La tragedia della Diga del Gleno
1-12-1923
1-12-2013
Immagini e parole per ricordare gli oltre 500 morti, a cui diede omaggio anche Gabriele D’Annunzio
http://www.scalve.it/gleno/sentieri.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_del_Gleno
I LUOGHI DELLA TRAGEDIA
Quel che resta della diga posta poco sotto la cima del Monte Gleno (2880 metri), in Valle di Scalve (Bergamo) è ancora là, spettrale come proveniente da un pianeta sconosciuto, come un superstite solitario di una guerra dei mondi, scheletro possente, guscio aperto sulla Valle, a piangere ogni giorno le tante vite spezzate dalla furia dell’acqua.
Non è lontana dalla vita, non si nasconde in anfratti inaccessibili, salire alla Diga non richiede troppi sforzi. Si supera Vilminore, si giunge alla frazione Bueggio, si lascia l’auto al parcheggio e si affronta il sentiero n 410, lungo il fianco della valle ancora oggi denudata dall’alluvione; un’ora e mezza di cammino spedito ed eccola davanti agli occhi. È un’immagine talmente vivida, dolente e tragica che il respiro si mozza in gola, quasi è facile lasciarsi avvincere dal pianto.
LE PAROLE DELLA TRAGEDIA
QUELLA MATTINA DI DICEMBRE…
Il lago doveva avere una lunghezza di quattro chilometri e largo due. La diga, lunga 260 metri, era creata da 25 archi che poggiavano su 26 speroni fissi sulla roccia.
Era il 1 dicembre. Alle ore 7.15 del mattino, 4 (o addirittura 6 come stimato da molti studiosi) milioni di metri cubi d’acqua spezzarono in due la diga con uno squarcio di 80 metri e in meno di un’ora travolsero Bueggio, il paese di Dezzo, Azzone, poi la furia rumoreggiò lungo la Via Mala, fino al fiume Oglio, per placarsi solo tra le acque del lago d’Iseo. Una velocitÀ iniziale di 75 chilometri all’ora e un’altezza d’onda tra i 14 e i 17 metri.
La chiesa e il campanile di Bueggio, mentre le campane suonavano scosse dal potente vento, vennero sollevati intatti dalla massa liquida che li fece scivolare come barchette per un centinaio di metri lungo la spianata, fino a precipitare oltre la voragine e ridursi in frantumi.
L’ospedale di Darfo Boario Terme fu definito “L’Ospedale dei morti”. Scrisse un testimone nel libro “Il disastro del Gleno” di Giacomo Sebastiano Pedersoli (Cierre Edizioni, 2006): “I corpi sono tutti allineati, quasi tutti nudi. L’acqua li ha presi mentre dormivano o li ha spogliati nella violenza del suo corso. I corpi sono maciullati, rovinati, stroncati. L’espressione tragica del terrore è rimasta sui volti e nei pugni rattrappiti. I bambini soltanto sembra sorridano. Non hanno capito. Non hanno temuto.“
Una donna giaceva con il suo bimbo tra le braccia. Era rimasta soffocata sotto l’uscio della camera rovesciatole addosso dalla corrente, mentre tentava di uscire con il suo bimbo stretto al collo. Per giorni e giorni si ritrovarono corpi sotto le macerie, nelle cantine, nelle case, sotto metri di fango. Mucchi di resti umani, saldati al fango e ai ciottoli, di tanti solo parti ritrovate, e null’altro.
Si legge ancora nel libro “Il disastro del Gleno” che Gabriele D’Annunzio venne sul luogo e dal ponte di Darfo rimase alcuni minuti ad osservare la devastazione. Gli si avvicinò una donna con un bimbo piangente in braccio, che aveva perso il marito nell’alluvione. Il poeta, commosso, le disse: “Buona donna, fatevi coraggio. Voi, se siete la più povera, dovete essere la più nobile e la più coraggiosa.” I suoi occhi tradivano una profonda angoscia. Poi, alzando brevemente lo sguardo al cielo, soggiunse: “Forse questa è una lezione di Dio. Tutto quello che è accaduto è così atroce che sarà un bene futuro.” Vivamente colpito lanciò poi un appello alla Nazione perché rispondesse con generosità a tanta sciagura. D’Annunzio rimase sul luogo dal mattino presto fino al tardo pomeriggio, prima di ripartire.
LA MIA POESIA
Quella bimba nel fango del GlenoAPPROFONDIMENTI
Per approfondire io consiglio il libro “Il disastro del Gleno” di Giacomo Sebastiano Pedersoli, Cierre Edizioni, 2006. Il link al sito del Corriere della sera.it con l’articolo dedicato:
Quel rudere sul versante della Valle