La Poesia non fa più parte della vita?

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La Poesia

non fa più parte della Vita?

La poesia non fa più parte della Vita?
L’Eco di Bergamo La poesia non fa più parte della Vita?

Mi ha colpito molto un articolo apparso sul quotidiano della mia provincia riguardante la Poesia, che sembra scomparsa dalle scuole e dalla Vita. Soprattutto mi hanno colpito le parole del professor Gian Mario Villalta al riguardo.

Io che sono cresciuta tessendo storie d’inverno sotto gli alberi carichi di neve, o intrecciando i pomeriggi stesa nel prato a primavera, tra le primule e le viole tenere. Io che sento impellente la Poesia come bisogno dell’Anima di cui non potrei mai fare senza. Io che offro la mia esperienza poetica portando la poesia nelle scuole della mia zona, coinvolgendo i ragazzi e spronandoli a scrivere poesie, come strumento per conoscere meglio se stessi e gli altri, per alleggerire il peso che grava sul cuore o anche solo per un piacere e un sollievo personale… Io non riesco a immaginare come potrebbe essere la Vita, la mia Vita, senza la Poesia.

Ma stando agli ultimi articoli pubblicati sembrerebbe che dalle scuole la Poesia sia scomparsa.

Perché?

Eppure sono parole scritte una dopo l’altra, eppure ogni giorno sul web viene pubblicata una poesia, come scrive il poeta Roberto Cescon, curatore del Blog “I Poeti sono vivi”.

Ma il professor Gian Mario Villalta, Direttore della Rassegna “Pordenonelegge” ribadisce che “dagli Anni Ottanta la poesia sembra scomparsa dall’orizzonte degli Italiani. Il Made in Italy oggi si misura con la moda e il cibo, quando nei secoli scorsi esportavamo Poesia.”

Quale la possibile causa?

Telegrafico è il professor Villalta: “La supponenza degli addetti ai lavori, là dove la Poesia richiede, all’opposto, umiltà e rispetto della tradizione.”

Ma anche “l’interruzione della catena di continuità dalla scuola elementare fino all’università e il disinteresse degli insegnanti. Occorre ora lavorare per ricucire lo strappo, uno strappo profondo.”

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Eppure i nomi noti sono sempre gli stessi, che ricevono omaggi sulle pagine dei giornali per la loro sfarzosità poetica, il loro “illuminante compendio ed eloquio finissimo”, mai sporcato dalla quotidianità, dal fango del vivere. Sempre leggendo le parole del professor Villalta c’è però un briciolo di speranza. Dice: “I poeti che si capiscono ci sono eccome, per esempio la gran parte degli attuali cinquantenni più noti. Ci sono anche brani che possono piacere a scuola e autori che sanno incantare gli studenti. Bisogna leggere la poesia, non le note o le astruserie critiche di presentazione.”

Secondo Villalta “i manuali scolastici sono da mal di testa continuo, un manuale per i primi tre anni delle Superiori dovrebbe essere ad uso degli studenti.” Anche i docenti dovrebbero riflettere sul vero scopo dell’insegnare Poesia: “Bisognerebbe insegnare qualcosa che ci piace, che amiamo, che conosciamo per interesse, e non astrazioni su astrazioni.”

La Poesia accompagna l’uomo fin dalle più antiche e ancestrali evocazioni, è un avvicinarsi al divino, alla parte più pura di noi, l’Anima.  Se vogliamo davvero creare, e invocare, e vivere per un mondo realmente umano, nostro, equilibrato e coerente, non possiamo noi adulti uccidere l’Anima delle nuove generazioni. Perché se uccidiamo la Poesia, uccidiamo l’Anima. E se la Poesia non la vogliamo noi stessi adulti nella Vita, come possiamo pretendere che piaccia ai ragazzi?

Vorrei concludere questa mia riflessione rimandando alle parole del poeta Corrado Calabrò: “Un bravo poeta può smettere di scrivere?