Brunella Giovara e il suo reportage vicino al cielo dove un gruppo di ebrei trovò rifugio

Brunella Giovara e il suo reportage vicino al cielo dove un gruppo di ebrei trovò rifugio

La giornalista de La Repubblica è salita ad Ama, paesino delle Orobie bergamasche, a scoprire il rifugio vicino al cielo che ospitò 5 famiglie ebree dal ’43 al ’45

Il reportage di Brunella Giovara su La Repubblica del 23 gennaio 2021

Brani tratti dal Testo esclusivo di Brunella Giovara

“Qui sono passati gli anni e nessuno  ha mai parlato. C’era un segreto tremendo da mantere, è rimasto chiuso tra queste case di pietra, il paese ha ubbidito nel silenzio come se fosse ancora nel 1943 e c’erano i tedeschi in piazza con i repubblichini e gli uomini neri della Decima Mas. C’era anche un gruppetto di ebrei salito fin sulle Orobie bergamasche a cercare la salvezza. L’hanno trovata, ma da allora nessuno ha mai più pronunciato la parola ebreo. Fino ad un giorno d’estate del 2016 quando l’anziana Giuditta Maria Usubelli tira fuori un nome “Elsa Iachia”. Le sarebbe piaciuto tanto sapere che fine avesse fatto la bambina ebrea che era stata sua amica quando viveva nascosta in paese. Erano 17 persone in tutto, e altre tre non identificate.

Dopo la liberazione sono ritornati a respirare, dopo 2 anni vissuti nella paura, di essere venduti, scoperti, e quindi deportati. “Eh, il mio destino era Auschwitz, invece eccomi qui!” Sergio Iachia, 81 anni, nel ’43 ne aveva quattro. “Devo ringraziare un paese, che ci ha salvati, e Aurora, che ci ha trovati”.  La figlia Sarah dice: “L’unica parola è la gratitudine. Se Ama non avesse aiutato la mia famiglia, io non sarei qua oggi”. Sarah è stata una benedizione, per la scoperta di questa storia. Un giorno ha visto su facebook l’appello di Aurora, che cercava notizie di certi Lascar e Iachia, rifugiati ad Ama, provincia di Bergamo. Niente di più. Sarh ha risposto e da lì ci sono state molte telefonate, molti ricordi sono tornati alla luce, fotografie, episodi, racconti. Da lì è nato un libro, piccolo ma importante, edito da Silele Edizioni.

UN RIFUGIO VICINO AL CIELO, la storia delle famiglie ebree salvate dagli abitanti di un intero paesino delle Orobie Bergamasche

Giuditta era una ragazzina di 14 anni, con le trecce. Aveva una nuova amica, insieme giocavano, andavano a cicorie nei campi. Ora, sono quasi tutti morti. Di quelli che c’erano, restano i fratelli Guerino e Clara Mosca. La loro casa è ancora quella, all’albergo Tre Corone. “Quanta paura abbiamo avuto, i tedeschi venivano a cercare mio padre, ci puntavano il fucile in faccia”. Clara aveva 8 anni, era piccola e seria. Sapeva cos’era un mitra e che nell’appartamento a fianco c’erano i Lascar, che durante le incursioni spegnevano tutto e stavano fermi, zitti, pregando.

In quell’albergo arrivava sempre una telefonata di preallarme. Una amica della mamma di Clara chiamava da Bergamo e diceva una sola parola: “arrivano!”. Era il segnale del rastrellamento del giorno dopo. Il paese si preparava, si immaginano le corse, la paura, le preghiere alla Madonna. I giovani caricavano i bambini ebrei in spalla e li portavano a Predale, dove si rifugiavano i ragazzi renitenti alla leva. Cessato l’allarme, si risaliva alle case. Finita la guerra i 17 ebrei sono tornati alle loro città, poveri ma vivi. Che vite hanno fatto, tutti. I salvati e i salvatori, con un terrore che è rimasto lì, femro, per anni. “Perché magari qualcuno vuole vendicarsi, chi lo sa”. Infine ha parlato la ragazzina Giuditta, quella con le trecce, voleva solo sapere della sua amica Elsa, se era viva. Sono morte prima di ritrovarsi, entrambe hanno avuto famiglie felici e molti nipoti. Ma ignare e lontane. A volte le cose vanno così”.

4 Risposte a “Brunella Giovara e il suo reportage vicino al cielo dove un gruppo di ebrei trovò rifugio”

  1. Cara Aurora, il tuo amore per le persone e per le loro storie ti ha di nuovo condotto a raccontare una vicenda bellissima di solidarietà, facendoci conoscere una realtà inaspettata dell’altopiano che tanto amiamo.
    Grazie!
    Con affetto e stima
    Luciana

    1. Grazie Luciana,
      cerco di fare del mio meglio per
      tenere viva la memoria,
      così importante per la nostra stessa vita!
      E continuerò a farlo, anche grazie alla tua sempre costante presenza.
      Aurora

  2. Da Manchester Regno Unito
    Che bella storia. Ci sono tanti racconti dell’aiuto dato agli ebrei da persone umili italiane duranti gli anni tristi del fascismo. Non lo dimentichiamo !!

    Susan Halpern

    1. Che onore Susan!
      Ringrazio dal profondo del cuore,
      anche a nome degli ultimi 3 sopravvissuti, ormai anziani, ma sempre forti dell’amore tenace verso la vita e la speranza!
      Aurora

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