Vi è a Selvino, Orobie Bergamasche, un Palazzo detto “Sciesopoli”. Costruito nel 1935 dal Regime Fascista come colonia montana per i piccoli Balilla e Figli della Lupa, prese il nome dal patriota milanese del Risorgimento Antonio Sciesa, ucciso nelle sommosse contro gli Austriaci. Fu dedicato a Emilio Tonoli e Cesare Melloni, morti il 4 agosto 1922 rispettivamente a 22 e 25 anni durante gli scontri a Milano.
Gli ampi spazi aperti, le enormi camerate, gli ariosi saloni videro giocare e correre bambini di ogni tempo. Ma dal 1945 al 1948 accolse 800 bambini ebrei orfani provenienti da ogni parte d’Europa, sopravvissuti ai campi di sterminio e alla Shoah, che in gran parte poi si trasferirono in Palestina. Fu poi trasformato in colonia climatica montana per i bambini disagiati del Comune di Milano, gestito da suore e fornito di scuola interna con maestre che vivevano stabilmente nell’edificio. Oggi è in stato di abbandono.
LA POESIA
SCIESOPOLI NELLA NEBBIA
La bassa bruma s’invola avvolgendo il cuore
con ricordi ricamati d’azzurro,
sospirati.
I miei passi mi portano lungo la sterrata
in questo crepuscolar di memoria,
oltre la cancellata, dietro le finestre silenti,
affossate e sconfitte.
Intorno solo il vuoto delle stagioni,
il buio del passato, il grigiore dell’oblio.
Il silenzio scandisce il gocciolio del muschio
tra i ciottoli e le pietre
deposte come lapidi senza nome,
qui sulla collina dell’Altopiano.
Qui, dove giocarono i bambini delle stelle.
Qui, dove le lacrime di un antico Olocausto
divennero sorrisi e giochi di cortile,
in attesa di una nuova Primavera.
(Aur Cant)
IL VIDEO D’ARCHIVIO
Un video d’epoca dell’Istituto Luce l’evento dell’inaugurazione, 1935