Il Tenore Federico Gambarelli, la voce dimenticata di Bergamo (1858-1922)

Il Tenore Federico Gambarelli,

la voce dimenticata tra Albino, Bergamo, Selvino

0
Il tenore Federico Gambarelli, Primo Tenore Assoluto, per gentile concessione della propronipote Edelwess Gambarelli

IL LIBRO

In un libro l’epopea del grande tenore bergamasco Federico Gambarelli Monsignore

C’è un angolo, nel paese di Selvino, sull’Altopiano omonimo, da sempre denominato Il Castello. Svetta maestoso e limpido, nella sua pregiata architettura, poco sopra la stazione di arrivo della funivia Albino – Selvino, arroccato sopra uno sperone roccioso alle pendici della salita detta dei “Cornèi”(i Cornelli), un breve strappo d’altitudine con pendenza al 15% che conduce ad Aviatico e in Valle Brembana. Il Castello, seppur proprietà privata, è patrimonio nella memoria collettiva del paese. In realtà pochi sanno che fu dimora di un personaggio bergamasco della Valle Seriana noto nei tempi passati, cantante lirico di fama internazionale, ma della cui epopea oggi non v’è quasi più traccia.

2
Il Castello del Gambarelli a Selvino
2a
La veduta della salita da Selvino verso Aviatico con il Castello sul pendio
1
Il Castello oggi

Si tratta del Tenore Federico Gambarelli, nato il 5 maggio 1858 e morto il 6 giugno 1922:

– Monsignore Cavaliere dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio

– Cantore Onorario della Cappella Pontificia

– Cappellano Segreto D’Onore di Sua Santità,

 (come si evince dai documenti).

Fu un cantante famoso, seppur di umili origini: nacque infatti nel fondovalle, ad Albino.
Conosciutissima sull’Altopiano era la calzoleria Cugini, in attività fin dal 1850, ed è proprio in questa bottega che il piccolo Federico, nato in una casetta in via Mazzini, nei pressi del collegio Sant’Anna, iniziò a lavorare a 10 anni, per aiutare gli fratellini e il papà macellaio.

6
La bottega del calzolaio Cugini, come era
7
La bottega del calzolaio Cugini oggi

IL CANTO

Ma il suo cuore era già diviso a metà: da una parte il richiamo del sacerdozio, dall’altra il desiderio impellente di elevare odi cantando. Fu così che la sua voce venne notata da una famiglia benestante, che mise una buona parola per lui in Seminario a Bergamo Alta

5
Il Tenore Federico Gamabrelli Seminarista

La sua potente e particolare vocalità, pur ancora bambino (aveva 12 anni) lo fece entrare nella Scuola di Santa Cecilia, quindi fu iscritto a Roma, nei giovani cantori della Cappella Sistina. Laggiù non dimenticò mai la famiglia in difficoltà e cercò sempre di mandare a casa delle piccole somme racimolate con il canto.
Poi il fatto che cambiò la sua vita: accettò di partecipare ad una serata canora organizzata da una aristocratica famiglia romana. Alcuni storici riportano che aveva accettato di cantare in un concerto organizzato da una Loggia Massonica. Altri dicono che il Regolamento della Schola Canthorum impediva ai giovani studenti di esibirsi in serate esterne, addirittura con compenso. Fatto sta che fu uno scandalo
Giunta notizia alle gerarchie ecclesiastiche, venne sospeso per 30 giorni. Ma il ragazzo, di impeto ribelle e scontroso, la considerò una punizione ingiusta e decise di abbandonare la vocazione. Non abbandonò però il suo impegno canoro e ben presto venne chiamato ad esibirsi nei teatri più famosi: Firenze, Pisa (dove fece debuttare l’opera di Puccini ottenendo un successo tale da essere richiamato sul palco per ben 12 volte) perfino alla Scala di Milano, ricevendo 5mila lire, oggi 100mila euro. 
Ma a Bergamo cantò una volta sola, al Teatro Donizetti, chiamato a quel tempo ”Riccardi”, la sera del 20 settembre 1891 nell’”Aida” di Giuseppe Verdi.

LE OPERE

Sapeva trasformarsi nei personaggi più diversi, ora Otello, o il Trovatore, ora Radames o Mefistofele. Aveva in repertorio ben 47 opere liriche ed era capace di passare facilmente dal dramma all’opera leggera. Quasi nessuno sa che uno fra i primi cantori dell’opera scritta da Ruggero Leoncavallo “I Pagliacci” fu il proprio grande tenore bergamasco. Egli fece delirare le folle con il suo primo Canio. L’opera lirica era ispirata, sia come personaggi che come ambientazione, a un delitto realmente accaduto a Montalto Uffugo in Calabria, quando il compositore era bambino. Di questo dramma il padre, magistrato, istruì il processo che portò alla condanna dell’uxoricida. L’opera fu messa in scena alla fine 1892 ma già pochi mesi dopo era osannata al teatro Regio di Malta, proprio grazie al grande tenore Federico Gambarelli. Nella biografia scritta da Don Giuseppe Rizzi nel lontano 1976 sono registrati documenti che raccontano l’acclamato esordio.

