso l’Italia, il Milite Ignoto fino alla sua nuova sepoltura.
Ritornò nella Basilica di Aquileia, e rimase accanto ai 10 ragazzi senza nome, rimasti soli nell’immensa navata, fino al momento della loro sepoltura, nel campo dietro la chiesa, oggi denominato “Cimitero degli Eroi“. Poi cadde ammalata per sei lunghi mesi.
Quando si riprese, seppur ormai debole e malata, cominciò il suo pellegrinaggio. Periodicamente si recava al cimiterino di Aquileia, a trovare i “suoi” ragazzi. Ma non solo. Non smise più di girare tra i cimiteri del Friuli Venezia Giulia per portare un fiore sulle tombe dei Caduti. Seppur a fatica, continuò questo rito fino alla morte, avvenuta nel 1953. E finalmente ebbe realizzato il suo sogno: essere sepolta accanto ai dieci soldati ignoti, “perché”, scrisse nel suo testamento, “quei dieci ragazzi sono tutti figli miei!”
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E OGGI…
A Vazzola, Treviso è stata inaugurata la Mostra fotografica dedicata al “Il Milite Ignoto viaggio nella Memoria” promossa dall’Assessore alla Cultura e Vicesindaco di Vazzola, Vera De Nardo, aperta dal 16 ottobre al 28 novembre.
C’è anche la mia poesia in formato 50X70 “Come una fiamma accesa”! Grazie di cuore!
DOVE TROVARE LA POESIA
La poesia si può trovare SU aMAZON E TUTTI GLI STORE ON LINE, OLTRE CHE NELLE LIBRERIE NAZIONALI SU PRENOTAZIONE:
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