È questo spaziare sfiorando appena l’erba, che mi rende ebbra di vita. È questo sentirsi parte dell’immenso, questo divenire cielo solo alzando le mani. Poche cose, il resto è silenzio.
Il paesino di Amora, sotto la Cornagera, conta 50 abitanti, o poco più. Ma sono tenaci, come lo possono essere coloro che persistono nel continuare a vivere in montagna, nonostante tutto.
Sento le voci degli antichi abitanti di questa terra riempire il mio cuore e capisco di non essere più sola, né inquieta. La sua parola dà voce ai sentimenti legati ad un mondo in cui la vita è ogni giorno una lotta, da condurre fino in fondo, senza autocommiserazioni.
La Vita è tutta intorno a me, vive in ogni respiro di questa valle aspra ma nello stesso tempo indifesa e io non la deluderò. Mi sento come l’antica flora e fauna che, sospinte dalla lenta ma inesorabile invasione dei ghiacci, furono costrette a migrare e a spostarsi sempre più a sud, per non soccombere alla morsa del gelo. Molte specie sono scomparse, altre invece sono sopravvissute, riguadagnando lentamente gli antichi territori e risalendo la valle man mano che il clima intiepidiva. Non mi sento intrappolata tra le cime delle Orobie. Questo mio cuore, come un relitto glaciale, continua a battere al respiro della montagna. Sono una radice sospesa e la terra è il mio vestito.