I Teatri erano sempre esauriti. Perfino Giacomo Puccini lo decantò per le sue interpretazioni di assoluta armonia. Il giovane cantante lirico bergamasco di valle era conteso dai maggiori teatri di tutto il mondo. Erano i tempi in cui riceveva compensi altissimi (anche 8mila lire, pari a 180mila euro odierni). Con i guadagni comprò possedimenti terrieri e edifici, tra cui la località Piazzo, a cavallo tra Nembro e Albino, e il palazzo a Selvino detto Il Castello.

14a
La famiglia del Tenore Federico Gambarelli a Selvino

Valicò i confini italiani, viaggiò in tourné internazionali, (Malta, Mosca, Cordoba, Buenos Aires, Havana) fino a giungere là dove un nuovo inizio avrebbe scandito la sua vita: in Messico. Il tenore Gambarelli ebbe ben presto uno stuolo di fans in tutto il mondo. Addirittura assunse il cognome “De Gambarell” frequentando i Paesi Latini.

9
Locandina lirica Tenore Federico Gambarelli
11
Il grande tenore bergamasco Federico Gambarelli al Teatro Regio di Malta nell’interpretazione di Canio nei “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo

LA MADONNA DI GUADALUPE

Scampato miracolosamente ad un naufragio nel 1890 mentre tornava in nave da una tourné in Messico grazie alla preghiera rivolta all’immagine su tela della Madonna di “Guadalupe” (in italiano “Fiume di Luce”) che aveva portato con sé, dono dei Padri Gesuiti della cittadina di Puebla a ricordo dell’Apparizione al contadino Juan Diego, sentì prorompente nascere in cuore una fervente e instancabile devozione verso la Madonna “morena”. Era talmente profonda e inesauribile da spingerlo a voler creare una chiesa in cui collocare la Sacra Immagine. Narro la sua storia nell’articolo dedicato alla Madonna di Guadalupe.

18
La Madonna di Guadalupe del Tenore Federico Gambarelli

Questa totale devozione riportò a galla un desiderio mai sopito seppur vissuto tra laceranti conflitti d’animo, quello della vocazione sacerdotale
Nel 1895 si ritirò dalle scene, scomparve al mondo. Decise di riprendere quel filo interrotto nel Seminario di Bergamo. Nel 1898, a quarant’anni esatti, venne ordinato sacerdote con il nome di Padre Federico Maria della Croce.

25
Il Tenore Federico Gambarelli ordinato sacerdote

LA SACRA SINDONE DI ALBINO

In occasione dell’Ordinazione sacerdotale, Gambarelli ricevette in dono dalla venerabile Principessa Maria Clotilde di Savoia, sua fervida estimatrice, una copia autentica e fedele della Sacra Sindone. Una tela lunga quattro metri e larga poco più di uno, con la figura completa di Cristo dipinta delle due parti. Era stata posta a contatto “per qualche tempo” (si legge nei documenti reali) con l’originale custodito della Regia Cappella e santificata con il Sigillo Arcivescovile in sei luoghi del lenzuolo.

33
La copia autenticata della Sacra Sindone appartenuta al tenore Federico Gambarelli visibile nel Santuario della Madonna di Guadalupe ad Albino

Nel 1912 ottenne l’autenticazione anche da parte del Vescovo di Bergamo Giacomo Maria Radini Tedeschi. Egli diede il permesso di esposizione della Sindone alla pubblica venerazione. Perciò trovò gradita collocazione ad Albino, nella chiesa dedicata a Nostra Signora di Guadalupe che Gambarelli aveva acquistato, ampliato e ristrutturato tra il 1902 e il 1905. Il complesso omprendeva anche alcuni edifici annessi, e vi si accedeva da un vicolo laterale di via Mazzini (vicolo che da allora prese il nome di Vicolo Gambarelli).

27
Vicolo Gambarelli ad Albino con l’entrata al Santuario della Madonna di Guadalupe

La Sacra Sindone veniva mostrata ai fedeli dalla domenica delle Palme fino al Venerdì Santo. In quel giorno don Gambarelli montava il Sepolcro, con la suggestiva e possente presenza di alcuni soldati romani. Essi erano vestiti con le corazze e le imbracature che lo stesso Tenore aveva indossato nelle tante opere liriche in tutto il mondo. Il Santuario prese vigore e fama.
Nel suo Castello a Selvino ritrovava la tranquillità e l’energia per affrontare una vita densa di impegni e incombenze. Oltretutto il clero non lo aveva in grossa simpatia, perché Gambarelli aveva conservato la prorompente passione di rendere Gloria al Signore con la Musica Sacra. 

