Leggendo un articolo su un quotidiano mi ha provocato un fiotto di nostalgia pungente e imperiosa la descrizione triste e decadente delle colonie estive di un tempo non molto lontano. Per noi erano le colonie della “Mutua”. Già a 5 anni, a causa dei bronchi fragili, mio papà mi aveva caricato sul pullman. Destinazione Colonia “Cardinal Schuster” a Cesenatico.
Oggi esistono i CRE: dati alla mano si parla di centinaia di migliaia di bambini, con 90 mila adolescenti che fungono da aiuto educatori. Giochi didattici, rappresentazioni teatrali e musicali, un luogo dove sono coinvolti anche gli adulti. I genitori mettono a disposizione il loro saper fare in favore dei piccini: attività di decoupage, cucina, falegnameria. Un luogo che diventa casa, dove la famiglia trova la dimensione comunitaria che in questi ultimi anni si è andata consumandosi. Un luogo in cui le mamme si ritrovano e giocano accanto ai propri figli. I papà creano giochi d’acqua e gavettoni, gonfiano palloncini e attaccano bandierine.
I bambini di oggi sono presi da mille impegni, piccoli adulti in miniatura, a ricalcare happy hour e precena su modello dei grandi, il loro tempo si misura a “ore”, pause tra una lezione e l’altra, con i genitori autisti e supporter incrollabili. Nello stesso tempo bambini poco autonomi, già incanalati a esperienze per tutti i gusti preconfezionate e globali. Il CRE è un luogo che piace, ricco di esperienze e gite, laboratori creativi; porta ogni bambino a responsabilizzarsi e a scoprire davvero l’altro, ad affrontare la correzione, l’impegno, la fatica anche fisica, le scarpinate in montagna sudati e sconnessi, ma si riscopre anche la gioia del creare qualcosa per sé e da sé, pasticciando e manipolando, assemblando e compattando ruoli e dialoghi.
Dal canto loro i genitori riscoprono l’essere bambino, il piacere di stare seduti sul muretto dell’oratorio ad assistere ai tuffi, ai lanci con le bombe d’acqua, alla decorazione di ciottoli e scatole, alle pitture su stoffa. Sono costretti a rallentare il ritmo, ad aspettare i bimbi che finiscono di costruire il castello di sabbia, che concludono la partita di palla prigioniera. Aprire le porte alla vita è molto più complicato che chattare via web, nelle realtà le persone stanno davanti a noi, non si può sfuggire agli sguardi, alle simpatie o antipatie, si è messi di fronte al “dare” qualcosa, ed attendere pazientemente un riscontro. E le famiglie, piccoli palloncini di anime attaccati al filo della vita, riprendono a tessere storie dove per una volta sono protagoniste e registe.
Tema SeamlessCooking Flavor, sviluppato da Altervista