L’omaggio di Bergamo a Greta Garbo

L’omaggio di Bergamo a Greta Garbo

Sul periodico “Rivista di Bergamo” Anno VIII del luglio 1930 appare un volto unico e inconfondibile. La Divina, ritratta in uno sguardo velato e quasi birichino, uno sguardo che sembra volgersi indietro e scavare nel cuore dell’osservatore. Uno sguardo di chiaroscuri, ma nello stesso tempo carico di luci e ombre. Intimo. Vicino. Ma anche insondabile, enigmatico, irriverente. Un presagio di storie e di mistero. Proprio come è lei, Bergamo.

Antonio Locatelli tratteggiò questo sguardo di fuoco e ghiaccio il 4 settembre 1928, un disegno tutto improntato sul rosseggiare della fiamma, una corona intorno al delicato e perfetto ovale della diva, un rosso che si stempera nella trasparenza della pelle rosata. Un disegno a pastello che Locatelli inserì nella pagina centrale della “Rivista di Bergamo” di cui era il direttore editoriale da poco più di un anno, precisamente dal gennaio del 1929.

L’intitolò “Bellezza Nordica – Greta Garbo“.

Greta Garbo in un disegno di Antonio Locatelli, 4 settembre 1928.

Antonio Locatelli, bergamasco di città, Medaglia d’oro al Valor Militare nella Prima Guerra Mondiale, era da sempre appassionato d’arte. Pur nella sua giovane età si era dedicato a molteplici interessi e impegni. Un vagabondo del mondo. “Improvvisamente, nel 1923, Locatelli decise di partire per un giro intorno al mondo, per dedicarsi ad una altra sua grande passione, la fotografia; il viaggio è documentato infatti da numerose foto, taccuini ed annotazioni su diari, cartoline illustrate e diversi oggetti raccolti durante il suo pellegrinare.” (cit. InfoBergamo.it)

Forse incontrò Greta Garbo in una delle sue tappe di viaggio negli stati Uniti, là, dove la grande attrice si era stabilita giungendo dalla fredda Svezia, o forse ne era affascinato come altri milioni di uomini e donne. Non lo sapremo mai.  La Divina aveva 23 anni quando venne ritratta da Locatelli, era una star del cinema muto grazie al suo talento e al suo carisma. Quello sguardo sedusse intere generazioni e divenne una vera e propria icona che la proiettò nel mondo immortale dei miti. Ma cosa accomuna la Divina a Bergamo? L’aura di mistero e di passione indomita e fiera che avvolge entrambe, l’una nel suo raccogliere mille volti in un unico volto illuminato dalla leggenda, e l’altra nel suo vivere le sue mille storie da leggenda, attraverso il suo volto di luce dai bastioni  delle sue alture.

Una ragazza ammira la Valle Seriana dalla vetta del Monte Cereto, sull’Altopiano Selvino Aviatico. Fotografia di Oscar Carrara, per gentile concessione.