“Come briciole sparse sul mondo” e l’11 settembre

copertina romanzo "Come briciole sparse sul mondo" Aletti Editore, 2012

COME BRICIOLE SPARSE SUL MONDO”,

il romanzo

ambientato nei giorni dell’attentato alle Torri Gemelle e l’11 settembre

Cantini copertina Come briciole sparse sul mondo
Cantini copertina Come briciole sparse sul mondo

L’11 SETTEMBRE NEL ROMANZO

“La giornata successiva, martedì 11 settembre, si preannunciava calda e soleggiata, un cielo terso e azzurro di fine estate rendeva la Grande Mela lucente come un frutto maturo e anche il gruppo di turisti era elettrizzato: di lì a poco, quelli che lo desideravano, sarebbero entrati nel cuore delle Twin Towers, le Torri Gemelle.

Davanti agli occhi di Luisella apparvero, in tutta la loro magnifica possanza, i lastroni squadrati dei numerosi grattacieli che, simili a colonne argentate, si ergevano in successione fino all’orizzonte, occupando tutta la visuale. Affascinata, cercò di guardare in alto, ma non ne vedeva la fine. Erano talmente alti che si sentiva riempire gli occhi solo di acciaio e riflessi, senza riconoscere il colore del cielo

I visitatori erano già in fila per comprare i biglietti e salire, dopo una corsa a perdifiato nei velocissimi ascensori, sul tetto del mondo. Una serie di 23 ascensori ad alta velocità, quasi 500 metri al minuto, permise di raggiungere una delle due “skylobby” al 78° piano; da lì una serie di ascensori espressi dava la possibilità di muoversi all’interno di una delle zone in cui le “skylobby” suddividevano l’edificio. La guida italiana rispondeva pazientemente alla marea di domande. Improvvisamente la terra stessa parve aprirsi, un rumore lancinante di motori trafisse gli orecchi, paralizzando Luisella contro il muro. Urla, urla, vicino a lei.

I numerosi presenti additavano qualcosa oltre i vetri. «Noooooooo!»

«Cosa? Cosa?» La ragazza si volse e vide un mostro avventarsi verso di lei, ingrandirsi sempre più, un muso appuntito fendeva l’aria e puntava dritto quasi verso i suoi occhi, senza arrestarsi.

Una voce, forse Giada. «Viene… viene verso di noi!!!»

Altre grida stridule. «Viene quiiii!»

Luisella cercò di muoversi ma la terra, il pavimento rimbombava, tremava e oscillava a ritmo martellante, squassandola contro la parete, facendole sbattere i denti in modo incontrollabile.

Cominciarono a correre verso i corridoi, in un pigiarsi e schiacciarsi per allontanarsi dalle finestre. Ma tutti erano bloccati nella ressa.

«Aiuto!! Fermateloooooo!!!» urlava una delle turiste, Clara, piangendo.

E poi un fischio lacerante sembrò dividerli a metà, l’aria si risucchiò e una tromba assordante di lamiere tagliate infestò l’aria. Ci fu come un’onda d’urto che spinse in avanti l’intero piano e i suoi occupanti, quasi a sbattere la testa contro il pavimento, poi tutto si risollevò in senso opposto, lanciandoli in aria come pupazzi a molla.

Infine ricaddero sbattendo contro spigoli, architravi, porte, maniglie, portaombrelli, mobili, sedie, ammassati come tante bambole cadute con gli arti scomposti, mentre la struttura tremava avanti e indietro. Piangevano, gemevano, mentre qualcuno tossendo tentava di rialzarsi. Dalle finestre saliva fumo nero e caldo, che filtrava dagli interstizi blindati ed ammorbava l’aria. Partì l’ululato delle sirene d’emergenza scattate automaticamente insieme alle suonerie dei telefoni su tutto il piano.

Una incontrollabile puzza di acciaio surriscaldato intasava le narici.

Esclamazioni in inglese, incomprensibili ma chiare nel significato di lancinante terrore.

«Ma l’aereo… dov’è andato?» balbettò qualcuno. Era Roberto.

«Ci ha centrati. Ha centrato la Torre!» gridò qualcun altro. Forse Paolo.

Clara era rimasta vicino a lei, scarmigliata e balbettante, ancora con il marsupio del marito in mano. Gliel’aveva consegnato Giacomo per poter reggere meglio la cinepresa.

«Ma come è potuto succedere, eh? Avrà sbagliato manovra?»

La ragazza non riusciva a rispondere. Clara meditava a getto continuo. «Ci sarà stata gente su quell’aereo, eh? Non ci sarà stata gente, vero?»

La strattonava chiedendo conferma. «Vero!?»

Luisella scuoteva il capo, chiudendo gli occhi.

«Luisella!? Saranno morti?»

L’intero edificio oscillava, si sentiva tossire, qualcuno era svenuto, altri talmente frastornati che non capivano quello che la guida cercava di comunicare. Alcuni cominciarono a correre via, a pigiare pulsanti per chiamare gli ascensori, chi spintonava, chi strattonava, chi superava la fila scavalcando le sedie.

Luisella faticosamente si rialzò cercando di seguire gli altri, ma le porte comunicanti erano intasate e non si riusciva più a muovere. Molti del suo gruppo non li vide più. Non seppe mai se almeno loro fossero riusciti a cavarsela.

Stava ancora cercando di riprendersi dalle vertigini che l’avevano assalita, quando Luisella sentì uno strano rumore e allora si affacciò ad una delle ampie vetrate. Il frastuono proveniva da un grosso aereo che stava volando troppo basso, troppo vicino all’angolo della Torre Sud.

«Ma che fa quello? Un altro!?» esclamò un giovane dietro di lei. Tutti si volsero attoniti a guardare dalle grandi finestre.

Come in una diretta, quasi un film in prima visione, l’aereo scomparve, inghiottito dalla massa argentea della colossale costruzione.”

(Aur Cant, dal romanzo “Come briciole sparse sul mondo”)

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