In occasione della Giornata Mondiale della Poesia riporto alcune riflessioni del grande poeta Maurizio Cucchi rilasciate al quotidiano L’Eco di Bergamo (21 marzo 2012):
“Tutti sanno che la poesia è straordinariamente importante, perché è ciò che più di ogni altra cosa salva la lingua. La poesia è la parola che parla. Noi invece siamo oppressi da una parola che non dice niente. Oltretutto il linguaggio parlato del nostro tempo è molto brutto, perché discende direttamente dalla televisione.
Dal punto di vista editoriale la situazione è evidente. I libri di poesia distribuiti sono pochissimi. Si possono quasi contare sulle dita delle mani i libri di autori italiani pubblicati ogni anno dalle case editrici presenti normalmente in libreria. Poi ci sono tante, innumerevoli, case editrici che pubblicano poesia. Il problema è che la gente, salvo rari casi eccezionali, non compra la poesia. Per un milione di persone che scrivono poesia, ce ne sono solo mille che la comprano.
La scrittura è in fondo ancora più presente oggi, con i mezzi informatici. Un sacco di cose poetiche, o pseudopoetiche, passano in Internet.
C’è evidente un’esigenza irrinunciabile, una resistenza forte di fronte al tentativo di cancellare la poesia come qualcosa di arcaico. ci sono tantissimi ragazzi che scrivono versi, non posso dire quale sarà il loro futuro, però sono in tanti, più di prima forse, a scrivere con un impegno profondo.
Il libro è uno strumento e come tale va considerato. La poesia c’era anche quando non c’era il libro. Non mi emoziona molto la crisi eventuale del libro. Quello che conta è la parola, non lo strumento che si usa per farla passare.”
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