GLI ULTIMI ANNI

Negli ultimi anni divise la sua vita tra Il Castello a Selvino (in cui aveva pernottato spesso l’amico Giacomo Puccini, (suo coscritto, sempre grato dell’esito trionfale della sua prima opera “Le Villi” al termine della quale il Tenore Gambarelli fu richiamato sul palco dal pubblico entusiasta per ben 12 volte) e la sua chiesa ad Albino, tutt’oggi aperta al pubblico.

25a
Giacomo Puccini e il Tenore Federico Gambarelli

Ma l’orologio della vita batteva inesorabile l’ora. Morì il 5 giugno 1922. (Commovente è il parallelo con l’amico Giacomo Puccini, che lo seguirà 2 anni dopo, nel 1924). Di Gambarelli, cantante, sacerdote, schietto bergamasco attaccato alla profonda devozione verso Maria, uomo appassionato e Animo colmo di Luce, si spense l’eco della potente voce. Il suo spirito indomito e selvaggio si offuscò nell’oblio del tempo. Nulla rimase dei suoi tanti successi e della carismatica passione. Infatti il fonografo, seppur inventato nel 1870, ancora non era diffuso in Italia, quando il giovane solista “mandava in visibilio le folle”. La voce di quel giovane ribelle, scalpitante e coraggioso, che aveva saputo vivere di un immortale, incondizionato amore per il Signore, tacque per sempre. Ma il pellegrino della Madonna di Guadalupe leva ancora il suo canto, con parole d’amore e di operosità, per chi riesce sentire la sua voce leggera: la voce del silenzio.

54a La tomba del monsignor Gambarelli nella Cappella Mortuaria del cimitero di Albino
La Cappella Gambarelli al Cimitero di Albino dove ripos ail grande Tenore, i suopi genitori, sua sorella, i nipoti e i discendenti
59
L’articolo che osannava il Tenore Bergamasco ai confini del Mondo

TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Lo scopo di questo mio lavoro personale di ricerca sulla storia del grande Tenore Federico Gambarelli è dare conoscenza e memoria di un personaggio bergamasco oggi dimenticato. Pertanto chiunque può attingere ad esso, VI CHIEDO PERO’ DI CITARE QUESTA FONTE. Infatti questo lavoro di ricerca sulla vita di questo famosissimo tenore ha richiesto da parte mia molto lavoro, molte informazioni cercate, molte ore di impegno, MOLTA FATICA.

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio Edelweiss Gambarelli, pro-pro-nipote del famoso Tenore (era infatti zio del nonno) per le foto d’archivio presente nell’articolo; grazie per i documenti autentici, preziosi e cari, che mi ha permesso di visionare. Essi sono custoditi in ordinate cartellette dove quel mondo lontano di salotti ottocenteschi e opere meravigliose sembra ancora vivo e palpitante. Grazie per le notizie e i ricordi mai sbiaditi che le sono stati tramandati dal papà Bruno Gambarelli. Egli nutrì sempre grande e riconoscente affetto per quello zio famoso, scalpitante, ribelle e coraggioso, che aveva saputo vivere di un immortale, incondizionato amore per il Signore. Molti dati tecnici sono tratti dal libro “Il Tenore Federico Gambarelli, Monsignore” di Rizzi Don Giuseppe, 1976.

L’EVENTO PER IL 160° DELLA NASCITA

Il GrandeTenore Federico Gambarelli nel 160° anniversario della nascita

IL LIBRO DEDICATO AL GRANDE TENORE FEDERICO GAMBARELLI

In un libro l’epopea del grande tenore bergamasco Federico Gambarelli Monsignore

Una risposta a “Il Tenore Federico Gambarelli, la voce dimenticata di Bergamo (1858-1922)”

  1. Lo scopo di questo mio lavoro personale di ricerca sulla storia del grande Tenore Federico Gambarelli è dare conoscenza e memoria di un personaggio bergamasco oggi dimenticato, pertanto chiunque può attingere ad esso, VI CHIEDO PERO’ DI CITARE QUESTA FONTE. Infatti questo lavoro di ricerca sulla vita di questo famosissimo tenore ha richiesto da parte mia molto lavoro, molte informazioni cercate, molte ore di impegno, MOLTA FATICA. Ma non sarei riuscita ad ottenere questo risultato senza alcune persone che mi hanno raccontato, in particolare ringrazio Edelweiss Gambarelli, pro-pro-nipote del famoso Tenore (era infatti zio del nonno); grazie per le numerose fotografie e per i documenti autentici, preziosi e cari, che mi ha permesso di visionare, custoditi in ordinate cartellette dove quel mondo lontano di salotti ottocenteschi e opere meravigliose sembra ancora vivo e palpitante. Grazie per le notizie e i ricordi mai sbiaditi che le sono stati tramandati dal papà Bruno Gambarelli, il quale nutrì sempre grande e riconoscente affetto per quello zio famoso, scalpitante, ribelle e coraggioso, che aveva saputo vivere di un immortale, incondizionato amore per il Signore.

I commenti sono chiusi.