Il crollo del Muro di Berlino,
ieri solo grigio e silenzio
oggi i suoni e i colori dei Murales dei giovani europei
-Reportage poetico con fotografie di Oscar Carrara-
BERLINO 9 NOVEMBRE 1989
…Si sgretolava il muro della solitudine,
si abbatteva la barriera del buio:
mani amiche oltre i reticolati,
mani giovani e forti oltre la cancellata…
Ora è Storia.
(Aur Cant)
Il Muro di Berlino fu una lama insanguinata che per 28 anni tagliò l’aria serrando il respiro dell’uomo nella morsa della solitudine e dell’angoscia.
Era una fortificazione di 155 chilometri, composta da due muri paralleli di cemento armato alti tre metri e mezzo, separati da una cosiddetta “striscia della morte” larga alcune decine di metri, eretta la notte dal 12 al 13 agosto 1961 dividendo letteralmente in due la città di Berlino. Viaggio nella Germania del Muro. Verso il lato est si denominò Repubblica Democratica Tedesca, la DDR, verso l’ovest la Repubblica Federale. All’inizio era solo filo spinato, ma già dal 15 agosto cominciarono ad essere utilizzati cemento e pietra.
In realtà non era una divisione verticale, era più un cerchio, una morsa che circondava Berlino Ovest come un cappio al collo. Le pareti erano alte più di tre metri, spesse un metro e mezzo, e nel corso dei decenni vennero erette strisce diverse, sempre più solide, insuperabili e invalicabili. Vi erano anche recinzioni e fossati anticarro, 302 torri di guardia con cecchini armati, 20 bunker e sistemi di pattugliamento.
Lo scopo era quello di arrestare l’esodo massiccio di berlinesi dal settore controllato dai sovietici al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Da Wikipedia si legge che “Inizialmente, c’era solo un punto di attraversamento per gli stranieri e i turisti, in Friedrichstrasse; le potenze occidentali avevano altri due posti di blocco, a Helmstedt sul confine tra Germania Est e Ovest e a Dreilinden sul confine sud di Berlino Ovest. Per i berlinesi erano inizialmente disponibili 13 punti di attraversamento, 9 tra le due parti della città e 4 tra Berlino Ovest e la DDR; in seguito, con un atto simbolico, l’attraversamento della porta di Brandeburgo fu chiuso. I posti di blocco vennero battezzati con i nomi fonetici: Alpha (Helmstedt), Bravo (ancora visibile a Dreilinden sulla A9 appena usciti da Berlino), e Checkpoint Charlie, situato nella zona sotto il controllo USA (Friedrichstraße).” Da Wikipedia
Io ero una bimba poco più che neonata perciò sono cresciuta con questa visione di reticolati e divisioni quasi irreali, da paesaggi fantasy, o meglio, horror, con streghe, torture e soldati da una parte, balocchi, cioccolata e confetti dall’altra. Anche i colori erano diversi: mi immaginavo la gente dall’altra parte che viveva in bianco e nero, mentre nella zona ovest si viveva a colori.
Gli occhi della gente aldilà del muro erano occhi tristi, abbattuti, rassegnati, un mondo di neve e nebbia, mentre nella Berlino Ovest ci si alzava in un mondo di luce, senza neve, con le foglie colorate intorno agli occhi. Alle Olimpiadi gli atleti dell’Est erano robot quasi da terminator, al contrario dei colleghi più umani della Germania Federale.
Ma soprattutto mi sconvolgevano le storie: le mamme e i papà rimasti intrappolati oltre il Muro, finestre sbarrate, cortili e parchi separati, bambini che mai più avrebbero rivisto i cuginetti, i nonni, gli zii. Ogni tanto al Tg si raccontava la fuga riuscita di un ragazzo, di una fanciulla, (sono state più di 5000), con le immagini di volti pallidi e corpi semi congelati avvolti da coperte militari, gli occhi sbarrati come cervi davanti ai fari di un’auto, ma spesso l’esito non era un lieto fine: si contano oltre 300 le persone uccise durante l’attraversamento.
Si cercava di fuggire con ogni mezzo, perfino mongolfiere, attuando i progetti più fantasiosi, scavando tunnel, elaborando piani minuziosi. Le reazioni delle sentinelle erano spietate: chi veniva colto in flagrante veniva freddato da scariche di mitra, compresi i bambini, spesso lasciando le vittime a morire dissanguate nella “striscia di nessuno”. Finché il 9 novembre 1989 i due Governi decisero che era giunto il momento di ridare luce alla vita.
Oggi è rimasto poco del Muro di Berlino, spezzoni in vari punti della città, che colpiscono ancora per la loro drammatica presenza, un grido taciuto dal cuore della guerra. Molti turisti ne hanno portato via come souvenirs alcuni frammenti, parecchie lastre di muro sono decorate con murales e graffiti, altre fanno parte di Musei e Memoriali.
I colori si mescolano in un arcobaleno di pensieri, accanto luccicano le croci bianche di coloro che non ce l’hanno fatta, perenne ricordo e memoria di chi ha creduto davvero nella libertà di un’Europa Unita, senza barriere, senza confini. Una sottile striscia sull’asfalto segna quello che fino al 9 novembre 1989 era il confine della Libertà, oggi sembra un gioco di bambini di un tempo, il gioco del Mondo, dove non ci sono muri e basta un salto per arrivare al confine della Terra.
THE WALL,
Pink Floyd
Il brano