A Terno d’Isola
La Rassegna “Settimana bibliotecaria”
Tre autori con le loro storie di vita
Auditorium
Venerdì 11 aprile
Ore 20.30
Avvicinare il pubblico ai segreti di una narrazione, quando chi scrive mette a nudo le proprie emozioni e crea un filo diretto al cuore, per avvincere e unire i mille fili di tante storie diverse, che hanno un unico comune denominatore: sono realtà tracciata sulla carta attraverso la Parola, che si fa ricordo, memoria, condivisione e consolazione.
Tre gli autori che intrecceranno le loro esperienze:
Tomasoni Giordano con il libro “Esserci può bastare“, autobiografia: dal tentato suicidio alla rinascita, storia di disabilità, sport e speranza
Mezzatesta Rosario e Mirabella Patrizia con il libro “Il tuo talento” storia di un ragazzo del sud che attraverso la musica ritrova se stesso
Aurora Cantini con il libro “Come briciole sparse sul mondo“, racconto sulla tragedia delle Torri Gemelle, un romanzo in onore delle vittime.
Qui di seguito i link di presentazione dell’evento:
L’ARTICOLO
IL BRANO
ORE 10.25 NELLA TORRE NORD,
(dal romanzo “Come briciole sparse sul mondo” Aletti Editore, 2012)
“Elisabeth non riusciva più a ragionare, il suo cervello lanciava lampi di panico che la sommergevano impedendole perfino di respirare. Ma la difficoltà di respiro era reale: il fumo filtrava da ogni interstizio, lambiva le sagome dei presenti come l’ombra di un fantasma. Un calore secco saliva dal pavimento e avvolgeva i piedi, come quando si accende il riscaldamento in auto.
Gli uomini cercavano qualsiasi cosa per colpire i vetri, ma da fuori non si vedeva più nulla, solo fumo, che si muoveva e si accavallava, ammassandosi minaccioso.
Una donna in tailleur bianco ormai tutto macchiato usava i tacchi per far leva e aprire uno spiraglio all’aria esterna, finché uno dei collaboratori non le bloccò il braccio, togliendole gentilmente di mano la calzatura. Poi con un fazzolettino di carta le pulì il mascara che colava lungo gli zigomi e la fece sedere su uno sgabellino lì accanto.
Dappertutto piccoli gesti di gentilezza, che rendevano tutti loro come una famiglia, come se si conoscessero da una vita. Come se intuissero nel profondo che le loro ossa e le loro carni si sarebbero mescolate, fuse in un’unica sola realtà, come briciole sparse sul mondo.
Da un lato del piano ci fu un rumore di lamiere divelte, qualcosa si stava surriscaldando e piegando. Tutto era scuro ormai, l’odore di bruciato era sulla lingua, in gola, nei polmoni.
Guenda piangeva senza freni. «Non voglio morire! Non voglio morire! Dio, aiutami! Non voglio morire!» ripeteva e cantilenava saettando su e giù. Non si arrestava.
Elisabeth pensò a Frank, a Jodie e Diana. Loro erano forti, avrebbero saputo fare le cose giuste. Lui era un bravo papà, e le ragazze erano in gamba. Le aveva cresciute bene.
Ma non le aveva salutate. Aveva dimenticato qualcosa?
Il cartone del latte, non l’aveva riposto nel frigo. Se n’era dimenticata.
Con un verso incoerente di rabbia, si accovacciò a terra e pianse. Pianse. Per sé. Perché di lei non sarebbe rimasto più niente. Per il suo corpo, accarezzato, curato, amato. Per il suo cuore, che si sarebbe fermato, per il suo letto, che non l’avrebbe più accolta. La sua casa, le sue cose. Pianse. Non doveva finire così. Picchiò i pugni sul pavimento e pianse.” (Aurora Cantini)
LA FOTOGALLERIY DELL’EVENTO